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Una cooperativa per salvare il quartiere Vergiò: la chance c’è

La Monopoly District Sa favorevole a cedere una delle quattro palazzine a un’organizzazione di utilità pubblica: una speranza per parte degli inquilini

L’incontro di oggi
(Ti-Press)
23 marzo 2025
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Forse non tutto è perduto per gli inquilini del Quartiere Vergiò di Breganzona. La Monopoly District Sa ha infatti aperto alla possibilità di concedere un diritto di compera su una delle palazzine che ha acquistato lo scorso anno da Helvetia Assicurazioni. Tradotto: se si trovassero le persone, fisiche o giuridiche che siano ma almeno sette, si potrebbe mettere in piedi una cooperativa d’abitazione, rilevare il terreno e lo stabile. E permettere così di mantenere gli affitti alle attuali pigioni, garantendo continuità a chi vive negli appartamenti. Una continuità che è tutt’altro che garantita allo stato attuale, dato che la nuova proprietà intende trasformare quattro delle undici palazzine acquistate in proprietà per piani, ovvero vendere gli appartamenti. Agli inquilini, se lo desiderano e se possono permetterselo, ma non necessariamente.

‘Gli affitti resterebbero quelli attuali’

La transazione immobiliare dello scorso autunno ha gettato nel panico numerose persone, una novantina in totale quelle che potrebbero perdere l’alloggio. Questo malessere ha portato alla creazione anche di un gruppo, Pro Vergiò, che proprio oggi al Liceo Diocesano di Breganzona ha tenuto il secondo incontro dopo quello di fatto costitutivo di gennaio. Diverse decine i partecipanti, tra i quali anche il municipale Raoul Ghisletta e il granconsigliere Maurizio Canetta. E proprio durante l’evento è emersa la notizia di un’apertura di Monopoly. «Se davvero si riuscisse a costituire una cooperativa – ha spiegato Monique Bosco-Von Allmen, presidente della sezione Svizzera italiana do Cooperative d’Abitazione Svizzera –, questo permetterebbe agli inquilini di rimanere negli appartamenti, senza aumentare gli affitti almeno in una prima fase (ossia finché non si farebbero eventuali lavori, ndr). In media, a livello svizzero, le cooperative offrono alloggi nettamente sotto i prezzi di mercato. Sarebbe utile anche per contribuire a calmierare il mercato immobiliare e dare un esempio per altre realtà».

Serve il 10% di capitale proprio

L’architetta ha spiegato alla platea come si procederebbe in caso di costituzione di una cooperativa. Citando il Codice delle obbligazioni, ha ricordato che si tratterebbe di una società senza scopo di lucro e che fra i soci potrebbero esserci anche persone giuridiche di vario tipo, come persino enti pubblici. Ne ha spiegato poi il funzionamento, dando altre informazioni di carattere amministrativo. E finanziario: per acquistare, servirebbe mettere il 10% di capitale proprio, un ulteriore 10% potrebbe provenire dal fondo di rotazione della Confederazione, mentre il restante 80% sarebbero prestiti da istituti finanziari. Il risultato finale sarebbe un ibrido, una situazione a metà tra l’essere inquilini e proprietari. E i soci potrebbero essere anche persone fisiche non residenti, tant’è che dal pubblico c’è già chi ha dimostrato interesse anche fra i non inquilini. Tra i benefici, la possibilità di partecipare in maniera democratica alle decisioni relative allo stabile e l’opportunità di conoscersi e aiutarsi di più fra inquilini.

‘Non fatevi mettere i piedi in testa’

Siccome tra gli obiettivi dell’incontro c’era anche la volontà di dare un sostegno morale ma anche tecnico agli inquilini, tra gli ospiti c’è stato il presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini, sezione Svizzera italiana, Adriano Venuti. «Non siate complici di speculazioni edilizie: non accettate aumenti di pigione – ha detto –, se non sono giustificate. Dietro la richiesta potrebbe esserci la necessità dell’acquirente di denaro, per ottenere più facilmente il credito in banca». Proprio il tema degli aumenti di affitto è stato sollevato da più persone in sala, e per motivazioni diverse. «A meno che non vogliate comprare l’appartamento, opporsi serve a guadagnare tempo. I proprietari non possono dare la disdetta subito se un inquilino non accetta l’aumento. Opponendosi si va in conciliazione e l’Ufficio stabilisce se l’aumento è giustificato o meno e se ha ragione l’inquilino, questo non può essere sfrattato per tre anni». Un ‘contentino’, per alcuni nel pubblico, che in ogni caso dovranno andarsene, domani o fra tre anni al più tardi. E c’è anche già chi la disdetta l’ha già ricevuta. «Non firmate, a meno che non abbiate già un’alternativa», il consiglio di Venuti, che ha invitato tutti a rivolgersi all’associazione per ulteriori consulenze.

‘La politica faccia di più’

Numerose domande, ma poche storie emerse durante l’incontro: molti sono reticenti a parlare per timore di ripercussioni. Ma c’è un tema che torna di sovente: l’avanzata età media di numerosi inquilini. Alcune famiglie vivono nel quartiere da oltre trentacinque anni e gli anziani sono tanti. «Proprio per questo, per tutelare anche queste persone, è importante dare un forte segnale alla politica che il tema dell’alloggio a pigione moderata è importante», ha ribadito Bosco-Von Allmen. Il coinvolgimento della politica non è mancato, ma sin qui con pochi risultati. Il gruppo ha scritto al consigliere di Stato Raffaele De Rosa, che ha replicato che il compito di promuovere e sostenere la politica degli alloggi accessibili è dei Comuni. Con alcuni municipali (il sindaco Michele Foletti, il capodicastero Finanze Marco Chiesa e il capodicastero Immobili Raoul Ghisletta) c’è anche stato un incontro a febbraio. La Città si è messa a disposizione come conciliatore fra le parti, specificando però che al momento di soldi per acquistare lei stessa le palazzine e garantire le pigioni moderate, non ce ne sono.

Pericolo gentrificazione

Eppure, l’esigenza è comprovata. Il programma ‘Patti Chiari’ della Rsi ha dedicato recentemente al tema una puntata, portando un sondaggio dal quale è emerso che il 63% degli interpellati è favorevole ad avere più cooperative e alloggi a pigione moderata sul territorio. E non stupisce, visto l’andamento del mercato. «Quello di via Vergiò non è l’unico caso purtroppo – ha sottolineato Bosco-Von Allmen –, si rischia una seria crisi dell’alloggio come in altre città svizzere. Ci vogliono meno parole e più fatti. Pensiamo a Pregassona, che sta subendo un processo di gentrificazione: le persone non riescono più a pagare gli affitti a causa dei cambiamenti di proprietà». Proprio al Capannone di Pregassona è prevista il 12 maggio una tavola rotonda sul tema. Intanto, si continua a fare pressione sulla politica. «Bisogna stimolare gli enti pubblici, i Comuni e il Cantone, che si devono attivare affinché queste modalità speculative diminuiscano, perché è possibile che si vedano altre operazioni immobiliari di questo tipo, che daranno filo da torcere ad altre famiglie. Ricordiamoci che l’alloggio è un diritto fondamentale e l’articolo 41 della Costituzione federale richiama le responsabilità proprio degli enti pubblici».

Una mozione pendente

A Lugano il tema è al centro del dibattito pubblico da anni, ma la maggioranza politica di centro-destra ha sin qui dettato la linea: un approccio soft, rispetto a proposte più incisive provenienti da sinistra, come la costituzione di ente giuridico preposto agli alloggi a pigione moderata. Ora il tema torna d’attualità e sono diversi gli atti parlamentari depositati negli ultimi mesi, fra i quali, sempre da sinistra, una mozione che chiede al Municipio di attivarsi per costituire un’organizzazione di utilità pubblica che faccia un’offerta per l’acquisto di una delle palazzine. «Si potrebbe creare un fondo – l’osservazione di Ghisletta –, dal quale attingere per i capitali, che verrebbero poi man mano restituiti. Però non c’è molto tempo, ora bisogna tirare in gol: una cooperativa va costituita».

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