Bellinzonese

Ospedali di valle, Martinoli passa dalle parole ai fatti

Acquarossa e Faido, il primo firmatario dell’iniziativa ‘Per cure di prossimità’ ha comunicato il ritiro al governo: ‘Ma a precise condizioni’

L’ospedale di Acquarossa
(Ti-Press)
23 febbraio 2023
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A inizio mese ne aveva annunciata l’intenzione e ora lo ha fatto. Il dottor Sebastiano Martinoli ha scritto oggi al Consiglio di Stato comunicando che in qualità di primo firmatario ritirerà, ma a precise condizioni, l’iniziativa popolare legislativa ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’ che riguarda i nosocomi di Acquarossa e Faido. Le condizioni poste interessano il Gran Consiglio per la decisione di sua competenza. Il nodo sul quale l’iter ha subìto rallentamenti, ricordiamo, è la richiesta dell’iniziativa di assicurare in entrambi gli ospedali leventinese e bleniese servizi di pronto soccorso H24 e 7 giorni su 7. Nodo sul quale lo speciale gruppo di lavoro misto, istituito nel 2021 dal governo per superare l’impasse, ha individuato una soluzione di compromesso che propone un servizio notturno non da pronto o primo soccorso classici, ma di accoglienza e valutazione facendo capo al medico presente nel nosocomio o al picchetto medico presente sul territorio. Soluzione di compromesso sulla quale Dss ed Eoc spingono ritenendo che un pronto o primo soccorso tradizionali richiedano formazione specifica e risorse eccessive a fronte dell’esiguo numero medio d’interventi (uno ogni due/tre notti). Soluzione che va bene a Martinoli e, come da lui verificato, anche alla maggioranza della trentina di persone che sei anni fa lo avevano affiancato nella raccolta firme. Soluzione dunque ora trasmessa per competenza al Gran Consiglio e in particolare alla sua Commissione sanità e sicurezza sociale.

La legge dice che può farlo

Nella lettera il dottor Martinoli spiega di condividere le conclusioni cui è giunto il gruppo di lavoro misto, cui ha lui stesso preso parte, formato da iniziativisti, funzionari Dss, membri Eoc, rappresentanti del comitato Associazione ospedali di valle e del Circolo medico Tre Valli. Conclusioni tramutate in proposte di testo legislativo conforme e condivise dal Circolo medico Tre Valli (chiamato ad assicurare il picchetto notturno) ma non dall’assemblea associativa espressasi negativamente due volte durante il 2022. Proposte, sottolinea Martinoli nella lettera al CdS, formulate "per venir ancora più incontro alle richieste dell’iniziativa e dei suoi promotori". Di fronte al secondo diniego assembleare, Martinoli ha verificato dal profilo legislativo che in qualità di primo firmatario "posso ritirare autonomamente l’iniziativa perché l’atto è stato depositato prima della modifica della Legge sui diritti politici del novembre 2018 che invece richiede la maggioranza assoluta dei promotori". Da qui dunque la sua odierna comunicazione di voler ritirare l’iniziativa "a condizione che la Commissione sanità e sicurezza sociale, come pure il Gran Consiglio, accettino l’ultima versione di testo conforme" elaborata dal gruppo di lavoro.

La soluzione di compromesso

Proposta che modifica la Legge sull’Ente ospedaliero cantonale con l’inserimento del nuovo articolo 5a dedicato all’assistenza sanitaria negli ospedali di zona. Vi si legge, al capoverso 1, che: "Gli ospedali di zona, accessibili 24 ore su 24, dispongono di a) un reparto di medicina interna generale e di un’offerta di cure stazionarie in ambito riabilitativo o di cure post e sub-acute; b) un servizio di Primo soccorso aperto 7 giorni su 7 gestito in maniera complementare ai servizi della rete sanitaria del territorio; c) un’offerta di consultazioni specialistiche a cadenza regolare a complemento dell’offerta ambulatoriale esistente nella regione". Nel capoverso 2 viene specificato che "i comparti di cura di cui al capoverso 1 lett. a) saranno dimensionati in modo tale da garantire un’adeguata copertura del fabbisogno e il rispetto dei criteri di qualità e di economicità". Nel capoverso 3 si aggiunge che "il medico responsabile dell’ospedale di zona è presente in loco e assicura la necessaria compenetrabilità tra i reparti di cura dei pazienti degenti". Nel nuovo articolo 5b, pure nuovo e dedicato alla formazione, si stabilisce nel capoverso 1 che: "L’Eoc organizza, promuove e assicura la formazione in ambito sanitario universitario e non universitario in tutte le sue sedi". E nel capoverso 2 che "in particolare l’Eoc dovrà favorire il perfezionamento in medicina interna generale dei medici in formazione post-diploma negli ospedali di zona, al fine di incoraggiare un possibile futuro professionale nell’ambito della medicina di famiglia".

La maggioranza è con lui

Quanto basta, secondo Martinoli, per soddisfare lo spirito dell’iniziativa popolare sottoscritta da 14mila ticinesi. Non volendo tuttavia forzare la situazione senza un minimo di sostegno, per rispetto dei 30 co-promotori nelle scorse settimane ha chiesto il loro parere sul ritiro: ebbene "18 hanno concordato col ritiro condizionato all’accettazione parlamentare, otto si sono detti contrari (sei sui contenuti e due sulla tempistica), due non hanno voluto esprimersi e due sono nel frattempo deceduti". Per concludere, Martinoli confida che "nell’auspicato messaggio governativo si possa anche confermare l’intenzione di edificare un nuovo ospedale ad Acquarossa (ndr: il previsto polo socio-sanitario che sostituirebbe il vecchio ospedale), indispensabile per garantire i contenuti sanitari indicati nella modifica della Legge sull’Eoc". Perciò invita il Consiglio di Stato a presentare il messaggio "in tempi brevi, possibilmente ancora prima delle imminenti votazioni cantonali".

Pronzini reagisce e sollecita la commissione parlamentare

Quando il 2 febbraio abbiamo pubblicato la notizia del possibile ritiro, il granconsigliere Mps Matteo Pronzini, a sua volta iniziativista e membro del comitato dell’Associazione ospedali di valle, aveva criticato Martinoli ritenendo il suo agire "grave e contrario alla volontà popolare". E quest’oggi, letta in copia la sua lettera, ne ha subito inviata una al presidente della Commissione sanitaria del Gran Consiglio, il socialista Raoul Ghisletta. Gli fa presente che il 1° febbraio il comitato associativo, preso atto della volontà di Martinoli di "ignorare le democratiche decisioni dell’assemblea, lo ha invitato a desistere dal ritirare l’iniziativa; invito che Martinoli non ha raccolto". Secondo Pronzini, il primo proponente "non ha la competenza per decidere se il testo che verrà sottoposto al Gran Consiglio sia effettivamente da considerare conforme all’iniziativa generica". Da qui la richiesta, rivolta a Ghisletta, "a voler far in modo che il testo conforme che verrà sottoposto al voto del Gran Consiglio sia effettivamente confermato dall’assemblea dell’Associazione che ha di fatto la paternità dell’iniziativa popolare". A questo punto è probabile che il parlamento venga chiamato a decidere se accettare il testo originale dell’iniziativa o quello del gruppo di lavoro. Se dovesse votare il secondo, Martinoli ritirerebbe quello dell’inziativa. Se passasse l’iniziativa, potrebbe esserci una chiamata alle urne.

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