Bellinzonese

Lumino's, 'irrilevante' la prova di Girardi

La Corte d'appello e di revisione penale e il Tribunale federale non accolgono il ricorso presentato dall'ex direttore del locale notturno

18 febbraio 2020
|

Sembrerebbe giunta al capolinea la travagliata vicenda giudiziaria a carico di Luigi Girardi. Per il Tribunale federale (Tf) è infatti inammissibile il ricorso interposto lo scorso 16 gennaio dall’ex direttore del locale a luci rosse Lumino’s. Circa due settimane dopo i giudici di Mon Repos, così come fatto dalla Corte d’appello e di revisione penale (Carp) nel settembre del 2019, hanno respinto l’istanza con cui Girardi chiedeva la revisione del suo processo, sollecitando di acquisire agli atti il contenuto del suo smartphone. L’uomo sosteneva che dal suo cellulare – utilizzato per documentare i colloqui con le persone che incontrava – emergessero nuovi mezzi di prova.

Girardi, lo ricordiamo, nel 2014 era stato condannato in primo grado dalla Corte delle Assise criminali a 24 mesi di carcere. Nel 2016 la Carp aveva poi confermato il verdetto, infliggendo all’imputato una pena detentiva sospesa di 21 mesi, di cui 10 da espiare, per tentata minaccia o violenza contro le autorità o i funzionari. Ciò per aver mostrato, nell’estate 2013, al compianto consigliere di Stato leghista

Michele Barra un video in cui si vedeva un collaboratore del Dipartimento del territorio in compagnia di una prostituta. Le pressioni dell’imprenditore italiano sull’allora direttore del Dipartimento del territorio – avevano concluso i giudici – miravano ad ottenere la licenza edilizia del suo locale a Lumino. La condanna era stata confermata prima dal Tf, poi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Con la nuova istanza Girardi contestava la coazione, asserendo che nel suo i-Phone (sequestrato dalla Polizia cantonale nell’ambito dell’inchiesta del 2014) vi fosse la prova di una donazione versata all’allora deputato leghista Attilio Bignasca. “Se nel maggio 2013 ho dato 50mila franchi al partito di Bignasca che motivo avevo di coartare il suo ministro?”, scriveva Girardi nell’istanza. Un fatto che Bignasca ha negato, definendo Girardi un “personaggio senza alcune credibilità” (vedi ‘laRegione’ del 15.3.2019).

‘Ne era a conoscenza sin dall’inizio’

Al Tribunale federale l’imprenditore chiedeva in via principale di annullare la decisione comunicata dalla Carp lo scorso mese di dicembre, e di accogliere le sua istanza di revisione. In via subordinata chiedeva di rinviare gli atti alla Corte cantonale per una nuova decisione. Allineandosi e richiamando il giudizio della Carp, il Tf ha risposto picche, sottolineando come il secondo potere giudiziario abbia giudicato “irrilevante” per l’esito del giudizio l’istanza di Girardi. La sentenza del Tf rileva inoltre che l’imputato fosse a conoscenza “dell’asserita nuova circostanza”, ed avrebbe potuto presentarla nei precedenti dibattimenti. “Il ricorrente non si confronta puntualmente con le considerazioni della Corte cantonale e non dimostra quindi, con una motivazione chiara e precisa, che la

Carp avrebbe negato a torto la rilevanza dei fatti e delle prove addotte con l’istanza di revisione”. I precedenti giudici, scrive ancora il Tf, “hanno ritenuto che la circostanza che il ricorrente intendeva dimostrare, vale a dire l’esistenza di un buon rapporto tra lui e i maggiori rappresentanti dal movimento politico a cui apparteneva il consigliere di Stato, non è suscettibile di influenzare l’accertamento dei fatti relativi al comportamento del 5 agosto 2013 oggetto della condanna”. Il Tf ha pure respinto la domanda di assistenza giudiziaria formulata da Girardi. Il suo Lumino’s club aveva chiuso i battenti nella primavera del 2013.