Bellinzonese

Espocentro con l'acqua alla gola. Perdite per la Città?

Stando a 'Liberatv' precetti esecutivi di oltre 200'000 franchi per ciascuna delle due società che gestiscono stabile ed eventi. Interpellanza dei Verdi

L'entrata dell'Espocentro (Ti-Press)
14 gennaio 2020
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Circa 220'000 franchi di attestati di carenza beni per la Espo Ticino Sa (che gestisce gli eventi) e circa 200'000 per la Espo Centro Sa che amministra lo stabile di Bellinzona. Sono le cifre, nude e crude, pubblicate stamane dal portale 'Liberatv'. Cifre che, se confermate, rischiano di mettere in ginocchio l'attività fieristica ed espositiva all'interno dell'Espocentro sito su due fondi di proprietà della Città di Bellinzona che a suo tempo aveva concesso un diritto di superficie a favore della Espo Centro Sa. Entrambe le società anonime dal 2012 sono amministrate da Srecko Radosavljevic (noto come Mike) che otto anni fa era subentrato a promotori Teodoro Zeli e Romano Baroni. Cosa ha portato, in pochi anni, al dissesto che pare essere conclamato, visto che contro le due società sarebbero pendenti domande di esecuzione per insolvenza da parte della Città, del Cantone e della Confederazione? Nonché – aggiunte 'Liberatv' – anche una paio di istanze di fallimento. E subito arrivano le domande al Municipio. Con un'interpellanza i consiglieri comunali Verdi Ronnie David e Marco Noi esprimono preoccupazione “sugli importanti avvenimenti e sul potenziale futuro di fiere, festival e altre attività che permettono lo svolgimento di eventi culturali (vedi ad esempio Castellinaria e Japan Matsuri) molto apprezzati dalla popolazione”. Il Municipio – chiedono dunque – è informato della situazione finanziaria problematica delle società in questione?  A quali rischi finanziari, in particolare in relazione ad eventuali fidejussioni, è esposta la Città? Come intende affrontare questa situazione il Municipio? Il futuro degli eventi culturali che di norma si svolgono presso Espocentro è garantito? Se no, quali strategie intende adottare il Municipio per non perdere l'importante patrimonio culturale cittadino? È immaginabile che la Città possa rilevare la struttura?