I due audit evidenziano in 130 pagine vuoti organizzativi e di metodo. Un'incapacità a più livelli nel gestire correttamente il Settore opere pubbliche
Dall’Esecutivo al municipale capo dicastero, fino alla direzione del dicastero e al singolo caposettore sono ravvisati “l’assenza di una visione globale e di un approccio sufficientemente critico e proattivo” nel seguire l’avanzamento dei progetti, le prestazioni delle imprese, la messa in cantiere, la gestione degli imprevisti e degli aspetti migliorativi, nonché l’evoluzione della spesa (scadenze, budget, pagamenti, ecc.) e la priorizzazione politica di opere e interventi. E ancora: assenza di mansionari scritti per collaboratori e dirigenti che ne definiscano compiti e responsabilità; mansionari di cui non è tutt’oggi chiara la redazione. Vi sono perciò capi settore liberi di organizzare i loro ambiti senza dover seguire linee direttive superiori. Inoltre c’è scarsa capacità di delega da parte del direttore del dicastero che risulta essere oberato di lavoro, idem i suoi subalterni che a loro volta gli rimproverano di accollarsi compiti amministrativi e di natura tecnica gravosi indebolendo la sua capacità coordinativa e di comunicazione (lui stesso, dopo l’aggregazione del 2017, evidenziava un volume d’investimenti triplicato e un settore sottodimensionato in termini di personale, ma ha poi impiegato un anno per assumere due ingegneri), ritenendo dal canto suo impossibile e non necessario delegare talune sue funzioni.
La radiografia del Dicastero opere pubbliche e ambiente di Bellinzona, in particolare del Settore opere pubbliche (Sop), mostra un paziente nato malato con l’aggregazione comunale del 2017 e bisognoso urgentemente di una cura da cavallo per poter affrontare con la dovuta solidità e garanzia di legalità il futuro periodo dei progetti strategici. L’audit esterno (32 pagine redatte dalla zurighese Bänziger Partner Ag) e quello interno (96 pagine prodotte dal Controllo interno e gestione qualità) da diversi giorni sono sui tavoli del Municipio e dei 60 consiglieri comunali. E lì attendono risposte politiche. Il primo è una verifica del secondo ed entrambi ricostruiscono i problemi emersi nei tre superamenti di spesa per complessivi 5 milioni di franchi relativi ai cantieri del Policentro di Pianezzo, dell’Oratorio di Giubiasco e dello Stadio cittadino. La ‘Regione’ ha potuto leggere gli audit da cui emerge un quadro molto più articolato di quello giocoforza riassuntivo offerto da sindaco, vicesindaco e colleghi durante la conferenza stampa del 23 settembre.
Dai due documenti emerge l’incapacità, a tutti i livelli, di recepire quei segnali d’allarme utili ad avviare una revisione approfondita degli investimenti e progetti prima che si presentino importanti superamenti di spesa. A pesare è una scarsa comunicazione verticale e orizzontale (fra Municipio e settori e fra gli stessi dicasteri) volta a identificare e sviscerare i problemi nel momento in cui hanno origine; comunicazione lacunosa a fronte però di regolari incontri cui partecipano municipali e capi settori, vertici dai quali non emerge una chiara presa di coscienza della reale situazione. E a monte a pesare è pure la non implementazione, sin dalle prime fasi di progettazione, di un monitoraggio dei fattori chiave indicativi dei rischi. In definitiva, riassumendo, mancanza di uno strumento di gestione strategica del Sop, strumento per la cui implementazione il Municipio non ha sin qui garantito il necessario supporto.
Prima di analizzare i tre superamenti di spesa, l’audit esterno evidenzia una serie di problemi esistenti nelle tre aree che costituiscono il Sop, ossia Gestione stabili, Edilizia pubblica e Genio civile. Colloqui avuti con i rispettivi responsabili mostrano problemi nella gestione delle delibere (mancanza di un’analisi globale) al fine di garantire il mantenimento della soglia in delega; pure lacunosa l'applicazione del concetto di sorpasso del 10% sugli investimenti, poiché tende a concedere troppo margine a favore di varianti poco in linea con l’idea iniziale del singolo progetto, escludendo in definitiva Municipio e Consiglio comunale dalla valutazione. Una delle difficoltà maggiori viene poi indicata nel metodo col quale informazioni e richieste riguardanti i vari progetti arrivano ai rispettivi servizi: un afflusso ritenuto disordinato.
Situazione cui si aggiunge un carico di lavoro ritenuto troppo elevato, comportando perciò in talune circostanze la rinuncia a operazioni formali quali la stesura di rapporti scritti. Quanto alla pianificazione del lavoro interno, non esiste alcuno strumento e il tutto viene effettuato dal responsabile di area in base alla sua esperienza. Mancando poi la funzione di sostituto capo servizio, i responsabili risultano estremamente sotto pressione, specie nella gestione dei progetti più complessi e nei rapporti con i vari attori esterni; una lacuna cui si aggiunge l’assenza di un’adeguata digitalizzazione e archiviazione informatica dell’ampia documentazione, ciò che comporta importanti vuoti con i quali si sono imbattuti gli stessi autori degli audit. A questo si aggiunge poi la grande difficoltà nell’ottenere mensilmente le fatturazioni dalle imprese (non esistono strumenti atti a garantire il rispetto delle scadenze e le raccomandate rimangono sovente lettera morta), ciò che impedisce di avere una visione globale della situazione dei costi e delle prestazioni effettuate. Pure problematico viene ritenuto il rapporto con l’Azienda multiservizi.
Sempre in tema di comunicazione orizzontale e verticale, il municipale Christian Paglia, autosospeso dalla conduzione politica del Sop sino a fine legislatura, sentito dai periti evidenzia come diverse esigenze da parte di molti dicasteri non siano comunicate nel rispetto di gerarchia e ruoli definiti all’interno dell’amministrazione pubblica. Per la gestione costi, aggiunge, sarebbero necessari strumenti di analisi per consentire la presa di conoscenza delle riserve contenute nei messaggi municipali. Non da ultimo rimarca di avere a più riprese consigliato al direttore del Sop di delegare più lavoro ai capi servizio, “poiché tutto nel Sop si accentrava molto su di lui”.
Sentito dai periti, il sindaco Mario Branda lamenta una non chiara esposizione delle proposte di decisione dal dicastero all’indirizzo del Municipio: “Se tali proposte non permettono all'Esecutivo di comprendere quali possono essere i problemi reali derivanti dalla decisione, risulta impossibile per il Municipio individuare determinate criticità”. Da qui la necessità di esigere dal direttore di settore “risoluzioni corrette e ineccepibili dal punto di vista legale”. La loro qualità “è fondamentale affinché il Municipio possa prendere decisioni con piena cognizione di causa”. Branda non nega infine che “forse in futuro le competenze di controllo dei capi dicastero debbano essere descritte e definitive in maniera più chiara”.
Dal canto loro i periti esterni ribaltano una buona parte della responsabilità sull’organo politico, cui viene imputata la “mancanza di analisi critica nell'accettare le risoluzioni municipali proposte dal direttore del Sop senza metterne in discussione il contenuto”. Tale comportamento “acritico e benevolo dei responsabili politici può indurre i collaboratori alla legittima convinzione che il loro modo di agire sia avallato”. Da qui l’invito dei periti esterni a procedere con una “contestualizzazione più rigida della responsabilità del capo dicastero, poiché per un Municipio risulta difficile mantenere una supervisione efficace su tutte le attività svolte da un'amministrazione così vasta come quella della nuova Bellinzona”. Un appello cui si aggiunge quello rivolto a tutte le parti in causa affinché migliorino la conoscenza della Legge sulle commesse pubbliche.
Nel deriva un corposo elenco di consigli volti a ‘guarire il paziente’: definire un mansionario per collaboratori e dirigenti; definire e assegnare il ruolo di vicedirettore del dicastero e sostituti dei capi settori; definire e assegnare ruoli ritenuti strategici, come ad esempio per il controllo interno di qualità; introdurre un sistema di rapporto orario e delle prestazioni dei collaboratori del Sop, che permetta di risolvere il problema del sovraccarico di lavoro; migliorare a tutti i livelli la conoscenza della Legge sulle commesse pubbliche; utilizzare maggiormente procedure di assegnazione alternative a quella diretta per incarichi a progettisti, direzione lavori e supporto al committente; rivedere la priorità d'esecuzione di molti progetti presenti in lista; riorganizzazione l’archivio elettronico del Sop; effettuare un’analisi strategica del portfolio del sop per valutarne il volume d’investimenti e definire una strategia gestionale. Una riorganizzazione generale – conclude l’audit esterno – che andrebbe affrontata affiancando un supporto esterno ai dirigenti del Sop.
L’audit interno ripercorre l’iter dei tre cantieri problematici. Lacune sono ravvisate a tutti i livelli: dalle direzioni lavori al Sop, dal Municipio agli studi d’ingegneria, dai progettisti alle imprese coinvolte nei lavori. Nel caso dell’Oratorio di Giubiasco ad esempio (nel 2015 credito votato dal Cc di Giubiasco pari a 7,95 milioni, totale ora ipotizzato +2,325 milioni) uno dei punti centrali è l’iniziale decisione di mantenere il vecchio edificio, contraddetta dalla successiva di demolirlo sostituendolo con un nuovo corpo e generando così un maggior costo inizialmente indicato pari a 790mila franchi (ossia un pelo sotto la soglia massima del 10% ammessa dalla Loc per non chiedere un credito supplementare al Consiglio comunale) ma che alla fine supera il milione. La perizia interna indica un’errata valutazione dei sondaggi sul vecchio edificio e della sua solidità. Pure lacunosa la realizzazione delle misure Minergie, con errori originati da una progettazione ritenuta lacunosa. Critiche vengono mosse all’architetto anche nella sua funzione di direzione generale, come pure all’impresa di costruzione che ha avanzato diverse richieste supplementari, conseguenze di carenze nel capitolato. In tutto ciò completamente assente è stata la figura del committente (Città) attraverso il Sop che ha sottoposto al Municipio diverse risoluzioni non chiare.
Credito votato dal Cc di Pianezzo 6 milioni, costo finale 7,15 milioni: l’impresa edile che si è aggiudicata l’opera per 1,5 milioni, ha infine presentato un consuntivo superiore ai 2 milioni, ciò che da solo rappresenta il 50% del sorpasso di spesa. Problemi sono emersi anche nella fase gestita dal vecchio Municipio locale prima dell’aggregazione: “Nel decidere consapevolmente l'esecuzione di opere di miglioria o supplementari – annota l’audit interno – ha ogni volta omesso di supportare la decisione con una specifica copertura finanziaria, ritenendo le stesse contemplare nel credito votato dal legislativo”. Quanto invece alla direzione lavori e al supporto al committente, viene riscontrata “scarsa univocità nel segnalare i sorpassi”. E quando nella primavera 2017 è subentrato il Municipio di Bellinzona il superamento di credito era di 405mila franchi, poi vieppiù cresciuto fino a +16%. L’Esecutivo nel febbraio 2019 ha infine chiesto al Sop di produrre un messaggio suppletorio, mai giunto.
Per lo Stadio cittadino (passato da 3,1 milioni e 4,47) l’audit interno punta il dito contro il progettista reo, fra le altre cose, di non aver eseguito nella fase preliminare tutti i necessari sondaggi del terreno sotto la pista di atletica. Ma questo sembra essere il meno rispetto alla miriade di opere aggiunte in fase esecutiva, che porta a un risultato finale “che si scosta in modo profondo dal progetto approvato dal Consiglio comunale”. Citiamo le gradinate spalti est, un passaggio fra i campi A e B, una nuova rampa d’accesso, il rifacimento del campo A con nuovo impianto d’irrigazione, nuovo sistema di drenaggio e nuovo manto erboso, più nuovo orologio, nuove panchine campo A. Quasi tutto dedicato al calcio, mentre il progetto originale mirava principalmente al rifacimento della pedana di atletica. Stranamente non viene però indicato chi, esattamente, abbia chiesto le aggiunte: si specifica solo che il progettista le ha progettate e che il Sop le ha avallate acriticamente. Con parziale decisione finale del Municipio facendo uso della delega concessagli.