Lunedì sera i quattro legislativi si esprimeranno sullo studio aggregativo. La maggioranza del Comune più a sud invoca una riflessione su Biasca
Un voto non vincolante – quello che esprimeranno domani lunedì 22 i Consigli comunali di Giornico, Bodio, Personico e Pollegio – ma importante perché costituirà il primo tassello decisionale nell’iter aggregativo della Bassa Leventina. Primo tassello cui si aggiungeranno nei prossimi mesi dapprima il coinvolgimento della popolazione con votazione consultiva prevista in autunno, poi la decisione governativa da sottoporre al Gran Consiglio, il cui giudizio sarà impugnabile con ricorso e referendum. Dunque una strada ancora lunga e non priva di pareri contrapposti, specie a Pollegio dove Esecutivo e Legislativo sono divisi e a maggioranza contrari. D’altronde sorprese potrebbero non mancare anche da parte della popolazione: insegna infatti il caso di Cadenazzo (anno 2016) con autorità locali compatte nel sostenere la formazione della nuova Bellinzona ma clamorosamente smentite nell’urna. A Pollegio la divisione vede da una parte il gruppo Ps e Indipendenti (che da solo fa la maggioranza) contrario all’aggregazione; dall’altra gli esponenti Ppd, Lega e Indipendenti a favore, ma in minoranza. Se non ci saranno sorprese, il voto di lunedì sera sarà dunque a maggioranza favorevole al messaggio municipale che preavvisa negativamente il progetto.
I favorevoli alla fusione nel loro rapporto di minoranza (Dimitri Bucovaz ed Elena Leonardi) partono dalla necessità di avere “una prospettiva che vada oltre le contingenze attuali” e il mantenimento del moltiplicatore d’imposta previsto al 95%. Sebbene Pollegio possa vantare un debito pubblico basso e un capitale proprio alto per aver a lungo ospitato il cantiere AlpTransit, “non è purtroppo un Comune intrinsecamente ricco e che, per caratteristiche proprie, può vantare un benessere continuo”. È semmai un benessere “privo di garanzie a medio-lungo termine”. Garanzie da costruire aggregandosi “con Comuni simili ma con caratteristiche diverse”, così da “accrescere la progettualità e sviluppare le potenzialità del comprensorio”. A Pollegio insomma “mancano tante cose che gli altri hanno, cose utili al cittadino”. Scuole, ad esempio: “Abbiamo solo un sede di Elementari che necessiterebbe di migliorie. E manca una Scuola dell’infanzia”. Strutture invece ben presenti nei Comuni vicini, dove si è anche recentemente investito (Bodio). Viene quindi proposto un elenco di palestre, strutture sportive, sale multiuso, ambulatori. Anche l’acqua potabile, in caso di aggregazione, arriverebbe dalla sorgente di Personico e non più pompata, come oggi, con costi aggiuntivi. Mentre Bodio e Giornico, su cui sta sorgendo il Centro di controllo Tir, portano in dote la zona industriale con 500 posti di lavoro e orientata a consolidarsi, indotto fiscale incluso. Timori infondati, secondo la minoranza, sono poi quelli espressi dal Ps verso i presumibili costi delle fognature a Bodio in fase di rifacimento, ma al beneficio di importanti contributi che vanno a coprire la spesa. Restando nel campo delle finanze, sebbene debito pubblico e capitale proprio indichino un buon livello per Pollegio, lo stesso non fa l’indice di forza finanziaria, che pone Pollegio all’ultimo posto nel confronto a quattro. Idem alla voce contributi di livellamento: “Siamo il Comune più fortemente dipendente, e non è garantito che la cifra verrà mantenuta nella misura attuale”. Unendo le forze il nuovo Comune “sarebbe più forte verso il Cantone e gli enti terzi”. Fra le richieste puntuali spicca il nome di Bassa Leventina per il nuovo ente locale di quasi 3’000 abitanti, anziché Sassi Grossi come proposto dalla commissione di studio, e la valorizzazione totale del comparto Santa Maria di Pasquerio facendo capo ai fondi cantonali pro-aggregazione, pari a 5,4 milioni.
Di parere diametralmente opposto il rapporto di maggioranza (Igor Righini, Fernando Romaneschi e Giovanna Sitta) secondo cui la commissione di studio nelle proprie carenti conclusioni manchi di trasparenza, generi incertezza, non citi priorità d’investimento, esponga proclami e slogan vuoti e privi di risvolti progettuali, non entri nel merito delle rinunce e dei tagli necessari al contenimento della spesa pubblica di gestione. Informazioni “invece indispensabili alla comprensione del progetto che si chiede di sposare in nome di presunti vantaggi a lungo termine”. Questo a cominciare dal moltiplicatore previsto al 95%, ma con Bodio e Giornico (quelli oggi in maggiori difficoltà finanziarie) che l’hanno al 100, ciò che comporta quindi il serio rischio per gli abitanti di Pollegio di dover presto pagare più imposte. In materia d’investimenti si teme di dover finanziare opere urgenti al di fuori dell’attuale territorio di Pollegio, dove si concretizzerebbero per contro meno progetti. Guardando poi alla zona industriale, per il suo rilancio “non basta averla inserita fra i poli di sviluppo economico d’interesse regionale, ma occorre eseguire diversi interventi infrastrutturali urgenti che lo studio aggregativo non affronta dal profilo della progettualità finanziaria”. Se poi si guarda alla vicina Biasca, la sua Zona industriale d’interesse cantonale “da ormai 30 anni non riesce a decollare sebbene dal lato infrastrutturale sia più attrattiva”. Capitolo scuole: la maggioranza ritiene che “le proposte enunciate sul mantenimento di quattro sedi decentralizzate in ogni nuova frazione, potrebbero essere facilmente disilluse alla luce delle irrinunciabili necessità di contenimento della spesa”.
Infine la maggioranza rimarca come sia del tutto ignorato il fatto che Pollegio, dal profilo dell’insediamento urbano, sia ormai giunto fisicamente a ridosso di Biasca. Ritenendo ben lontani i tempi per un Comune unico delle Tre Valli con 25mila abitanti, e senza affermare esplicitamente la necessità di coinvolgere il Comune centrale di Biasca, il rapporto Ps-Indipendenti spinge sulla necessità di “riflettere in futuro su una dimensione intermedia. Purtroppo il progetto, così come proposto adesso, rinuncia a un disegno politico ambizioso, capace di guardare oltre i confini distrettuali, integrando una nuova realtà politica nel contesto della Città Ticino”. In definitiva “alla nostra realtà periferica di valle non serve un’aggregazione orientata a interessi locali d'immediato corto termine”.