Lumino/Bellinzona: vuota il sacco la dipendente della società di lavoro interinale Sublimity la cui carcerazione è stata prolungata. Liberato il marito
Chi viene licenziato, chi resta in carcere, chi vi resta di più e chi esce. Fra la dozzina di persone coinvolte nell’inchiesta su una grossa truffa assicurativa di cui si è parlato negli ultimi giorni, a lasciare ieri il carcere giudiziario della Farera, dove si trovava da aprile, è il marito della dipendente della Sublimity Management Services Llc di Bellinzona, succursale di una società americana attiva nel lavoro interinale. La donna era stata denunciata nei mesi scorsi da un azionista sospettandola di aver sottratto alla società un milione di franchi. Messa alle strette dagli inquirenti, lei ha vuotato il sacco dettagliando il malandazzo in corso da anni tramite sovrafatturazioni per prestazioni gonfiate o mai eseguite da operai messi a disposizione della società Belfor di Lumino, succursale ticinese del gruppo lucernese attivo a livello internazionale nel ripristino di edifici danneggiati da sinistri. Belfor Ticino diretta da colui che l’ha denunciata e che si appoggiava esclusivamente alla Sublimity quale agenzia di lavoro interinale.
Il marito scarcerato ieri, a sua volta titolare di una nota attività in centro a Lugano ma in un altro ambito, ha dovuto spiegare agli inquirenti come mai non sia intervenuto nei confronti della moglie per bloccare l’afflusso – sul proprio conto bancario privato e su quello della propria società – di denaro che poteva sembrare di origine illecita o quantomeno dubbia. Lei ha dal canto suo spiegato di aver agito in base a quanto già veniva fatto ancora prima della sua assunzione: attingeva dalle sovrafatturazioni e un po’ teneva per sé, un po’ distribuiva agli azionisti e vertici di Belfor Ticino. Distribuiva sempre in contanti. E intanto rimane ancora agli arresti, avendo il giudice dei provvedimenti coercitivi accolto la richiesta della procuratrice pubblica Chiara Borelli, titolare dell’inchiesta, per una proroga della detenzione preventiva sino a fine luglio. Dietro le sbarre restano anche i due azionisti di Sublimity, fratelli, che erano – perché nel frattempo sono stati licenziati dalla casa madre lucernese – rispettivamente direttore di Belfor Ticino e capoprogetto. Il primo domiciliato nel Bellinzonese e il secondo in Mesolcina, sono i principali accusati nella vicenda: avevano un doppio ruolo fra chi chiedeva manodopera (Belfor) e chi la metteva a disposizione (Sublimity). Il tutto facilitato – questa la tesi accusatoria respinta dagli indagati – da assicuratori compiacenti che avrebbero dato il nullaosta su interventi di ripristino negli stabili in base a ordini di prestazioni gonfiate. E quel che restava – ma è ancora tutto da confermare – veniva suddiviso.
Infatti la donna ha raccontato che i proventi delle sovrafatturazioni che giungevano dalle assicurazioni a saldo dei sinistri denunciati da proprietari di stabili, dopo essere transitati cash nelle mani dei due azionisti della Sublimity e dirigenti di Belfor Ticino, questi li distribuivano in parte agli assicuratori coinvolti nel disegno. Coinvolte due/tre compagnie in particolare, di cui sono tutt’ora agli arresti tre dei rispettivi responsabili sinistri, a loro volta licenziati. “Egli confida nell’onestà dei suoi clienti. Un esperto sinistri può provare emozioni, ma non avere pregiudizi”, scriveva alcuni anni fa su Facebook una delle compagnie assicurative presentando e lodando il proprio collaboratore.
La ditta lucernese Belfor Suisse Ag in un comunicato stampa firmato dal Ceo, Nicola Rüegg, si dice “presumibilmente vittima di manovre illecite presso la filiale di Lumino”; e in tal senso “supporta la Procura pubblica come parte civile”. Nel dettaglio, sospetta che “ex dipendenti della filiale di Lumino abbiano deliberatamente ingannato il datore di lavoro e sfruttato la loro posizione in azienda a proprio vantaggio”, scrive la casa madre specificando che le persone coinvolte non lavorano più per il gruppo. Sul fatto che i due ex responsabili abbiano impiegato Sublimity come subfornitore attraverso Belfor, Belfor Suisse parla di “grave violazione del codice di condotta”. Rescisso quindi il rapporto di lavoro così come tutti i rapporti commerciali con la Sublimity: “Interrotti con effetto immediato”. Quanto al procedimento penale, “fa sorgere il sospetto che Belfor sia stata truffata dai due ex dipendenti e da Sublimity attraverso ripetute fatturazioni di prestazioni non fornite”. Truffa questa che sarebbe stata possibile “grazie anche al coinvolgimento di altri ex collaboratori di Belfor che avrebbero eluso sistematicamente i nostri meccanismi di controllo interni”.
La Procura pubblica, prosegue il comunicato stampa del gruppo lucernese, “sta continuando a indagare, attualmente anche per verificare se le principali persone coinvolte si siano arricchite attraverso la corruzione”. E ancora: “Siamo profondamente turbati dalle accuse e ci consideriamo vittime di una frode organizzata. Alcuni individui hanno deliberatamente e sistematicamente abusato e sfruttato a proprio vantaggio la fiducia che la nostra azienda aveva in loro riposto”, dichiara Nicola Rüegg specificando che “tutte le persone sospettate dalla Procura non lavorano più per Belfor”. La quale “non è oggetto dell’indagine e sostiene” gli inquirenti come parte civile.
“Abbiamo preso provvedimenti immediati in materia e abbiamo adottato misure aggiuntive alle nostre rigorose regole di condotta per proteggere l’azienda e i suoi clienti da tali pratiche illecite. Abbiamo un chiaro interesse affinché i presunti reati vengano indagati a fondo e che i fatti vengano portati alla luce”, conclude Rüegg. I clienti nella Svizzera italiana “sono assistiti sul posto, da subito e fino a nuovo ordine, da competenti referenti di altre filiali dell’azienda. Grazie al suo assetto organizzativo su scala nazionale, Belfor rimane quindi operativa al 100% per i suoi clienti in Ticino”.
A ricevere del denaro anche l’ormai ex funzionario 44enne della Sezione cantonale della logistica – pure lui licenziato in tronco, ha deciso ieri il Consiglio di Stato – domiciliato nella regione e dipendente fino a due anni fa della Belfor in qualità di capoprogetto. In tutto una cifra di 20-25mila franchi accettati per far fronte, ha sostenuto davanti agli inquirenti ammettendo parzialmente le proprie responsabilità, a un tenore di vita elevato e a spese eccezionali dovute al divorzio. Sul suo profilo Linkedin si presenta come ‘Responsabile salute e sicurezza sul lavoro Amministrazione cantonale Ticino’; ufficialmente risultava impiegato nell’Area del portfolio immobiliare senza funzioni dirigenziali. Corruzione passiva e accettazione di doni i reati imputatigli dalla pp Borelli. La quale ai due ex titolati della Belfor Lumino e ai tre ex assicuratori contesta i reati di truffa e corruzione tra privati.