I sindaci di Faido, Airolo e Quinto non si ricandidano alle prossime elezioni comunali. Tra progetti andati in porto e altri sfumati il bilancio è buono.
I sindaci di Faido, Quinto e Airolo hanno deciso già più di un anno fa di non ripresentarsi alle elezioni comunali, dopo diversi anni in cui hanno vissuto i cambiamenti avvenuti in Leventina. Tra progetti andati in porto, altri sfumati e non da ultimo la pandemia che prolungato di un ulteriore anno il loro mandato, il bilancio è tutto sommato positivo. E anche il futuro sembra essere indirizzato sui binari giusti.
Da sinistra Roland David, Franco Pedrini e Valerio Jelmini (Ti-Press)
«Grazie all’aggregazione abbiamo sviluppato una capacità progettuale migliore e acquisito una maggiore forza contrattuale». Roland David (Ppd), che lascerà la carica dopo 29 anni da municipale di Faido, di cui 21 da sindaco, è ottimista sul futuro della Media Leventina: oggi «possiamo garantire una buona qualità di vita su un territorio interessante». In ogni caso, la sfida futura è quella di riuscire a «creare nuovi posti di lavoro» che permetterebbero di «rendere ancora più attrattiva la regione».
David dopo aver annunciato quasi due anni fa (aprile 2019) la decisione di non ripresentarsi alle prossime elezioni comunali, nel frattempo non ha cambiato idea. «Sono ancora convinto di questa scelta», afferma. «È giusto cedere il testimone, prima che diventi una routine e che si perda la motivazione». La pandemia di coronavirus ha però costretto il sindaco a prolungare il suo mandato di un anno. «Anche se eravamo arrivati a tre settimane dalle elezioni (poi rinviate, appunto, al 18 aprile 2021,ndr) e la testa era ormai già altrove, restare in carica non è stato un peso. È subentrato un senso di responsabilità: in un momento difficile bisognava garantire la continuità e l’esperienza mi ha aiutato a far funzionare bene le cose anche in una situazione di emergenza. È anche stato un anno interessante, visto che abbiamo dovuto affrontare nuove problematiche e ha pure permesso di avviare ulteriori progetti a favore della regione».
In quasi 30 anni, ovvero da quando David è entrato nell’esecutivo di Faido, come è cambiata la Media Leventina? «Vi è stato un cambiamento profondo della nostra realtà», risponde il sindaco. «Dagli anni 90 a oggi la Leventina ha perso diversi abitanti. E questo è dovuto in particolare alla dismissione di molti posti di lavoro pubblici o parapubblici. Ora, però, l’impressione è che la situazione si sia stabilizzata e che lo spopolamento si sia concluso. È però chiaro che qualsiasi progetto che crea occupazione può fare la differenza e su questo bisogna lavorare». In particolare, David ritiene che «la Media Leventina dovrebbe puntare sui servizi e sul turismo». Due concetti che sono «legati fra loro» come dimostra ad esempio il mantenimento della vecchia linea del San Gottardo che almeno per i prossimi 10 anni sarà garantita e gestita dalla Südostbahn. L’auspicio è che «nascano ancora una serie di attrazioni in modo che la ferrovia possa essere utilizzata sempre di più, così da rendere ancora più allettante la nostra regione sia a livello di residenza primaria, sia in ambito turistico».
Per David è stata l’aggregazione all’origine di molti progetti andati in porto sotto il suo sindacato. «Con la fusione abbiamo cambiato marcia: abbiamo ad esempio acquisito gli impianti turistici di Carì, fondamentali per promuovere la montagna, e realizzato la copertura della pista di ghiaccio di Faido che si sta rivelando un investimento molto azzeccato. A livello energetico abbiamo poi riscattato le linee della Società elettrica sopracenerina, dandole in gestione alla Cooperativa elettrica di Faido. È stato un passo interessante verso l’autonomia energetica del nostro Comune e ha inoltre generato posti di lavoro».
Quali i rammarichi invece? «Una delusione che pesa riguarda il Museo cantonale di storia naturale: ci siamo battuti molto per portarlo a Faido, ritenendo la nostra candidatura estremamente valida, ma purtroppo è stato deciso altrimenti (ndr: come sede il Consiglio di Stato ha optato per Locarno)».
Anche per quanto riguarda il ricambio generazionale nella politica, David è ottimista: «L’aggregazione ha portato un nuovo entusiasmo anche da questo punto di vista. C’è un gruppo trasversale di giovani con tanta energia che è pronto a mettersi in gioco con la voglia di mettersi a disposizione e lavorare a favore della propria comunità».
In Alta Leventina l’aggregazione non è andata in porto. Tuttavia, «in tutte le circostanze nelle quali è emersa la necessità fra i vari Comuni di cooperare, siamo sempre riusciti a trovare una collaborazione». Per Franco Pedrini (Ppd), che lascerà la carica di sindaco di Airolo dopo 13 anni, questi «ottimi rapporti» hanno permesso di realizzare importanti progetti a livello regionale. Progetti che rendono il sindaco «fiducioso» per il futuro, visto che permetteranno di «rendere più attrattiva la vita ad Airolo».
Nell’ottobre del 2019 Pedrini aveva fatto la sua scelta: alle prossime elezioni comunali non si ricandiderà. «Ho dato tutto quello che potevo dare e ora sono arrivato al punto in cui forze e motivazione vengono un po’ meno». Anche nel suo caso la pandemia ha prolungato di un anno il mandato, visto il rinvio delle Comunali 2020. «Avevo già sbarazzato l’ufficio. Ma ovviamente non mi sono tirato indietro, anche se ho faticato a rimettermi in gioco». In ogni caso si tratta di un buon momento per passare il testimone, perché coincide con l’inizio dei lavori di progettazione nell’ambito della riqualifica del fondovalle che permetterà alla nuova gestione comunale di guidare l’esecuzione dall’inizio alla fine». Il progetto, avallato da Cantone e Confederazione, prevede di utilizzare gli inerti provenienti dalla costruzione del secondo tubo del San Gottardo per coprire l’autostrada, destinando così il terreno recuperato all’agricoltura, alle attività turistico-sportive e allo svago.
Pedrini ricorda che quando è entrato in carica 13 anni fa «l’Alta Leventina attraversava una fase di demotivazione generale: vi era una certa disaffezione a causa di chiusure di attività di servizio pubblico che hanno portato alla perdita di posti di lavoro e quindi anche allo spopolamento». Ora, invece, «ci sono interesse, positività e prospettive per il futuro». Infatti, «si inizia a intravedere un ritorno della gente in valle».
Ma quali sono stati i progetto più importanti andati in porto? «Siamo ad esempio riusciti, assieme al collega di Quinto, ad acquistare gli impianti di risalita di Airolo, fondando la società Valbianca». Ciò ha permesso di «rilanciare l'alta valle, in particolare a livello di turismo invernale. Un altro grosso progetto, nel quale è coinvolto anche Quinto, riguarda la nuova centrale idroelettrica del Ritom (i lavori dovrebbero terminare nel 2023, ndr) che ha portato lavoro e anche un po’ di ossigeno alle casse dei due Comuni». Sempre a livello energetico, il sindaco ricorda il parco eolico sul San Gottardo, la messa in servizio di due microcentrali, così come la rete di teleriscaldamento dotata di nuova centrale termica a cippato di legna che «è stata accolta molto bene dalla popolazione». Pedrini cita poi «la Valascia: un progetto regionale che ha messo in evidenza la solidarietà dei Comuni dell’Alta Leventina, i quali hanno permesso di avviare la costruzione del nuovo stadio». Infine, pure «la sistemazione del tratto autostradale tra Airolo e Varenzo ha avuto degli effetti benefici per le ditte del posto permettendo pure di creare qualche posto di lavoro». Fra i rimpianti vi è invece, la mancata realizzazione, dopo lunghe trattative, «di uno stabile per l’imbottigliamento dell’acqua minerale direttamente sul nostro territorio».
In ogni caso il sindaco è fiducioso: «La riqualifica del fondovalle permetterà di destinare terreni a tutta una serie di attività (come spa, percorsi pedonali, ecc.) che renderanno la regione più attrattiva sia a livello turistico, ma anche a livello residenziale». In questo senso, la vecchia linea ferroviaria del San Gottardo, la cui gestione è garantita dalla Südostbahn, «avrà sicuramente un impatto positivo». Per quanto riguarda il ricambio generazionale in politica, «anche se in generale oggi i giovani hanno altri interessi, ne abbiamo comunque trovato alcuni disposti a mettersi in lista e a portare avanti la cosa pubblica in modo competente e con la voglia di fare».
«Sono stato e sarò sempre un sostenitore dell’aggregazione in Alta Leventina». Valerio Jelmini (Plr) – entrato in Municipio a Quinto nel 2000, divenendo sindaco nel 2008 – è convinto che una fusione possa «dinamizzare la conduzione dei Comuni coinvolti, vivacizzando così la politica». Una politica che altrimenti tende a essere esclusivamente portata avanti pensando a se stessi e meno a progetti che potrebbero portare «un maggiore indotto e posti di lavoro a un’intera regione».
Jelmini ha annunciato ormai più di un anno fa che non si sarebbe ripresentato alle Comunali e nel frattempo non ha cambiato idea: «Bisogna essere capaci di mollare nel momento in cui l’entusiasmo viene un po’ meno, lasciando così spazio ad altre idee e dando anche la possibilità alle nuove generazioni di entrare in politica». E il fatto di essere dovuto restare sindaco un anno in più a causa della pandemia che ha posticipato le elezioni comunali non ha pesato particolarmente: «L’ho fatto volentieri, anche se ero già pronto a lasciare l’incarico e ho dovuto riprendere in mano alcuni dossier che volevo fossero ripresi dal nuovo Municipio. Ho sempre lavorato con piacere e ho ottenuto anche molte soddisfazioni».
Soddisfazioni come sostenere «il nuovo stadio dell’Ambrì-Piotta», anche se la sua costruzione «non è stata merito di Quinto». Questo progetto, oltre ad aver generato lavoro, «permetterà all’Hcap di proseguire la sua attività a livello agonistico, garantendo una cinquantina di impieghi e un indotto a livello cantonale di 12-13 milioni di franchi all’anno». Vi sono poi altri progetti di stampo regionale che hanno portato più occupazione ed entrate finanziarie: «Come il salvataggio con Airolo degli impianti di risalita di Pesciüm, la nuova centrale idroelettrica del Ritom e i cantieri autostradali». In ambito comunale, Jelmini ricorda «la rete di teleriscaldamento, un vettore energetico a emissioni zero di cui potranno anche beneficiare le ditte che si installeranno nella zona industriale; la micro-centrale idroelettrica di Busnengo; l’ostello di 70 posti presso la Casermetta e il nuovo Centro servizi comunali». Tra i rimpianti, invece, oltre alla mancata concretizzazione dell’aggregazione – che non è andata in porto probabilmente «a causa, tra l’altro, del timore che venisse a mancare l’aspetto della prossimità dei servizi» – vi è pure il mancato decollo della zona industriale di Piotta. Anche se «all’ultimo minuto un privato ha comprato parte di quest’area, ciò che mi fa ben sperare».
Jelmini è quindi fiducioso per il futuro dell’alta Leventina: «Siamo usciti da quella fase in cui vi era solo frustrazione a causa della perdita di posti di lavoro federali e di chiusure». Frustrazione che ha anche portato a uno spopolamento della valle che però negli ultimi anni è rallentato, dando spazio anche al fenomeno inverso: «Notiamo che vi è interesse a tornare, per aprire una nuova attività o anche solo per fuggire un po’ dalle città. La pandemia ha poi anche dimostrato che grazie all’home office si può lavorare senza per forza recarsi nei grandi centri. E infatti ci sono sempre più persone interessate ad acquistare abitazioni nella regione». Infine, anche se non sono molti, vi sono giovani che «si affacciano volentieri alla politica e questo mi fa essere ottimista». Jelmini trae un bilancio più che positivo della sua esperienza in politica e la consiglia, visto che ha anche imparato molto. Particolarmente importante, e non scontata, è la capacità «di mettersi d’accordo che ti sprona a trovare soluzioni adatte a tutti».