Bellinzonese

Una scuola di pastorizia? ‘No, ma un percorso formativo sì’

Il Consiglio di Stato accoglie parzialmente una mozione interpartitica (prima firmataria Lea Ferrari) che chiede di valorizzare la professione del pastore

Verso un diploma cantonale
(Ti-Press)
5 dicembre 2023
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Non una scuola di pastorizia, ma un nuovo "percorso formativo che porti a ottenere un nuovo diploma cantonale, dando alle persone interessate la possibilità di attestare le competenze acquisite e offrirsi in un mercato del lavoro di nicchia ma molto vivo anche a livello svizzero". Il Consiglio di Stato accoglie dunque parzialmente la mozione interpartitica, presentata lo scorso febbraio (prima firmataria Lea Ferrari del Partito comunista) che chiedeva di valorizzare la professione del pastore grazie all'ubicazione in Valle di Blenio di un campus esterno del Centro professionale del verde di Mezzana. Una possibilità, quest'ultima, al momento esclusa dal governo cantonale che però propone una "nuova offerta di formazione continua" gestita dall’Unione contadini ticinesi (Uct) in collaborazione proprio con il Centro di Mezzana e l’Ufficio della formazione continua e dell’innovazione del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (Decs).

Ristabilire ‘il plurisecolare rapporto di rispetto e conoscenza con la natura’

Nella mozione si sottolinea come in Ticino non vi sia la possibilità per un giovane di intraprendere un percorso formativo come pastore. "Un'assenza formativa importante", sostengono i mozionanti, in un contesto nel quale "le aziende agricole riscontrano di anno in anno delle difficoltà sempre più marcate nel trovare personale sia qualificato che non". E infatti questa professione viene "quasi unicamente svolta da manodopera estera". Professione che "è dunque ancora richiesta" e che "ha acquisito una maggiore importanza proprio in virtù dei cambiamenti sociali, culturali e tecnologici in atto". Inoltre, l'assenza del pastore "va di pari passo con la ‘denaturazione’ della società, in altre parole con la perdita delle conoscenze legate alla natura". Insomma, con una scuola di pastorizia si ristabilirebbe "il plurisecolare rapporto di rispetto e conoscenza con la natura nel contesto contemporaneo".

Fra gli obiettivi anche ridurre i danni causati dai grandi predatori

Concretamente, fra gli obiettivi di una tale scuola vi sarebbero ad esempio il fatto di mettere in rete le conoscenze locali e la pratica con la ricerca e i progressi scientifici offrendo un punto di riferimento per tutto l’arco alpino sui sistemi pratici per ridurre i danni causati dai grandi predatori agli animali da reddito; rendere attrattiva sul lungo periodo l’economia alpestre a fronte dei diversi cambiamenti in atto a tutti i livelli, inclusi quelli economici e climatici; offrire un interlocutore a quegli istituti di ricerca attivi nel contesto alpino nell’attuazione di progetti, programmi pilota e per un riscontro pratico sulla loro efficacia, così come ridurre i conflitti tra cani pastori ed escursionisti, grazie alla presenza della figura del pastore. Non da ultimo i mozionanti ricordano che nei Grigioni, in Vallese o in Francia vi sono già formazioni in ambito pastorizio.

Richiesta ‘coerente’

Da parte sua il Consiglio di Stato, nel suo rapporto, "condivide l’importanza della sostenibilità ambientale", ritenendo la richiesta in linea con "la necessità di assicurare una gestione territoriale di qualità, in grado di governare l’evoluzione degli spazi urbanizzati e, nel contempo, permettere di gestire le conseguenze delle trasformazioni climatiche in atto, valorizzando anche le regioni periferiche". La proposte è inoltre "coerente" con l’obiettivo "di incrementare e diversificare le opportunità di formazione professionale dei giovani (apprendistato e formazione terziaria) e sostenere la qualità e la professionalità nelle aziende attraverso la formazione di base, superiore e continua". Inoltre, da un approfondimento promosso dal Decs in collaborazione con l'Uct è emerso "che vi è un’effettiva esigenza di sostenere chi opera nel settore e fatica a trovare manodopera formata". Tuttavia, non è stato possibile "quantificare la domanda di una tale formazione continua". Di conseguenza il governo cantonale, invece che un campus in Valle di Blenio, propone di offrire un percorso formativo "di circa 300 ore" dal costo lordo di circa 40mila franchi su due anni. Grazie alla tassa d'iscrizione, "il costo netto a carico del Cantone potrà essere ridotto considerevolmente".