Bellinzonese

Val Malvaglia, una raccolta fondi per la capanna Quarnei

La Società alpinistica Bassa Blenio ha bisogno di 30mila franchi per finanziare il risanamento del tetto in piode e dell’impiantistica

(Ennio Morinini)
10 ottobre 2022
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Una ristrutturazione di quasi 250mila franchi volta a valorizzare uno dei luoghi più attrattivi dell’Alta Val Malvaglia. A settembre la Società alpinistica Bassa Blenio (Sabb) ha lanciato una raccolta fondi denominata ‘Che Piota’ per sistemare la capanna Quarnei, di cui è proprietaria. E, donazione dopo donazione, il cammino inizia lentamente a delinearsi. «I problemi strutturali del tetto – spiega a ‘laRegione’ il presidente Romeo Nicoli – sono risalenti all’epoca della sua costruzione. Ciò ha fatto sì che, adesso, vent’anni dopo, si assiste a un cedimento della carpenteria e a uno slittamento delle piode». Le opere richiedono mani esperte nonché l’aiuto di enti pubblici, associazioni, fondazioni e privati cittadini. «Da qui l’idea di affidarci a una piattaforma di crowdfunding in cui chiunque può effettuare una donazione sino a dicembre. Finora abbiamo raccolto quasi 11mila franchi: la cifra di 30mila è ancora lontana, ma confidiamo nella bontà dell’iniziativa». Sì, perché non è necessario essere amanti o assidui frequentatori della montagna per finanziare la ristrutturazione; basta avere a cuore il territorio alpino ticinese. A detta del presidente, inoltre, anche piccole donazioni permettono di raggiungere il risultato, o perlomeno una cifra rilevante. «È comunque possibile mettersi a disposizione sotto forma di volontari a supporto delle aziende locali durante la fase realizzativa. L’idea rimane da affinare, ma, principalmente, sono lavoretti quali la sistemazione delle piode sul terreno, la preparazione di materiale o la pulizia».

Una struttura caratterizzata da una forma particolare, simile ai rilievi alpini circostanti, e pendente. Le pietre sono state recuperate dalla stalla diroccata dell’alpe di Pozz, poco meno di 200 metri più in basso della capanna, risalente agli anni ’30 e distrutta da una valanga. «Con questa operazione – continua Nicoli – abbiamo voluto far rivivere quelle stesse pietre, rivalorizzando così il duro lavoro delle generazioni passate. Il legname portante del tetto e dei tamponamenti delle pareti proviene invece dal lariceto dell’Alpe Bolla ed è stato lavorato sul posto». I lavori di ristrutturazione dureranno un paio di mesi e permetteranno inoltre di impermeabilizzare le facciate lignee e risanare l’impiantistica. «Da alcuni anni la capanna ha evidenziato infiltrazioni e spifferi d’aria da finestre e pareti in occasione di forti piogge e vento, quindi approfittiamo della ristrutturazione per mettere mano a tutto l’edificio e apportare delle migliorie in modo che possa essere conservato anche nei prossimi decenni».

‘Bella la filovia, bella che ghe n’è mia’

La capanna Quarnei è un piccolo gioiello architettonico incastonato in una valle ricca di storia e cultura. Un polo di attrazione e principale via di accesso dell’Alta Val Malvaglia, inserita nell’inventario dei paesaggi e dei monumenti naturali d’importanza nazionale. «A livello turistico molti enti e associazioni cercano di valorizzare la regione, proponendo numerose attività. Ad esempio posso citare la ristrutturazione della filovia e del ristorante Sass Malt». Il rifugio è situato su un promontorio alla fine della vallata, ma, secondo Nicoli, è molto duttile e adatto alle famiglie. «In un’ora, massimo due, di cammino si raggiunge in totale sicurezza questo ampio pianoro. È un punto di arrivo e partenza di molteplici escursioni, penso a chi vuole avventurarsi sull’Adula o sulle pendici di qualche 3’000 che circonda la zona. Per chi ama camminare in tranquillità, trova un bel percorso, facile e immerso nella natura. È importante poi segnalare l’ormai prossima realizzazione della Via alta Crio, in cui la nostra capanna sarà un importante punto di ristoro fra la quarta e la quinta tappa». Una struttura dai due volti, che, se il tetto dovesse crollare comportandone la chiusura, rischierebbe di compromettere l’attrattiva turistica della valle. Già, perché in una stagione, da metà giugno a metà ottobre, i pernottamenti sfiorano le novecento unità mentre i cosiddetti passaggi giornalieri quasi le mille. Da notare che la struttura offre 60 coperti e 50 posti letto, suddivisi in sei camerate.

Nella piccola Val Malvaglia numeri comunque importanti. «L’idea è di promuovere la conoscenza e il rispetto delle bellezze naturali e ambientali di una regione non ancora presa d’assalto da curiosi e appassionati. Di far sperimentare la vita rurale e permettere di assaporare dei paesaggi autentici, com’erano una volta». E qui s’inserisce la fondazione Germanionico, creata a tutela dell’omonimo insediamento situato a metà valle considerato d’importanza nazionale. L’unico che negli anni non ha subito alcuna deturpazione con edifici accessori o modifiche a stabili esistenti. «Il restauro del nucleo, tuttora in atto, permette di conservare le testimonianze della civiltà contadina in cui affondano le nostre radici a tramandarle alle generazioni future nella sua vocazione agricola originale». E questa è anche l’intenzione dell’associazione Mulino di Dandrio, da anni capace di mantenere in funzione il macchinario da cui prende il nome, risalente al Cinquecento e raro per la sua meccanica in legno di larice con albero verticale. Da alcuni anni offre la possibilità di prendere dimestichezza in prima persona con questo patrimonio proponendo un percorso del pane, dalla semina alla cottura. «Il progetto, come altri in valle, cerca di preservare in modo autentico importanti elementi del tessuto edilizio quali testimonianze di una società rurale ormai passata», conclude Nicoli. Per ulteriori informazioni: https://quarnei.ch/.