Studio di fattibilità concluso: oltre ai 12 laboratori sono previsti una mensa e un auditorium, e forse anche un asilo nido per i figli dei ricercatori
«Tabella di marcia rispettata, soddisfazione per l’ottimo lavoro svolto e buone prospettive in vista delle tappe successive». Avanza senza intoppi la fase preparatoria avviata con l’obiettivo di realizzare entro il 2028 la nuova sede dell’Istituto oncologico di ricerca (Ior) in via Chiesa a Bellinzona, nella parte occidentale dell’ex Campo militare proprio accanto all’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) inaugurato lo scorso autunno. Il presidente del Consiglio di fondazione, l’oncologo Franco Cavalli, si dice fiducioso di fronte allo studio di fattibilità ultimato nei giorni scorsi dall’architetto vodese di fama internazionale Dimitri Papadaniel. Studio avviato a marzo e finanziato con mezzi privati e resosi necessario per accertare, insieme ai servizi comunali e cantonali, lo stato pianificatorio del comparto e la sua possibilità edificatoria. Questo considerando anche gli indici già sfruttati per il nuovo Irb e quelli ancora a disposizione nel terreno anch’esso di proprietà del Comune di Bellinzona. Terreno già iscritto a Piano regolatore quale riserva per poter accogliere un secondo stabile da destinare alla ricerca medica e che grazie a una variante pianificatoria di poco conto permetterà di non considerare il sottosuolo nel computo della superficie utile lorda, assicurando così una volumetria ideale per gli scopi scientifici fissati e l’aggiunta di posteggi sotterranei in un numero comunque limitato.
Ti-Press
L’oncologo Franco Cavalli
Ebbene, considerando tutto ciò lo studio indica una possibilità realizzativa con una previsione di spesa attorno ai 45 milioni di franchi. «Il Comitato direttivo della fondazione – annota Cavalli – ha visionato il lavoro svolto da Papadaniel giudicandolo positivamente. Alcuni dettagli vanno ancora definiti ma direi che ci siamo. La parola decisiva spetta al Consiglio di fondazione che si riunirà verso la fine di novembre». Dopodiché, in caso di avallo, il dossier sarà trasmesso al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca guidato da Guy Parmelin, cui compete la valutazione del progetto dal profilo della necessità e il conseguente stanziamento del sussidio che nel caso specifico dovrebbero coprire un terzo dell’investimento, ossia circa 15 milioni. Altri 10, di conseguenza, dovrebbero venire concessi dal Cantone Ticino. Mentre un contributo chiave attorno ai 10-15 milioni sarà assicurato da una conoscente di Franco Cavalli residente in Ticino che ha già sostenuto nel recente passato diverse attività svolte dallo Ior e che ha a sua volta finanziato lo studio di fattibilità. Così facendo l’esposizione ipotecaria dello Ior si ridurrebbe parecchio favorendo la destinazione di risorse all’attività scientifica; mentre il contributo della Città, se necessario, sarebbe assai contenuto «e ciò considerando l’importante contributo comunale dato durante l’ultimo ventennio, in termini finanziari e pianificatori, per assicurare lo sviluppo dell’Irb».
Nel nuovo edificio sono previsti spazi e laboratori in grado di soddisfare le esigenze operative di dodici gruppi di studio, ossia quattro in più degli attuali otto sparsi fra il nuovo Irb e la vecchia sede di via Pometta. Il tutto completato da aule per le lezioni nell’ambito del master di medicina, nonché da una mensa che verrebbe usata dalle svariate decine di ricercatori attivi nel comparto, fra cui anche quelli attivi nel vicino Istituto microbiologico dell’Ente ospedaliero cantonale che ha palesato questa esigenza. Confermato dallo studio preliminare pure l’inserimento di un auditorium con 250 posti a sedere utilizzabile come sala pubblica multiuso, uno spazio d’interesse anche per le autorità cittadine coinvolte nelle valutazioni. Si sta invece ancora definendo l’eventuale inserimento, nelle immediate vicinanze, di un servizio di asilo nido in grado di accogliere i figli più piccoli dei ricercatori.
Calcolando i tempi necessari alla fase di concorso internazionale di architettura, alla progettazione di dettaglio, alla domanda di costruzione, alla messa in appalto delle opere e alla costruzione, si stima che se tutto filerà liscio il nuovo padiglione sarà pronto entro sei anni da oggi: «Da qui ad allora – annota Cavalli – abbiamo calcolato di poter appunto crescere gradualmente dagli attuali otto gruppi di studio fino a dodici, come l’odierno Irb, andando così a occupare interamente il nuovo stabile con circa 160 collaboratori. Il nono laboratorio è già previsto l’anno prossimo». Quanto all’architetto Papadaniel, il suo incarico è stato facilitato dall’aver fatto parte nel 2015 della giuria che scelse il progetto architettonico del nuovo Irb (‘Nel Parco’ del compianto Aurelio Galfetti); vent’anni fa aveva inoltre progettato nel 2002, insieme all’architetto Luigi Snozzi, il palazzo Fabrizia di via Vela 6 occupato per un ventennio sempre dall’Irb fino all’anno scorso. Palazzo vetrato che a fine 2021 la Città ha acquistato per 6 milioni di franchi da una società immobiliare con l’obiettivo, da subito centrato, di continuare a inserirvi ricerca medica e scientifica.