Aveva raccontato delle irregolarità durante i lavori di posa dei binari nella galleria del Monte Ceneri. Unia: 'La Magistratura acceleri le indagini'
"Subisce dal suo ex datore di lavoro in Svizzera (la GCF SPA di Roma che fa parte del consorzio italo-svizzero Mons Ceneri che ha vinto l'appalto) continue pressioni: i dirigenti gli avrebbero fatto sapere per bocca di alcuni colleghi e, con modi più o meno cordiali, che se ritirasse la denuncia in Ticino otterrebbe un lauto compenso". In più "nelle scorse settimane Fouad Zerroudi è stato oggetto di vere e proprie intimidazioni da parte di sconosciuti". È quanto scrive Unia in un comunicato diramato oggi con il quale auspica che il Ministero pubblico acceleri l'inchiesta avviata la scorsa primavera, anche a tutela delle persone coinvolte.
Un comunicato da cui emerge l'inquietante scenario in cui si ritrova l'operaio che aveva deciso di svuotare il sacco raccontando (oltre che al sindacato) a viso aperto alla trasmissione della Rsi Falò quanto vissuto sul cantiere AlpTransit per la realizzazione della Galleria di base del Monte Ceneri tra il 2017 e il 2018, ovvero "turni di lavoro infiniti e ritmi infernali, buste paga taroccate, assenza totale di controlli, violazione delle norme di sicurezza, eccetera". Rientrato in Italia, spiega Unia, l'operaio "sta oggi pagando a caro prezzo il suo coraggio: poco dopo aver trovato un impiego (cosa in sé piuttosto semplice essendo un operaio specializzato) presso un'impresa italiana, è infatti stato licenziato e oggi, a sei mesi di distanza, non ha ancora trovato un impiego". A ciò si aggiungono, come detto, pressioni e intimidazioni.
Il sindacato Unia Ticino, che ricorda di aver accompagnato i lavoratori nel difficile percorso dell'inchiesta prima giornalistica e poi della magistratura, esprime preoccupazione per le conseguenze che sta subendo Fouad Zerroudi. Sottolinea inoltre che agli operai di questo cantiere "sono stati sottratti almeno 3,5 milioni di franchi di salari, pari al 40-45 per cento di quanto loro dovuto".