Stefano Imelli rimarca la necessità di evitare gli errori del passato. E non le manda a dire a chi ‘parla tanto ma non fa nulla’
Andato deserto la scorsa estate il bando di ricerca di una struttura idonea in Ticino, i servizi cantonali hanno bussato alle porte di vari Comuni chiedendo la loro disponibilità a entrare in materia. Finché si è giunti ora alla soluzione di Bodio, al Colorado Caffè situato sulla strada cantonale a nord dell’abitato. «Quando siamo stati interpellati, lo scorso autunno, il Municipio ha risposto positivamente, ma ponendo a nostra volta precise condizioni aggiuntive a quelle già esplicitate dal Cantone», spiega alla ‘Regione’ il sindaco Stefano Imelli: «Da qui il Cantone ha sondato la disponibilità sul territorio, trovando una risposta positiva nella società anonima proprietaria del Colorado Caffè». Quanto alle condizioni municipali, «queste miravano a evitare il ripetersi degli errori commessi in passato, quando migranti e richiedenti l’asilo furono alloggiati sia in postriboli dove veniva ancora praticata la prostituzione illegale contro la quale l’autorità comunale si batteva, sia nei palazzi Emerenzia situati a sud del paese e occupati anche da abitanti del posto. Due esempi di convivenza infelice, peggiorati dal fatto che l’assistenza sociale ai richiedenti l’asilo era pressoché nulla, a parte qualche rara visita forse una volta al mese. Ora nel caso odierno – specifica il sindaco – il Municipio ha voluto mettere subito i puntini sulle ‘i’ e insistito col Cantone sul fatto che avremmo aperto le nostre porte a patto che l’accoglienza fosse organizzata con tutti i crismi, con la qualità indispensabile per una permanenza dignitosa e umana di queste persone in cerca d’aiuto ma che non potranno trovarlo in Svizzera. Il Cantone deve dunque farsi garante e non lasciare che le cose vadano come successo in passato».
Fino a qui la posizione di Stefano Imelli capo dell’Esecutivo locale. Da qui in avanti la sua opinione personale di sindaco. E non sono buffetti: «Troppe volte vedo politici cantonali e federali farsi paladini dell’accoglienza organizzando petizioni e fiaccolate per poi finire sui social con i loro bei selfie scattati in piena azione in qualche piazza o davanti a qualche bunker. Tuttavia dal lato pratico, quando ci sono problemi da risolvere, chi toglie le castagne dal fuoco non sono loro. Bravi a parlare tanto e a non fare nulla». Quanto successo negli ultimi mesi, sottolinea Imelli, «è emblematico di quanto sto dicendo. Non voglio mettere medaglie al petto di Bodio, ma la soluzione è arrivata da noi, dalla nostra disponibilità subito espressa al Cantone per un approfondimento e la ricerca di una soluzione nel nostro comprensorio. Ma, come detto, a precise condizioni. Non tanto per preservare la popolazione da qualche problema che potrebbe essere messo in conto, ma per garantire un’accoglienza dignitosa».