Il Cantone sospenderà le indagini consentendo ai privati di avviare a pieno regime il cantiere. Nel frattempo scoperti a Giubiasco reperti di quattro epoche differenti.
È stata trovata un’intesa fra l’Ufficio dei beni culturali (Ubc) e i promotori del progetto immobiliare sul sedime di Claro che – dall’aprile del 2018 – viene rallentato a causa dell’indagine avviata dal Servizio archeologia che ha permesso di scoprire strutture appartenenti a un luogo di culto preistorico del Neolitico (2’500-2’300 a.C.) e dell’età del Ferro (ca. 500 a.C.). Come spiega alla ‘Regione’ Rinaldo Sala – comproprietario del terreno che costeggia la strada cantonale su cui è prevista la costruzione di una palazzina di otto appartamenti – «un accordo è stato trovato la scorsa settimana al termine di un incontro con l’Ubc, da noi richiesto al fine di chiarire le tempistiche degli scavi. Ci concederanno di iniziare la fase di costruzione vera e propria verso la fine di settembre, quando il Servizio archeologica avrà ultimato la maggior parte dei lavori sul terreno dove sorgeranno le abitazioni».
A metà settembre le attività dell’Ubc sul sedime di Claro saranno quindi sospese fino in primavera, per poi riprendere una volta che il progetto di edilizia privata avrà raggiunto il tetto. «A quel punto smonteremo la gru e lasceremo nuovamente libere alcune aree per permettere di concludere l’ultima fase di indagine». Prima dell’incontro che ha permesso di trovare una sorta di compromesso, i due privati avevano avuto un’altra riunione col Cantone. «Insieme al nostro avvocato avevamo sollecitato riguardo a eventuali indennizzi per compensare tempo (senza gli scavi archeologici la palazzina sarebbe potuta essere abbondantemente a tetto, ndr) e soldi persi». Nuovamente picche la risposta ricevuta, se non per il riassestamento del terreno che verrà pagato dal Cantone. «Ecco perché consideriamo un compromesso, comunque interessante, il fatto che ci permettano quantomeno di iniziare il mese prossimo la fase di costruzione vera e propria».
La risposta negativa riguardo ai rimborsi è tuttavia conforme alle Legge sulla protezione dei beni culturali. Una Legge, entrata in vigore nel 1909, che prevede peraltro l’obbligo di notifica all’Ubc o al Municipio in caso di ritrovamenti nel sottosuolo che potrebbero essere reperti archeologici. In queste circostanze i lavori vengono immediatamente sospesi per permettere le indagini. Il pagamento dello scavo è infine a carico del promotore del cantiere almeno fino alla fase di scavi archeologici vera e propria.
I ritardi causati da uno scavo più attento e premuroso dovuto alla presenza di reperti archeologici hanno comportato ricadute economiche sul progetto dei due privati. «Abbiamo in ballo mezzo milione di ipoteca. Alcune trattative interessanti sono sfumate. In questo senso – continua Sala – non aiuta il fatto che in questo momento ci sia tanta concorrenza, con parecchi progetti edili in cui investire».
Diverso invece il discorso per le grandi aziende del settore immobiliare. È il caso di Implenia Sa, proprietaria del sedime a Giubiasco dove il Servizio archeologia sta effettuando un’altra indagine (vedi articolo sotto). Ciò ha comportato un ritardo di circa sei mesi sull’avanzamento del progetto “Residenza Villa Rusconi”, che prevede la costruzione di due palazzine per circa 50 appartamenti. Ovviamente, ha spiegato alla ‘Regione’ Isabella Aichinger di Implenia Sa, i ritardi hanno comportato qualche costo in più, ma di lieve entità considerando la cifra d’affari del gruppo. Aichinger capisce però la frustrazione dei privati. «È chiaro che per loro sarebbe meglio non imbattersi in ritrovamenti archeologici», ha affermato Aichinger che, dal canto suo, ha sottolineato l’ottima intesa e collaborazione intrapresa con l’Ubc durante le indagini archeologiche.
Reperti riconducibili a quattro epoche differenti. È quanto ha scoperto a Giubiasco il Servizio archeologia, che dal mese di maggio indaga in via Fabrizia sul sedime di Villa Rusconi sotto la direzione di Giorgio Nagara. Quest’ultimo – insieme a Simonetta Biaggio-Simona, capo Ufficio dei beni culturali (Ubc) – ha guidato ieri la visita aperta alla stampa, esponendo ulteriori dettagli sui ritrovamenti dopo quelli forniti ad inizio estate, quando – al termine del monitoraggio dell’Ubc – era stata annunciata la scoperta di fondamenta ed edifici appartenenti all’antico nucleo dell’odierna frazione denominata Palasio. Da allora le indagini – che hanno analizzato circa 4mila metri quadrati – hanno permesso di rinvenire tegole rosse appartenenti ad un edificio romano risalente al I secolo d.C. Nel settore occidentale del sedime è poi stata scoperta una necropoli, riportando alla luce alcune sepolture appartenenti all’epoca fra V e VIII secolo, in parte scoperchiate da diverse alluvioni. Scavando, sono state scoperte pure antiche mura volte a contenere il torrente Fossato. I frammenti di un portale, affiancati da un’architrave, potrebbero invece risalire all’epoca del XIV secolo. I resti rinvenuti sarebbero quelli della prima costruzione della famiglia Rusconi (di origine comasca ma ramificatasi anche nel Bellinzonese), distrutta da un incendio all’inizio del XVI secolo. Nagara e la sua squadra hanno infine trovato alcuni reperti appartenenti alla dimora del colonnello Giuseppe Antonio Rusconi, edificata nel 1700 circa. I reperti saranno ora archiviati. Quelli più piccoli andranno portati via dal sedime, mentre le strutture più grandi saranno distrutte.
Giubiasco si conferma quindi una zona allettante per gli esperti del settore. Già nel 2013, infatti, nell’ambito di scavi edili non molto lontano da Villa Rusconi era stata portata alla luce una necropoli appartenente all’età del Ferro.
Gli scavi archeologici attualmente in corso, quasi giunti a conclusione, si interromperanno in autunno per poi riprendere in gennaio. In questo lasso di tempo avanzerà a pieno regime il progetto di Implenia Sa. A gennaio 2020 inizierà poi la seconda tappa dell’indagine su altre zone del terreno.