Dal Consiglio comunale la voce critica di Luigi Calanca, che chiede lumi sul previsto investimento milionario e sull'utilizzo come scuola montana
Sparita dai radar della politica cittadina, ma ben presente fra le pieghe dei bilanci finanziari di Bellinzona. Parliamo della Chiè d’Lena, tradotto dal leventinese stretto Casa di Elena, edificio protetto settecentesco che a Dalpe da lungo tempo ormai attende di tornare utile a qualcuno. Sfumati i tentativi messi in campo oltre dieci anni fa dal locale Municipio e dai Comuni vicini, fra il 2013 e il ’14 è maturata la donazione a favore degli allora Comuni di Giubiasco e Sementina, a condizione che s’impegnassero concretamente nel restauro stimato in alcuni milioni di franchi. Obiettivo, trasformarla in casa montana per scuole e associazioni. Quindi nel 2017, con l'avvento dell'aggregazione, il passaggio di proprietà alla Città di Bellinzona. E nulla, o quasi, s’è poi mosso.
Oggi è il consigliere comunale di Claro, Luigi Calanca, a riaccendere l’attenzione sullo storico edificio. Ma con l’obiettivo di... spegnerla del tutto. Nel preventivo comunale 2020 – scrive in un’interpellanza – viene indicata una previsione d’investimento pari a 4,3 milioni, con una spesa iniziale per l’anno scorso di 400’000 franchi. Lo stesso preventivo comunale cita poi un ulteriore investimento di 120’000 franchi necessario alla “ripresa del progetto definitivo”. Da qui una serie di domande critiche al Municipio cittadino, a cominciare dal prezzo d’acquisto (il quale, come detto, dovrebbe essere pari a zero franchi in virtù della donazione ricevuta).
Quindi l’affondo: “Dopo che negli scorsi mesi il Municipio ha rinunciato, per motivi anche finanziari, all’acquisto dell’ex ospedale di Ravecchia, oggi considera ancora prioritaria e strategica la ristrutturazione della Chiè d’Lena destinata a tramutarsi per le finanze di Bellinzona in una spesa tra acquisto, risanamento e ripresa del progetto in costi di almeno 5 milioni? Non sarebbe allora meglio concentrarsi sull’ex ospedale e rinunciare a investimenti fuori portata?”.
Nel dettaglio, Calanca chiede di spiegare cosa s’intenda per ‘ripresa del progetto definitivo’. Quanto delle cifre indicate nel preventivo 2020, sono davvero state spese? E ancora: “È corretto presumere che l’immobile dovrebbe diventare sede per settimane bianche e verdi per l’Istituto scolastico comunale? La sua direzione condivide questi investimenti? In questo caso verrebbero dismesse altre sedi utilizzate attualmente per le settimane verdi e bianche (per esempio Campo Blenio) con le quali nel tempo le direzioni scolastiche hanno potuto stabilire ottimi rapporti?”. Non mancano poi due calcoli su costi fissi: fra ammortamento e interessi risulterebbe una cifra annua superiore ai 200’000 franchi. Eccessivo? O meglio, conclude Calanca, “quante settimane di scuola montana si potrebbero finanziare con questo importo?”.