Bellinzonese

'Eccoci Bellinzona', da 5 anni al servizio dell'integrazione

Dal 2015 l'associazione aiuta le persone straniere a sentirsi parte della comunità attraverso attività e corsi di italiano. 'Siamo un punto di riferimento importante'

5 maggio 2020
|

Nata nel 2015 dalla volontà di alcuni studenti del liceo della capitale, da cinque anni l’associazione ‘Eccoci Bellinzona’ tende la mano alle persone immigrate nella regione, favorendo la loro integrazione attraverso corsi di italiano gratuiti e attività ricreative quali escursioni, gite, passeggiate, grigliate, serate musicali, partecipazione ad eventi, pomeriggi di danza e giochi. Dietro a tali momenti di incontro si cela l’impegno di una trentina di volontari, tra i quali Daniela Cameroni: “L’obiettivo principale dell’associazione è quello di stare insieme e cercare di far sentire queste persone parte della comunità - ci spiega -. A partecipare sono perlopiù adulti, ma anche ragazzi e famiglie, soprattutto in occasione delle gite e delle escursioni che rappresentano per loro importanti occasioni per conoscere la regione in cui viviamo. Alle attività partecipano per la maggior parte persone eritree e siriane, ma pure provenienti da Iran, Argentina, Ghana e Tibet”.  

Molto apprezzate e frequentate (circa una ventina i partecipanti) risultano le lezioni di italiano che l’associazione organizza ogni lunedì sera (dalle 20 alle 21) presso l’oratorio della Collegiata. “I corsi sono strutturati a piccoli gruppi, organizzati a seconda del livello linguistico e delle esigenze di ogni partecipante (c’è chi vuole fare grammatica e chi solo conversazione). Abbiamo a disposizione libri di testo e altro materiale didattico. Nessuno di noi è docente professionista - continua Cameroni -, ma possiamo però contare su alcuni ex professori ora in pensione”. Apprezzato dai partecipanti è anche il servizio di accudimento per i bambini grazie ai volontari che, sempre presso gli spazi dell’oratorio, si occupano di intrattenerli svolgendo attività, giochi e compiti.  

Per finanziarsi, l’associazione presieduta da Paolo Peduzzi dipende principalmente da donazioni, raccolte fondi tramite il classico ‘banco del dolce’ e occasionali contributi cantonali.

Uniti anche di fronte al Covid-19

Di fronte alla diffusione del coronavirus, l’associazione ha dovuto rinunciare alle occasioni di incontro (corsi di lingua compresi), cercando tuttavia di mantenere i contatti grazie alla tecnologia. “Sulla nostra pagina Facebook abbiamo iniziato a pubblicare giochi, indovinelli, esercizi e anche qualche ricetta interessante. Date le difficoltà linguistiche di molte persone che frequentano le nostre attività, i volontari dell’associazione presieduta si sono adoperati anche per fornire le traduzioni delle informazioni e delle le disposizioni riguardanti la situazione sanitaria. Inoltre, a seguito della richiesta di alcuni genitori, abbiamo iniziato a fornire assistenza ai bambini per svolgere o correggere i compiti. Anche in questo caso, per genitori non di lingua madre italiana, può infatti risultare complicato capire una consegna”. Nelle ultime due settimane i corsi di italiano hanno tuttavia potuto riprendere in forma digitale. “Utilizzando applicazioni di videoconferenza, abbiamo già svolto un paio di lezioni al beneficio di chi lo desiderasse. Un’esperienza positiva, anche solo per tenersi in contatto”. 

Progetti futuri e collaborazioni

Quanto alle idee per il futuro, “stiamo valutando l’opzione di organizzare corsi in altre lingue, poiché negli ultimi mesi sono aumentate le richieste in tal senso, soprattutto da parte di giovani ragazzi alle prese con lavori di apprendistato. Il fatto che si siano rivolti a noi, ci fa rendere conto che rappresentiamo un punto di riferimento importante”. Non mancano poi i contatti e le collaborazioni con altre realtà simili. “Le persone entrano in contattato con noi con il passaparola oppure attraverso il Soccorso operaio svizzero, con cui c’è l’idea di lanciare un progetto legato allo sport”.