Avviata la procedura di esproprio che permetterà, dopo anni di vicende giudiziarie, di iscrivere i terreni a registro fondiario
Dopo quasi un trentennio si avvicina la parola fine alla vicenda che coinvolge gli impianti sciistici di Airolo-Pesciüm situati nella zona di Ravina. Facciamo riferimento alla proprietà e alla conseguente iscrizione al registro fondiario di questi terreni acquistati all’asta da Giovanni Frapolli con la sua Centri turistici montani (Ctm) Sa nel 2006.
Della costruzione di tali impianti si inizia a parlare a inizio anni 90, quando la Airolo-Pesciüm impianti turistici Sa inoltra una domanda di costruzione al Comune di Airolo per ristrutturare quelli già presenti (inaugurati nel 1960) e per estenderli fino alla zona di Ravina. Quest’ultima zona non era però ancora censita e quindi di fatto non apparteneva a nessuno, ma proprietari dei fondi si sono dichiarati il Patriziato di Airolo e la Airolo-Pesciüm impianti turistici Sa (che ha poi cambiato nome in Funivie del San Gottardo Sa, Fsg. Negli anni successivi su una porzione di circa 5mila metri quadrati vengono costruiti la seggiovia Ravina-Varozzei, lo scilift Ravina-Cassinello e uno châlet con la funzione di buvette (quest’ultimo con licenza edilizia in sanatoria contestata dai Boggesi Alpe Ravina a cui nel 2003 il governo darà ragione per “l’esistenza di una contestazione sui confini giurisdizionali”). Nel 1998, nell’ambito di una nuova misurazione catastale, i terreni vasti oltre 5 milioni di metri quadrati vengono infatti intestati al Patriziato di Airolo e a quello di Piotta fusionato con i Boggesi Alpe Ravina. Una decisione che viene contestata da entrambi i proprietari designati, perché tutti e due chiedono di avere l’esclusiva sul fondo. Solo un decennio dopo verrà stabilito (con sentenza del 2007 della Pretura di Leventina confermata nel 2011 in secondo grado) che i terreni sono di proprietà del Patriziato di Piotta e Boggesi Alpe Ravina.
A seguito del fallimento della Fsg Sa nel 2004, tutti i suoi beni sono andati all’asta: come detto è stato l’imprenditore di Lodrino ad aggiudicarseli per 4,2 milioni, compreso il diritto a ottenere dal Patriziato di Piotta e Boggesi Alpe Ravina la “proprietà delle infrastrutture site in zona Ravina ad esclusione della stazione di arrivo dello skilift”. Un diritto che però viene contestato da Patriziato e Boggesi, con i quali la società di Frapolli inizia una causa civile durata anni e difficilmente riassumibile in poche righe, sfociata nel 2017 con una sentenza emessa dalla Pretura di Leventina, contestata dalla Ctm sa e ribaltata dalla Camera civile del Tribunale d’appello nel 2019. Di fatto quest’ultima istanza attribuisce la proprietà degli impianti e del suolo al costruttore (quindi alla Fsg e, visto il risultato dell’asta, alla Ctm) che ha agito in buona fede visto il consenso di principio che era stato espresso dai Boggesi per l’edificazione delle strutture.
Tornando a oggi, a seguito della crescita in giudicato della sentenza in appello, negli scorsi mesi Frapolli e Boggesi hanno dapprima avviato una trattativa allo scopo di trovare un accordo ma la fumata è sempre stata nera: l’offerta finanziaria avanzata da Patriziato di Piotta e Boggesi Alpe Ravina per il ritiro dei terreni non si è avvicinata a quanto richiesto da Frapolli (1,2 milioni di franchi secondo la perizia ordinata dalle parti). Per poter mettere in pratica la sentenza, il presidente dei Centri turistici montani spiega dunque di aver recentemente avviato la procedura per iscrivere a registro fondiario le sue proprietà. «Si tratta di impianti che hanno una ventina d’anni, è vero, ma sono ancora ben funzionanti e bisogna apprezzarli essendo un momento in cui nessuno finanzia impianti di risalita in Ticino», commenta da noi contattato Giovanni Frapolli ricordando che per gli impianti di Airolo-Pesciüm il Cantone aveva investito in totale 43 milioni. «Finalmente è possibile finire questa storia. I giudici si sono espressi e ora bisogna mettere in esecuzione tale decisione. Speriamo che il tema non venga sottovalutato ma affrontato per il bene degli sciatori», continua. Sul futuro di tali impianti, aggiunge che per il momento non intende emettere un’istanza di chiusura nonostante sia nelle sue facoltà di proprietario. Ora il suo auspicio è che si possa trovare bonalmente un accordo, coinvolgendo anche la Valbianca Sa che gestisce gli impianti airolesi. «Auspico che si vada fino in fondo e che si risolva finalmente la faccenda evitando così di arrivare a mettere il blocco dell’attività di una parte degli impianti gestiti dalla Valbianca Sa», aggiunge Frapolli.