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Ospedali di valle, Martinoli pronto a ritirare l’iniziativa

Blenio e Leventina: il primo firmatario difende la nuova proposta di testo conforme elaborata dal Gruppo di lavoro ma bocciata in novembre dall’assemblea

Sebastiano Martinoli
(Ti-Press)
2 febbraio 2023
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Scossa tellurica fra i proponenti dell’iniziativa popolare generica ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’ promossa dall’Associazione per gli ospedali di valle, depositata nel 2017 corredata da 14mila firme e appoggiata dal Movimento per il socialismo (Mps) quale continuazione della battaglia già condotta con l’iniziativa ‘Giù le mani dagli ospedali’. Scossa che sta agitando le acque del comitato associativo riunitosi lunedì sera per discuterne. Tema del contendere: il ‘testo conforme’ elaborato dal Gruppo di lavoro istituito nell’estate 2021 dal Consiglio di Stato riunendo rappresentanti di Dss, Eoc, Circolo medico Tre Valli e associazione stessa. Proposta di testo conforme che mira a modificare la Legge sull’Ente ospedaliero cantonale, ma che l’assemblea associativa ha bocciato due volte esprimendosi a maggioranza contro la prima versione (lo scorso 9 maggio) e contro quella aggiornata (30 novembre). Ora il primo firmatario, il dottor Sebastiano Martinoli, si dice pronto a ritirarla per favorire la soluzione individuata dal Gruppo di lavoro di cui egli fa parte.

Potrebbe farlo autonomamente

L’iniziativa, ricordiamo, chiede di rafforzare la medicina di prossimità tramite la presenza di ospedali di base nelle valli (Faido in Leventina e Acquarossa in Val di Blenio) mantenendo reparti di medicina acuta e Pronto soccorso funzionanti sette giorni su sette e 24 ore su 24. Le opinioni divergono su quest’ultimo punto. Se da una parte la maggioranza assembleare non gradisce il testo conforme restando fedele all’idea di Pronto soccorso H24 presidiato da personale Eoc, dall’altra Martinoli spinge affinché la proposta di testo conforme sia finalmente sottoposta al voto parlamentare. Lo fa con una lettera inviata il 23 gennaio ai promotori dell’iniziativa (non tutti però l’hanno ricevuta) nella quale riprende e sviluppa i motivi a favore del testo conforme, versione aggiornata, espressi dal Dss lo scorso 11 novembre. Lo fa rimarcando il fatto che in qualità di primo firmatario avrebbe la facoltà di ritirare autonomamente l’iniziativa; ma per il momento, scrive, non intende farlo evidenziando che "per rispetto del vostro impegno e del mandato che mi avete conferito, chiedo il vostro parere riguardo all’idea di scrivere da parte mia al Consiglio di Stato" dichiarando di accettare il testo conforme "e di essere pronto a ritirare l’iniziativa quando il testo sarà approvato dal Gran Consiglio".

Di cosa si sta parlando

Nella missiva Martinoli pubblica la proposta di testo conforme nei nuovi articoli 5a (Assistenza sanitaria negli ospedali di zona) e 5b dedicato alla formazione. Nell’introduzione dell’articolo 5a – e lo specificava lo stesso direttore del Dss Raffaele De Rosa nella lettera inviata lo scorso 11 novembre al comitato dell’associazione cercando di convincerlo in vista dell’assemblea di fine mese – viene ancorato il concetto dell’accessibilità degli ospedali di zona 24 ore su 24: i quali, si legge, "dispongono: a) di un reparto di medicina interna generale e di un’offerta di cure stazionarie in ambito riabilitativo (è il caso di Faido, ndr) o di cure post e sub-acute (Acquarossa, ndr); b) di un servizio di Primo soccorso aperto 7 giorni su 7 gestito in maniera complementare ai servizi della rete sanitaria del territorio; e c) di un’offerta di consultazioni specialistica a cadenza regolare a complemento dell’offerta ambulatoriale esistente nella regione". Rispetto alla prima versione sono una novità le cure sub-acute e il fatto che il Primo soccorso verrebbe gestito "in maniera complementare" ai servizi della rete sanitaria del territorio, ossia picchetto medico e Tre Valli Soccorso. Il consigliere di Stato De Rosa nella lettera dell’11 novembre rimarcava che i nuovi articoli 5a e 5b "aggiungono importante sostanza" alla legge in vigore "assicurando una presa a carico negli ospedali di zona sia in regime di degenza, sia in ambito ambulatoriale di qualità". Auspici di adesione, come detto, caduti nel vuoto.

I punti ritenuti critici

Ora Martinoli torna all’attacco evidenziando che se da una parte "abbiamo ottenuto di sancire che l’accesso agli ospedali di zona sia garantito 24/24, per contro non è oggettivamente possibile ancorare questo tipo di apertura ai Centri di Primo soccorso senza poter disporre di risorse mediche e specialistiche nei locali e di attrezzature adeguate di supporto". Condizioni irrealizzabili, aggiunge, "non perché l’Eoc e/o il Cantone non possano mettere a disposizione dei finanziamenti, ma in ragione di una casistica serale e notturna di un caso ogni due notti a Faido e uno ogni tre notti ad Acquarossa; risorse di personale scarse in generale e non reclutabili e impiegabili ove non c’è una sufficiente massa critica di pazienti; costi eccessivi e sproporzionati che ricadrebbero sui premi di cassa malati". Punto di forza, sempre secondo Martinoli, è "l’accoglienza assicurata di chiunque dovesse presentarsi all’ospedale", mentre la presenza nei reparti di personale qualificato e la reperibilità del medico senior o del medico di picchetto del territorio "potranno supportare chi accoglie nel fare la scelta più appropriata per il paziente".

‘Buon compromesso’

A sostegno della propria tesi e del "lavoro di concertazione fatto in questi mesi", Martinoli evidenzia anche "la volontà di collaborare dei medici di valle che hanno accettato d’iniziare il picchetto serale alle 19 anziché le 20 e dell’Eoc che anticipa l’apertura dei Centri di Primo soccorso alle 7 invece delle 9 e posticipa la chiusura alle 19 invece delle 18". Sforzi congiunti "che garantiscono continuità sulle 24 ore, senza più lasciare fasce scoperte". Da qui la convinzione che "sia ragionevole e opportuno accettare il buon compromesso raggiunto". Se dovesse venire ancora osteggiato – annota – il governo potrebbe non proporlo al parlamento. Conseguenza? Di fronte a un eventuale controprogetto "crescerebbero le incognite sulla disponibilità a sostenere la soluzione odierna o una ancor più pretenziosa". Andando quindi al voto popolare, "si rischierebbe di vedere bocciato quanto ora raggiunto e di legittimare un ridimensionamento degli ospedali di Faido e Acquarossa, rendendo inoltre ancor più difficile l’edificazione del nuovo polo sociosanitario ad Acquarossa".

‘Si rischia la bagarre in Gran Consiglio’

Auspici e scenari che, come detto, sono stati discussi questo lunedì dal comitato associativo alla presenza di Martinoli. Comitato dal quale ora partirà una lettera descrittiva all’indirizzo di tutti i promotori dell’iniziativa ribadendo il volere dell’assemblea emerso ancora a fine novembre. Volere che la netta maggioranza del comitato intende a sua volta rispettare. Interpellato dalla ‘Regione’, Martinoli evidenzia «l’adesione sia dei primari in servizio nei due ospedali di valle, sia dei medici di zona attivi nelle due valli e coinvolti nel picchetto». Quanto alla richiesta concreta dell’iniziativa, «i nuovi criteri rendono irrealizzabile l’organizzazione in valle di un Pronto soccorso H24. Ci vogliono personale specializzato, infermiere che abbiano seguito corsi specifici di cure d’urgenza, la presenza di radiologia e laboratori... Con le risorse attuali, la proposta del Gruppo di lavoro è invece praticabile. E proprio considerando l’attuale critico momento per le finanze cantonali, questo tema finirebbe per scatenare in Gran Consiglio una bagarre fra oltranzisti».