Riportato alla luce un importante sito preistorico, unico nel suo genere in Ticino. Vi sorgerà sopra un edificio privato
Dal 18 aprile 2018 il Servizio archeologia dell’Ufficio cantonale dei beni culturali è impegnato in una nuova indagine di terreno lungo la strada cantonale a Claro. Le ricerche – dirette dagli archeologi Mattia Gillioz e Maruska Federici-Schenardi – stanno riportando alla luce un importante sito preistorico, unico nel suo genere in Ticino. Le indagini proseguiranno ancora due mesi e sono state avviate a seguito di un progetto immobiliare di edilizia privata promosso da Rinaldo Sala e Orlando Lettieri. Fin dalle prime tappe della ricerca i proprietari sono stati informati dei ritrovamenti, ciò che – sottolinea l'Ubc – ha permesso l’ottima collaborazione che tuttora continua. Il sedime oggetto della ricerca è inserito a Piano regolatore nel Perimetro di interesse archeologico denominato Ffs/Duno ed è pertanto tutelato ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali. Visto l’alto potenziale archeologico dell’area, finora nota per le necropoli protostoriche rinvenute fra 1897 e 1923, il Servizio archeologia è intervenuto prima della nuova edificazione per documentare e salvaguardare le preziose testimonianze ancora conservate nel sottosuolo.
Nel mappale in questione (guarda il video) sono venute alla luce strutture appartenenti a un luogo di culto preistorico del Neolitico (2’500-2'300 a.C.) e dell’età del Ferro (ca. 500 a.C.). La struttura neolitica è composta da almeno cinque megaliti (grandi pietre erette in posizione verticale simili a menhir) e altri blocchi di dimensioni minori provenienti in parte da cave dei dintorni, sbozzati e con tracce di lavorazione. Durante l’età del Ferro i megaliti furono ricoperti e riutilizzati per la costruzione di un nuovo luogo di culto forse con finalità sepolcrali. L’importanza del ritroamento, il primo di questo tipo in Cantone Ticino, è confermata dal parere di specialisti svizzeri nel campo del megalitismo, attivi in Vallese e all’Università di Ginevra.
Il complesso megalitico è formato da almeno cinque grandi massi in gneiss (3-3.5 metri x 1.5; peso di circa 3-4 tonnellate) e altrettanti di grandezza inferiore; probabilmente i massi provengono in parte dal cono di deiezione di Claro, altri per contro sono stati estratti da cave nei dintorni. Sono state rilevate sicure tracce della lavorazione per l’estrazione e della sbozzatura. I megaliti sono stati collocati nel terreno secondo una precisa finalità religiosa o sepolcrale che corrisponde alle caratteristiche di un sito megalitico neolitico, che fu verosimilmente abbandonato alla fine del Neolitico, verso la fine del terzo millennio a.C.. L’imponente struttura dovette restare nella memoria collettiva a lungo perché i megaliti più grandi sono in seguito stati coricati in posizione orizzontale e ricoperti nell’età del Ferro (VI-V secolo a.C.) e riutilizzati come base per erigere un nuovo luogo di culto forse con finalità sepolcrali.
Il megalitismo è un fenomeno esteso in ambito europeo che si esprime attraverso strutture composte da grandi blocchi monolitici (menhir) eretti nei pressi degli abitati, collocati singolarmente o inseriti in un’area monumentale, oppure in contesti funerari con la costruzione di sepolture di prestigio (dolmen). Conosciuti in gran parte dell’Europa e in Svizzera (un centinaio di esemplari sul territorio elvetico), essi non erano finora attestati nel Cantone Ticino e nelle aree adiacenti. Il complesso megalitico di Claro è certamente collegato alla presenza di abitanti sulla collina di Castelgrande durante il periodo neolitico. Nelle immediate vicinanze scavi recenti – in parte ancora in corso – permettono di documentare i perimetri di abitazioni dell’età del Ferro: ancora una volta la conferma che l’area di Arbedo, Castione, Claro, Gorduno, Galbisio, Giubiasco, Pianezzo era abitata da gruppi celtici (i Leponti) le cui ricche tombe dalla fine del XIX secolo attestano la presenza di una élite guerriera.
Il ritrovamento del sito di culto di Claro è unico in tutta la regione subalpina e di alto valore archeologico non solo per il Cantone Ticino, ma anche a livello nazionale. Esso infatti è la prima testimonianza monumentale della religiosità preistorica nel nostro territorio e rappresenta nel contempo la prova più antica dell’organizzazione territoriale della popolazione stanziatasi nel Bellinzonese, delle capacità creative e artigianali di tali gruppi umani. Siamo in presenza della più antica testimonianza di scultura (con finalità simboliche ed estetiche) e di attività di lavorazione della pietra sul nostro territorio, fatto di per sé assai significativo considerato che l’attività estrattiva in Riviera è ancora oggi esistente.