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Paglia non ci sta: ‘Contesto alcune conclusioni degli audit’

Sorpassi di spesa milionari a Bellinzona: il municipale replica alle critiche, riconosce alcuni errori e non condivide la decisione di esautorarlo dal Sop

Christian Paglia con sindaco e vicesindaco (Ti-Press)
3 ottobre 2020
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Palpabile imbarazzo nella sezione Plr di Bellinzona per le conclusioni dei due audit interno ed esterno sui sorpassi di spesa pari a oltre 5 milioni di franchi riscontrati nei cantieri del Policentro di Pianezzo, dell’Oratorio di Giubiasco e dello Stadio cittadino. Imbarazzo emerso nella riunione della Direttiva di mercoledì conclusasi con l’impegno, condiviso da tutti i presenti, di riaffrontare nuovamente la questione nella seconda metà di ottobre quando il Municipio renderà noto l’esito dell’inchiesta amministrativa e disciplinare volta a far luce sulle singole responsabilità di progettisti, architetti, vertici del Servizio opere pubbliche (Sop) e capodicastero Opere pubbliche e ambiente Christian Paglia, il municipale liberale-radicale esautorato settimana scorsa dalla conduzione politica del Sop per decisione dell’Esecutivo guidato dal sindaco Mario Branda che lo dirigerà sino a fine legislatura.

'Sono il primo a provare imbarazzo, ma...'

Paglia, presente alla Direttiva in seno alla quale sono emerse opinioni differenti sulla vicenda e sulla sua posizione, interpellato dalla ‘Regione’ accetta di entrare nel merito delle critiche mosse dagli audit e di cui abbiamo diffusamente riferito nell’edizione di giovedì. Con una premessa: «Sono il primo a provare imbarazzo di fronte a sorpassi di spesa per 5 milioni di cui avrei fatto volentieri a meno. Ma al contempo non posso accettare alcune conclusioni degli audit e la ricostruzione dei problemi esistenti così com’è stata esposta. Contesto pure la decisione municipale di sollevarmi dalla conduzione del Sop. La contesto ma al contempo la rispetto. Continuerò a fornire il mio contributo nel gremio in modo trasparente e schietto come ho sempre fatto».

Quali errori sente di aver commesso?

«Non aver rallentato il livello d'investimenti che veniva chiesto da più parti, dall’esterno e anche dal collegio municipale, rispetto alle risorse operative a nostra disposizione. Carenza che ci ha indotti a optare per mandati esterni di progettazione sui quali è poi mancata la dovuta nostra vigilanza, perché pure su quel fronte eravamo oberati di lavoro. Anche l’incarico di supervisione richiede in definitiva di riservare uno specialista a quel compito. Non sono state rilevate malversazioni e quanto speso in più corrisponde a quanto realizzato in più. Niente dimissioni quindi, come auspicato da più parti».

Eppure nel Plr c’è imbarazzo. Teme la sfiducia prima della fine legislatura, quando come previsto lei lascerà la carica?

«È vero che taluni non concordano con le mie opinioni e con la mia ricostruzione dei fatti. Lascio al partito la libertà di fare le proprie valutazioni e di adottare le decisioni che riterrà opportune. Lo dico rimarcando che non c’è nessun imbarazzo, per contro, di fronte alle svariate decine di milioni spesi in altre opere pubbliche senza che si siano presentati problemi di superamento. In definitiva non posso dirmi tranquillissimo, ma nemmeno accetto l’opinione secondo cui avrei sbagliato tutto, sebbene io riconosca gli errori formali e funzionali commessi sempre in buona fede».

Dagli audit emerge una carenza di organico, ma anche procedure oltremodo lunghe nelle assunzioni. Dov’è il problema?

«Già nell’ambito dei gruppi di lavoro del progetto strategico pre-aggregativo il mio dicastero aveva avanzato la necessità di potenziare la dotazione di 13-15 unità lavorative per far fronte all’ondata d'investimenti prevista con l’avvento della nuova Bellinzona. Nonostante le nostre reiterate richieste, abbiamo ottenuto quattro/cinque assunzioni soltanto nel 2020. Il tutto caratterizzato dalla necessità di visionare svariate decine di candidature per scegliere i profili ricercati, ciò che in un contesto riorganizzativo ha richiesto più tempo di prima. Da notare peraltro che con l’aggregazione il personale del Sop è cresciuto del 30% assorbendo le poche forze provenienti dagli ex Comuni, mentre il volume d’investimenti lordi è schizzato del 300%».

Sempre dagli audit la gestione del Sop esce con le ossa rotte: mansionari assenti, verbalizzazioni inesistenti, coordinamento problematico, archiviazione lacunosa, priorizzazione mancante, carico di lavoro eccessivo per il direttore accentratore. Un bel disastro. L’aggregazione non doveva servire a mettere tutto a posto?

«Dagli audit emerge un’immagine catastrofica che contesto. Si è comunque strutturato il Sop in tre settori di attività, ossia Gestione stabili, Edilizia pubblica, Genio civile. Che hanno lavorato con una organizzazione interna a mio avviso discretamente buona per gestire fino a 35 milioni d’investimenti annui. Strutturazione del settore che non viene criticata dai periti. Inoltre i collaboratori sanno cosa fare per la stragrande maggioranza delle attività di cui devono occuparsi durante la giornata lavorativa. Quanto ai mansionari auspicati negli audit, posso anche concordare con la necessità di dotarsene, senza però arrivare a formulazioni eccessivamente dettagliate da doverle poi continuamente aggiornare. Contesto pure che non si sia approntato un piano delle priorità: venivano modificate a dipendenza anche degli imprevisti nel Piano delle opere aggiornato semestralmente. Concordo invece sul fatto che i sistemi di gestione informatica e finanziaria vadano migliorati: lo ripeto da almeno due anni. Detto ciò, non voglio far pensare che io scarichi su altri le nostre responsabilità. Di sicuro una maggior presenza, durante questa prima legislatura, del Controllo interno e gestione qualità, autore dell’audit interno, sarebbe stata gradita».

Controllo che però interviene su mandato specifico del Municipio, non ‘motu proprio’. Perché il Sop è stato radiografato solo quando i buoi erano ormai fuggiti dalla stalla?

«A fronte della nostra massa d’investimenti, un maggiore grado d’attenzione verso il Sop sarebbe stato gradito. Quanto a me, ripeto, recepita la gran mole di lavoro che andava a investire il settore, avrei dovuto tirare il freno a mano. D’altro canto, tuttavia, il Sop da tempo era già abitato a un carico d’investimenti molto importante».

Non era invece meglio insistere su un incremento concreto dell’organico e porre rimedio a quelle lacune interne che vi erano sicuramente già note?

«Come noi, anche altri dicasteri hanno fatto richiesta di migliorare l’organico. Si fa parte di una compagine municipale non per guardare al proprio orticello, ma per lavorare nel nome del bene comune e reciproco. L’acquisizione di nuove risorse ha dunque dovuto accontentare un po’ tutti i vari ambiti della Città».

Singoli cantieri. Com’è possibile che il Sop accordi l’esecuzione di importanti aggiunte non contemplate dai messaggi municipali votati dal Consiglio comunale? Il caso stadio, gestito dalla Città, è emblematico: si punta al rifacimento della pista di atletica e dal nulla, senza che l’Esecutivo sappia niente fino a lavori avviati, spuntano una gradinata al posto della prevista scarpata, nonché altre opere correlate per un totale di 647mila franchi. Senza contare le opere eseguite con delega municipale inerenti al campo di calcio quali nuova erba, irrigazione, fondo drenante, orologio, panchine, ecc.

«Nessuno mi ha informato dell’esecuzione della scalinata omologata e dei suoi costi. Né ero a conoscenza del maggior costo generato dagli imprevisti emersi. La fattispecie va dunque chiarita col progettista. Si tratta di opere che avrebbero richiesto un credito supplementare coinvolgendo il Consiglio comunale. Per contro, ho sempre sottoposto al Municipio le opere aggiuntive che potevano essere eseguite in delega. Col senno di poi, ritengo che abbiano anche influito i tempi stretti generati dal dover procedere rapidamente al rifacimento della pista di atletica per consentire la corretta organizzazione del Meeting internazionale di atletica. Senza questa spada di Damocle si sarebbe potuto affrontare l’intervento sullo stadio nella sua globalità includendo da subito nel preventivo le opere realizzate in corso d’opera».

Oratorio e Policentro, ossia cantieri avviati dai precedenti Comuni di Giubiasco e Pianezzo ed ereditati dalla Città nel 2017. I preventivi erano troppo contenuti rispetto alle reali esigenze?

«È molto difficile calcolare il preventivo corretto con i giusti margini. Un preventivo con un margine troppo generoso, toglie potenziali risorse da investire in altre opere pubbliche. Un margine troppo risicato può per contro sfociare in esigenze di correzione in fase d’opera affinché quanto previsto sia funzionale. Ritengo che per il Policentro si configuri questo secondo scenario. Quanto all’Oratorio, il problema ha riguardato soprattutto la progettazione e la direzione lavori. Basti pensare che il vecchio edificio, poi demolito, era stato inizialmente ritenuto solido dal profilo statico. A ciò si aggiunga che errori nel capitolato d’appalto sono terreno fertile per imprese edili particolarmente attive nel richiedere maggiori costi, come accaduto».

Onorario del municipale: se privato di un settore, come nel suo caso, il Regolamento comunale non prevede una decurtazione della paga. Che rimane di 5’500 franchi mensili per un minimo di venti ore lavorative settimanali. Vorrà restituire parte del salario non meritato, come qualche politico chiede?

«Negli ultimi dieci anni sono stato il responsabile politico di un dicastero formato da 330 persone, il secondo dicastero più importante in termini di risorse e uno dei più operativi. Ciò nonostante non ho mai percepito un onorario maggiore dei miei colleghi. Peraltro in qualità di municipale mi occupo anche di temi che esulano dal mio dicastero. Ora, la mia competenza diretta si riduce ai soli Servizi urbani? D’accordo, ma quello della nuova Bellinzona è un servizio che gestisce uno dei più vasti territori urbani del Ticino e anche della Svizzera».

In mezzo a tutto questo, una grave malattia si è portata via sua figlia Monica. Un percorso di sofferenza cui ha dedicato anche un libro toccante. Guardando ai problemi emersi ora nel dicastero da lei diretto, e immaginando le energie spese seguendo l’inesorabile evoluzione della malattia, non crede a posteriori che una rinuncia alla carica di municipale sarebbe stata in quel periodo opportuna?

«Di fronte a certe situazioni terribili ci si sente talmente impotenti, da ritenere importante mantenere un barlume di normalità all’interno della tragedia che si sta vivendo. Il percorso della malattia nell’arco degli anni è stato altalenante: fasi positive seguite da complicazioni improvvise. Abbandonare la mia funzione politica, o ridurre il mio impegno professionale, non mi avrebbe maggiormente aiutato a sostenere mia figlia».

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