Un progetto prevede di mettere a disposizione della cittadinanza parte degli spazi dell'ex vivaio comunale per attività di orticoltura e socioculturali
Uno spazio dedicato all’orticoltura e ad attività socioculturali. Stiamo parlando del progetto ‘Orto Sociale Ci Sei’ che potrebbe in futuro sorgere sul sedime dell’ex vivaio comunale a Ravecchia. «L’idea è quella di mettere a disposizione della cittadinanza un luogo dove incontrarsi e socializzare», spiega a ‘laRegione’ Nicolas Barrera, uno dei promotori assieme a Luca Ravazza. Si tratterebbe insomma di un luogo dove residenti, famiglie con bambini, scuole, associazioni e così via potrebbero svolgere attività legate all’orticoltura, ma anche socioculturali. Il tutto in modo «ecosostenibile e autofinanziato».
Seppure il progetto abbia già «suscitato molto interesse durante una serata in cui è stato presentato al pubblico», prima di essere eventualmente concretizzato dovrà ancora affrontare i passi formali necessari. In particolare il Municipio dovrà eventualmente decidere se concedere alcuni spazi dell’ex vivaio (di proprietà del Comune) a terzi. E se così fosse non è detto che questi spazi saranno concessi a questo progetto. In ogni caso a fine mese è previsto un incontro fra i promotori e i capidicastero Giorgio Soldini (Anziani e ambiente) e Renato Bison (Educazione, cultura, giovani e socialità). In seguito il dossier sarà sottoposto all’esecutivo per una valutazione e un’eventuale decisione in merito.
Il progetto nasce dal bisogno di un gruppo di cittadini di avere a disposizione uno spazio urbano che permette di stare a contatto con la natura e di fare esperienze comunitarie. «L’orto sociale vuole essere un luogo con spazi condivisi gestito dai cittadini attraverso un processo partecipativo e cooperativo», precisa Barrera. Un luogo dedicato da un lato all’orticoltura urbana e dall’altro allo svago. Si tratterebbe insomma di «un progetto di cittadinanza attiva: per funzionare necessita la partecipazione dei diversi attori (Comune, cittadini, associazioni, scuole e così via) che condividono questo spazio». In questo senso, potrebbero ad esempio svolgersi, in collaborazione con il Comune e il Cantone, laboratori didattici per allievi, progetti che coinvolgano gli ospiti delle case per anziani, attività di pratica professionale, piani occupazionali e lavori di pubblica utilità. Ma anche attività legate ad esempio alla musica, alla lettura o alla manualità. Barrera ritiene infatti che gli eventuali spazi a disposizione potrebbero anche accogliere «una semiteca (scambio e condivisione di semi), un frigorifero pubblico dove depositare cibo ancora buono (ad esempio prima di andare in vacanza) per evitare sprechi, una biblioteca di libri usati o una piccola officina per fare riparazioni». In questo senso sarebbero previste collaborazioni con enti presenti sul territorio, «alcuni dei quali hanno già manifestato il loro interesse».
Ma come è nata questa idea? «Ho vissuto per 13 anni a Zurigo, dove esistono molti progetti simili», spiega Barrera. «Questo sarebbe di dimensioni più ridotte, ma il concetto è lo stesso: un orto urbano con una forte componente sociale e aggregativa a beneficio di tutta la comunità». Quando il promotore nel 2019 si è trasferito a Ravecchia si è reso conto che nel Bellinzonese non vi era nulla di simile. Si è quindi interessato all’ex vivaio comunale: «Mi ha sorpreso il fatto che si tratta di un luogo poco conosciuto. Probabilmente anche perché da parecchi anni viene utilizzato solo in modo limitato dalla Città». Infatti, come si evince da una risposta del Municipio a un’interpellanza – presentata a inizio 2023 da Lorenza Röhrenbach, Ronald David e Giulia Petralli (gruppo Verdi-Mps-Fa) – che riguardava proprio questo luogo, nel corso degli anni l’utilizzo quale vivaio (piantumazioni e coltivazioni di piante e fiori stagionali) per le necessità interne dei Servizi urbani comunali (Suc) si è gradatamente ridimensionato. E attualmente il sedime (di proprietà del Comune) è prevalentemente utilizzato quale spazio di stoccaggio e deposito temporaneo di piante e fiori vari, nonché di terricci, concimi e altre attrezzature. Nella risposta, inoltre, l’esecutivo non escludeva l’ipotesi di una condivisione, in base alle necessità del Comune, degli spazi finora utilizzati dal Suc – le cui esigenze (come la formazione degli apprendisti giardinieri della Città) non necessitano l’occupazione dell’intera area – con terzi.
«Noi vorremmo valorizzare questo comparto con un progetto che promuove l’ecologia, la biodiversità, la coesione sociale», afferma Barrera, aggiungendo che «permetterebbe anche di rendere maggiormente viva Ravecchia, dove oggi abitano diverse famiglie con bambini». E questo «condividendo gli spazi con la Città che evidentemente potrebbe continuare a svolgere le sue attività sul sedime». Il promotore ricorda inoltre che i costi di gestione del progetto «basato sul riciclo, le donazioni e il volontariato» sarebbero autofinanziati da fondazioni private e da ricavi interni. «Alla Città non chiederemo un contributo, ma eventualmente solo l'usufrutto del terreno». A livello organizzativo è prevista l’istituzione di una struttura assembleare con un comitato di coordinamento che rappresenti tutti i cittadini coinvolti. E anche in questo caso vi sono già «parecchie persone che hanno dato la loro disponibilità a ricoprire un ruolo attivo».