Bellinzonese

Spurgo diga in Val Malvaglia, avvalorata la ‘variante morbida’

La perizia neutra ha confermato che la modalità suggerita dalla Federpesca, più lunga e costosa, avrebbe un minore impatto sull'ecosistema acquatico

Lo svuotamento del bacino (circa 450 metri cubi di materiale) è previsto a partire dal 2025
10 agosto 2023
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L’intervento è previsto a partire dal 2025, ma già da circa un anno e mezzo la questione dello svuotamento del bacino della diga in Val Malvaglia è al centro degli interessi della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (Ftap), da subito dettasi preoccupata per la modalità dello spurgo prospettata dalle Officine idroelettriche di Blenio (Ofible) che gestiscono l’impianto. Ovvero l’apertura della saracinesca di fondo della diga e l’evacuazione dell’ingente quantitativo di sedimenti direttamente attraverso i fiumi Orino, Brenno e Ticino fino alla foce del Verbano. Il materiale da espellere è infatti pari a circa 450mila metri cubi, 26 volte tanto rispetto a quello dalla diga verzaschese di Vogorno. E anche se 200mila metri cubi, ovvero la parte di detriti più grossolana, sarebbero estratti dal lago e stoccati in loco, la Federpesca è in allarme per le conseguenze del rilascio degli altri 250mila metri cubi (composti ad esempio da limo, sabbia, argilla). Secondo il suo presidente Urs Lüchinger, «i danni per tutto l’ecosistema acquatico sarebbero ingenti, per non dire devastanti».

‘Per salvare 15 chilometri di fiume’

Per Ftap, Assoreti (l’associazione mantello dei pescatori professionisti in Ticino) e Club pescatori a mosca bisogna quindi assolutamente optare per una seconda variante. Quella che ipotizza uno spurgo con tempistiche molto più lunghe (Lüchinger parla di uno e due anni invece di qualche settimana per l’ipotesi delle Ofible) e con un grado di diluizione minore dei sedimenti evacuati. Questa ‘variante morbida’ (così è stata soprannominata dai pescatori) permetterebbe di sfruttare i tubi della condotta forzata dell’impianto idroelettrico, «con l’acqua che nonostante i sedimenti potrebbe comunque essere turbinata per produrre elettricità alla centrale Ofible di Biasca». In questo modo, prosegue il presidente, sarebbero interamente preservati l’Orino, la tratta del Brenno tra la confluenza dell’Orino e il Ticino, nonché la tratta di fiume Ticino con la confluenza al Brenno (in totale 15 chilometri di fiume).

Il Dipartimento del territorio aveva accolto la richiesta della Federpesca in merito alla necessità di una perizia neutra per determinare quale delle due varianti sia la meno impattante sui vari ecosistemi posti lungo il tracciato, in modo anche da disporre di un documento che possa servire anche da guida per i prossimi svuotamenti di bacini idroelettrici nel cantone. La Ftap ammetteva di non essere in grado di stabilire con sufficiente competenza quale delle due varianti fosse oggettivamente la meno invasiva, se non a livello di conoscenze dovute alla precedenti esperienze che hanno visto l’apertura dello scarico di fondo (Luzzone e Palagnedra). «La perizia è stata consegnata qualche mese fa e ha stabilito che la ‘variante morbida’ è effettivamente quella meno ‘impattante’. Come detto, sarebbe un’operazione più lunga e anche più costosa. Le Ofible dovrebbero inoltre mettere in conto il deterioramento di una turbina che dovrebbe lavorare l’acqua con i sedimenti, che però ci dicono già oggi un po’ deteriorata». Ancora Lüchinger: «La nostra supposizione iniziale, poi avvalorata dalla perizia con degli esempi concreti, è che uno svuotamento molto più prolungato nel tempo, ma comunque periodico, non comporterà conseguenze gravi sull’ecosistema del fiume Ticino a partire dalla centrale di Biasca, dove i pesci riusciranno a sopravvivere».

A breve la riunione con il Dipartimento del territorio

Della questione si parlerà il 6 settembre in occasione della riunione della Commissione consultiva della pesca con rappresentanti delle associazioni di categoria e del Dipartimento del territorio (compresi i membri del Gruppo di lavoro in materia di spurghi dei bacini idroelettrici). Da questo incontro si conta di uscire con delle decisioni preliminari che dovranno poi essere ratificate dal Consiglio di Stato.

Bellinzonese

Abbandonato il progetto temolo

Nonostante la passione e l’impegno, la Società bellinzonese per l’acquicoltura e la pesca ha deciso di abbandonare il ‘progetto temolo’. Cominciato nel gennaio 2019 con l’arrivo dei primi 50 riproduttori dalla Valsesia, l’incubatoio di Gorduno si è dedicato esclusivamente a questa specie, con risultati a volte brillanti e altre volte deludenti, rendendosi conto di alcune problematiche, come la delicatezza del pesce, le difficoltà insite al momento della spremitura, la sensibilità del temolo alla qualità delle acque, il cambiamento climatico ecc. Da qui la decisione inevitabile, presa in accordo con l’Ufficio caccia e pesca, di effettuare l’ultima spremitura di temoli ad aprile 2023, per poi tornare a concentrarsi sulla trota fario. G.R.