La Sat Lucomagno proprietaria della capanna prende posizione dopo il ‘No’ del Patriziato alla posa di cartelli che indicano la pericolosità del sentiero
La fase di consultazione avviata otto mesi fa, subito dopo la tragedia, porta ora a un sostanziale nulla di fatto: niente sbarramenti, cartelli o ancoraggi per il sentiero non ufficiale, definito la ‘direttissima’, che in alta Valle di Blenio collega Pian Geirètt alla Capanna Scaletta. Percorso non demarcato, ripido ed esposto ma comunque frequentato, dove, ricordiamo, il 4 settembre 2022 sono caduti e morti due 14enni che si trovavano in gita con una polisportiva del Varesotto, mentre un terzo coetaneo ticinese è rimasto gravemente ferito nel tentativo di soccorrerli. Con un comunicato pubblicato ieri sul proprio sito web, la Società alpinistica ticinese (Sat), sezione Lucomagno, proprietaria della capanna che sabato scorso ha aperto per la bella stagione, dà notizia che la proposta da lei elaborata “viene a cadere siccome priva delle basi legali e dei sostegni necessari”. E a questo punto, si mette in chiaro, “nonostante gli intenti e gli sforzi attuati”, la questione della ‘direttissima’ “è definitivamente posta fuori dall’attenzione” della società.
Non rimasta indifferente di fronte alla disgrazia (dopo che altri infortuni erano avvenuti negli anni precedenti), in questi mesi la Sat Lucomagno si è presa del tempo per valutare possibili soluzioni. Tra le ipotesi iniziali quelle di sbarrare il sentiero, posare un cartello che ne indica la pericolosità o posizionare corde e ancoraggi nei punti più insidiosi. Dopo essersi confrontata sul tema in occasione dell’assemblea di marzo e aprendo anche un sondaggio ai propri soci, il 10 maggio il Comitato direttivo ha infine optato per la soluzione di posizionare due cartelli, uno a valle e uno a monte del percorso, indicanti la dicitura: “Sentiero non ufficiale - pericoloso”. Obiettivo: rendere attenti sulle insidie del collegamento, che risulta invitante visto che rispetto al sentiero ufficiale richiede circa mezz’ora in meno di cammino. Il 12 maggio è dunque partita la lettera al Patriziato di Ghirone – proprietario del terreno dove passa la ‘direttissima’ – per chiedere il permesso per collocare questi due cartelli.
Pur riconoscendo la delicatezza del tema per il quale “si vorrebbe trovare la soluzione più confacente al fine di evitare il passaggio su detto sentiero non ufficiale e ovviare a ulteriori spiacevoli avvicendamenti”, il Patriziato ha risposto negativamente: “Teniamo a segnalare che, a livello cantonale, vengono demarcati unicamente i sentieri ufficiali con le apposite demarcazioni e le linee guida ritengono che non debbano in alcun modo essere demarcati sentieri/percorsi non ufficiali così come potenziali tratti ritenuti pericolosi. Quanto sopra – arriva al punto il Patriziato nella lettera di risposta inviata alla Sat – è dettato dal fatto che alcuni casi sono molto soggettivi, una segnalazione potrebbe, contrariamente all’intento, invogliare e ‘catturare’ maggiormente l’attenzione e, non da ultimo, sarebbe di conseguenza necessario posare della segnaletica in molteplici punti sul territorio”. Si aggiunge “che la responsabilità nel percorrere percorsi di montagna rimane individuale e, a nostro avviso, il tratto è principalmente percorso da persone locali”. Il Patriziato chiude dunque all’idea del cartello, ma informa che forse qualcosa si farà, comunicando che “l’Organizzazione turistica regionale ha intenzione di coprire le tracce del sentiero ai due imbocchi ed eventualmente di demarcare ancora maggiormente il tratto ufficiale con le apposite demarcazioni bianco-rosse”.
Preso atto della posizione del Patriziato, la Sat Lucomagno ha deciso di rinunciare a promuovere interventi, smarcandosi da ogni responsabilità in caso di nuovi incidenti. Il collegamento – indica la società alpinistica – rimarrà liberamente accessibile al pubblico senza limitazioni. “Chi lo vorrà potrà perciò farne capo e questo senza che vi sia un qualunque richiamo di responsabilità nei confronti della scrivente Sat. Evidente è il fatto che da parte nostra si continuerà a promuovere il raggiungimento della Capanna Scaletta attraverso il consueto e demarcato sentiero di montagna”. «Non possiamo intervenire in altro modo: quello che la Sat poteva fare è stato fatto», dice a ‘laRegione’ il presidente Enea Solari, il quale aggiunge che una soluzione condivisa, anche tra i soci della società, «è apparsa da subito difficile da raggiungere». Non è infatti un mistero che, dato il minor tempo di percorrenza, la via è regolarmente utilizzata da alpinisti esperti, conoscitori del luogo, così come dai cacciatori.
Chiamato in causa dalla Sat per una sua considerazione dopo la tragedia, il Cantone, tramite la Commissione cantonale dei sentieri, nonostante non sia responsabile per un sentiero non iscritto nella rete escursionista ufficiale aveva comunque espresso la propria visione. In autunno aveva consigliato di dimenticarsi della ‘direttissima’; non più utilizzarla permettendo alla vegetazione di man mano andare a cancellare le sue entrate. Commissione che, sulla stessa linea del Patriziato di Ghirone, ha esposto dubbi circa l’efficacia di un cartello che mette in guardia gli escursionisti, temendo infatti che un’indicazione sulla pericolosità della traccia possa stuzzicare a mettersi alla prova. In tanti potrebbero invece pensare che il cartello dovrebbe quantomeno scoraggiare le persone non esperte e che non conoscono la zona.
Sulla disgrazia, ricordiamo, la Procura ha aperto un’inchiesta indagando per omicidio colposo nei confronti di una parte dei monitori e accompagnatori del gruppo sportivo italiano formato da una ventina fra minorenni e maggiorenni. Ipotesi di reato da ricondurre a un presunto comportamento negligente di chi, quella mattina, era responsabile della gita in montagna conclusasi in modo tragico nella discesa verso Pian Geirètt, percorsa sulla ‘direttissima’ da una piccola parte del gruppo.