Il presidente dell’Irb, Gabriele Gendotti, saluta positivamente l’intenzione di Franco Cavalli di raddoppiare gli spazi all’ex Campo militare
«Concordo sulla necessità di cominciare a valutare l’avvio della procedura orientata a realizzare, non troppo in là nel tempo, il secondo edificio che all’ex Campo militare di Bellinzona affiancherebbe la nuova sede dell’Irb». Gabriele Gendotti, presidente del Consiglio di fondazione dell’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb), conferma la validità delle riflessioni fatte dall’oncologo Franco Cavalli che sulla ‘Regione’ di sabato 9 settembre in qualità di presidente della Fondazione per l’Istituto oncologico di ricerca (Ior) ha reso pubblica la volontà di poter disporre, con tempistiche non geologiche, dello spazio necessario a soddisfare le esigenze logistiche di uno Ior in continuo sviluppo. Il terreno di 6mila metri quadrati, ricordiamo, è quello di proprietà comunale messo a disposizione dalla Città con un diritto di superficie gratuito della durata di 50 anni per edificarvi la nuova ‘casa’ dell’Irb che al termine del cantiere protrattosi tre anni sarà inaugurata il 27 novembre grazie a un investimento di 45 milioni per l’edificio e di 15 per le infrastrutture di laboratorio.
«L’altra metà del terreno – spiega al riguardo il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e mobilità – è già debitamente iscritta a Piano regolatore quale riserva per poter accogliere un eventuale secondo stabile da destinare alla ricerca medica. Gli indici di sfruttamento forniscono le informazioni su superficie e volumetria massime ammesse. Da questo punto di vista non dovrebbero così ripetersi gli impedimenti che avevano caratterizzato l’avvio della procedura pianificatoria di quel mappale». Fra gli impedimenti citiamo il referendum lanciato nel 2011 contro la variante di Piano regolatore (referendum bocciato da nove votanti su dieci) e i successivi ricorsi interposti dal Comitato dell’iniziativa popolare ‘Parco grande’ contro la decisione governativa di ritenere corretta la variante di Pr relativa all’aumento dell’edificabilità dell’ex Campo militare e all’inserimento dell’Irb nel mappale dov’è poi sorto (ricorsi respinti e iniziativa infine ritirata in cambio della realizzazione del Parco urbano e della trasformazione a prato dell’ex posteggio abusivo situato fra Espocentro e Irb). La fase progettuale era poi stata rallentata di alcuni mesi quando nel 2014 un’ottantina fra ingegneri e architetti ticinesi aveva ottenuto la ripubblicazione di un nuovo bando dopo aver protestato contro le condizioni del primo ritenendo i requisiti richiesti troppo elevati, a tal punto da escludere de facto gli addetti ai lavori attivi nel cantone. Incarico infine affidato all’architetto luganese Aurelio Galfetti autore del progetto ‘Nel parco’. Architetto che da solo, o insieme ad altre illustre firme, nell’arco di più decenni aveva già conferito la propria impronta al comparto disegnando il vicino Bagno pubblico (1960), il Centro tennistico (1983) e quello sportivo dotato di pista di ghiaccio e piscina coperte (1993).
Quanto alla volumetria e ai contenuti dell’eventuale secondo padiglione, Franco Cavalli l’altro giorno ha auspicato, magari rinunciando a qualche posteggio, l’aggiunta di una sala polivalente che possa contenere 250 persone in occasione di giornate di studio e convegni. È ancora presto dire se sarà nuovamente lo studio Galfetti a progettare l’eventuale seconda ala, o se la decisione dovrà avvenire nell’ambito di un secondo bando internazionale: dal canto suo Gabriele Gendotti temendo che un incarico diretto rischierebbe di venire impugnato con dei ricorsi, ritiene necessario fare i dovuti approfondimenti volti a identificare la procedura corretta.
«Attualmente è in corso il trasloco nella nuova di via Chiesa dove, per il momento, c’è spazio a sufficienza sia per noi, sia per lo Ior e sia per i laboratori dell’Ente ospedaliero», osserva il presidente dell’Irb. Ma osservando l’evoluzione conosciuta negli anni da Irb e Ior, nonché la recente costituzione dell’associazione comune Bios+ incentrata sulla ricerca contro i tumori e sulla volontà di consolidare Bellinzona come polo nazionale in questo campo, «è chiaro che in prospettiva futura un ulteriore sviluppo dello Ior (destinato a passare dagli attuali gruppi di studio a 13: ndr) e un potenziamento di taluni nostri gruppi richiederanno strutture idonee. Per il momento salutiamo quindi molto positivamente la proposta municipale di acquistare dalla Sa proprietaria, e successivamente proporlo in affitto, lo stabile di via Vela già dotato di laboratori e dove l’Irb ha operato durante gli ultimi vent’anni. In prospettiva futura non è invece affatto da escludere un’ulteriore realizzazione». Se questa si renderà effettivamente necessaria, sottolinea Gendotti, «allora vi sarà la conferma che il polo biomedico di Bellinzona sta crescendo nella giusta direzione». A suo avviso comunque «questo volta dovrebbe essere lo Ior, col nostro sostegno e di comune accordo, a muoversi come fatto dall’Irb una decina d’anni fa». Considerato poi che la realizzazione di uno stabile nuovo di questo tipo richiede circa 7-8 anni di tempo, «sarebbe buona cosa che si attivasse subito considerando anche i tempi per l’ottenimento dei sussidi federali e cantonali da affiancare alle risorse derivanti da donazioni private e/o di fondazioni». Dei 45 milioni resisi necessari per il primo stabile (più altri 15 per le attrezzature), 15 vengono garantiti da sussidi della Confederazione, 10 da quelli cantonali, 10 da quelli della Città che ha offerto anche il terreno (6 milioni) e ha trasformato in contributo a fondo perso un iniziale prestito di 2,8 milioni (totale 18,8). Cui si aggiungono corposi aiuti privati e di fondazioni. «Non ci saranno debiti bancari – sottolinea Gendotti – mentre la parte di spesa per gli spazi riservati allo Ior e all’Eoc sarà coperta dal loro affitto».