L’anno prossimo lavori al via per la costruzione del nuovo Centro polifunzionale. Comprenderà anche i laboratori (oggi in via Murate) e il consultorio
«Questo foyer permetterà di rispondere a un’importante esigenza della nostra società». È con grande soddisfazione che Karin Gianola, direttrice di Ingrado, centro di competenza specializzato nell’ambito delle dipendenze, commenta l’avanzamento dell’iter per la costruzione in città della struttura polifunzionale in cui troverà spazio anche un foyer per lungodegenti, il primo in Ticino. La domanda di costruzione è in pubblicazione all’albo comunale di Bellinzona fino al 2 novembre. L’edificio sorgerà in viale Portone e accoglierà anche i laboratori attualmente presenti in via Murate nell’ex casa del soldato e il consultorio di via San Gottardo; nonché, una novità, gli spazi per la medicina delle dipendenze. L’obiettivo è dare avvio ai lavori di edificazione la prossima primavera e terminarli nel corso del 2026. La nuova struttura conterà 14 posti letto nel foyer, 25 nei laboratori, mentre per quanto riguarda gli ambulatori di Bellinzona le cifre indicano 250 casi trattati ogni anno.
Il progetto è finanziato dalla Fondazione del Servizio ticinese di cura dell’alcolismo (Stca-Ingrado) e dal Cantone. E nasce anche dalla consapevolezza che la struttura presente da diversi anni nell’ex casa del soldato non risponde più in modo adeguato, dal profilo quantitativo e qualitativo, alle mutate esigenze di presa a carico. Inoltre alcuni spazi dei laboratori, secondo una valutazione dell’Ufficio cantonale del lavoro, non sono più considerati idonei.
Il foyer sarà rivolto a persone che, dopo svariati tentativi, non riescono più a vivere al proprio domicilio in autonomia. Questa struttura potrà quindi diventare il loro luogo di vita e per fornire l’accompagnamento necessario saranno presenti educatori adeguatamente formati e infermieri. Inoltre, durante il giorno le persone potranno svolgere attività nei laboratori. La durata di permanenza nella struttura potrà essere più o meno lunga, come ad esempio nei casi in cui è già stata riscontrata l’impossibilità dell’utente a vivere in autonomia. «Per noi si tratta di una novità importante: è da tempo che aspettiamo una struttura di questo genere perché abbiamo grosse difficoltà nel reperire appartamenti da destinare a persone che hanno queste fragilità», fa presente Karin Gianola.
«Siamo quindi molto contenti di poter sostenere nella loro quotidianità persone che altrimenti vivrebbero ai margini della società. Ritengo che questa struttura sia anche utile a combattere la solitudine, offrendo loro un luogo di vita accogliente». La direttrice di Ingrado tiene a precisare un altro aspetto: «La popolazione oggi invecchia, e con essa anche le persone con problemi di dipendenza. Nel loro caso, il problema è che mancano le strutture d’accoglienza adatte. Le case anziani infatti non dispongono di reparti specializzati nell’accogliere e seguire utenti con queste fragilità e il foyer rappresenta quindi una risposta mirata a questo tipo di problema».
Per selezionare il progetto più adeguato e conforme alle esigenze di uso dei suoi utenti, alle esigenze di decoro della città e ai valori dello spazio pubblico, la Fondazione aveva indetto un concorso di progetto aperto a gruppi interdisciplinari. Delle 41 proposte valutate dalla giuria, ne sono state selezionate sei. Al primo posto si è piazzato il progetto chiamato ‘Parco Portone’, che è quello che verrà realizzato, elaborato dal gruppo Architetti Bianchi Clerici Sagl di Bellinzona (capofila), Jelmoni Ingegneria Sa di Ascona, De Carli Marco Studio d’ingegneria Sa di Locarno e Proelba & ML-Progetti elettrici Sa di Locarno.
È nota da diverso tempo la volontà di Ingrado di dotarsi a Bellinzona di un luogo più grande dove poter ampliare i propri servizi e rispondere meglio alle esigenze dell’utenza. Nel 2016 era naufragato il progetto del Centro polifunzionale Inotaf, in collaborazione con l’Otaf e previsto fra via Murate e via Cattori al posto dell’attuale sede. Il riesame dei bisogni dell’utenza e delle condizioni quadro di utilizzo delle superfici era infatti sfociato in un ripensamento del progetto, inducendo gli attori coinvolti a cambiare strategia e a procedere in maniera autonoma.