Bellinzonese

Airolo, il lupo rischia di fare una brutta fine

Avendo superato abbondantemente le 25 predazioni in un mese, potrebbe finire nel mirino del Consiglio di Stato. Si attende il risultato del Dna

Foto Hüppi
27 agosto 2019
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Per dirla con Sandro Rusconi, “non è che un paio di pallottole ben assestate costino meno?”. Biologo molecolare di formazione, contrario alla diffusione del lupo alle nostre latitudini, il già capo (2005-17) della Divisione cantonale cultura e studi universitari al Decs si è espresso in questi termini intervenendo su Facebook a proposito dell’eventualità di avviare un test volto al controllo del branco della Morobbia tramite radiocollare attualmente sperimentato in Trentino e Veneto (vedi la ‘Regione’ del 23 agosto). Salendo nell’alta Leventina, due pallottole ben assestate è quanto rischia a questo punto di ricevere il lupo che da alcune settimane sta banchettando in Val Canaria. Se il test sul Dna accerterà che le 41 predazioni registrate in agosto sono da ricondurre a quell’unico esemplare, il Consiglio di Stato potrà ordinarne l’abbattimento. L’Ordinanza federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici (Ocp) fissa infatti a 25 in un mese la soglia di animali da reddito predati oltre la quale può essere ordinata l’uccisione del predatore. L’Ocp sancisce pure che vanno contabilizzati solo i capi predati dove sono state adottate le misure di protezione ragionevolmente esigibili all’allevatore. Verifiche in corso sono quindi volte a stabilire cos’abbia fatto l’allevatore Nicola Hüppi per mettere al riparo le sue pecore nel corso dell’estate.

‘Tempi decisionali troppo lunghi’

Il lupo – ma potrebbe trattarsi anche di un ibrido lupo-cane – ha dunque nuovamente fatto razzia all’alpe di Froda, sopra Airolo, dove Hüppi ha un gregge di 1’100 pecore. Dopo i 34 capi attaccati nelle passate settimane, altri sette sono stati uccisi prima dell’ultimo weekend. Sabato l’amara scoperta, domenica il sopralluogo dei guardiacaccia per i rilievi. Obiettivo: verificare se si tratti effettivamente del lupo e se sia un esemplare già noto per altre predazioni. «L’attacco – ci spiega il proprietario delle pecore – è avvenuto col maltempo e nonostante io abbia seguito le raccomandazioni della Consulenza agricola, ossia la posa di reti elettrificate, avute in prestito dal Cantone, per il contenimento notturno del gregge. Il problema è che con la pioggia e la nebbia persistenti della settimana passata, la predazione potrebbe essere avvenuta anche di giorno». Se da una parte il Cantone risarcirà l’allevatore per ogni capo ucciso, «dall’altro vorrei evidenziare che non sto vivendo un bel momento. Questo problema implica ad esempio l’impiego di un pastore in più, a mie spese. Inoltre il gregge dopo ogni attacco rimane a lungo spaventato ed è più difficile avvicinarlo e gestirlo. Senza contare i ferimenti registrati agli arti inferiori dalle pecore in fuga». A questo punto «ribadisco che la soluzione dev’essere adottata alla radice. Lupi o ibridi sono problematici e a mio avviso le autorità dovrebbero autorizzare l’abbattimento senza più tergiversare». Da notare, aggiunge Hüppi, che in un alpeggio situato a 5 km dalla Val Canaria, nei Grigioni, sempre settimana scorsa sono state uccise sei pecore: «Presumo si tratti del medesimo lupo. Il problema qui sono anche i tempi per accertare, tramite l’esame del Dna, quale sia l’esemplare incriminato. Si parla di settimane. Tempi troppo lunghi! E intanto qui registriamo una predazione alla settimana». Un’altra critica rivolta alle autorità riguarda i contatti personali: «Ho più volte tentato di parlare col responsabile dell’Ufficio caccia e pesca, invano». Ora, conclude l’allevatore, «vista la situazione abbasserò le pecore di quota in un luogo dove potrò contare quelle rimaste. Non è detto che su 1’100 capi le perdite siano maggiori di quanto finora scoperto».

C'era una volta M75

Nel recente passato, ricordiamo, solo un altro lupo si era visto raggiungere dall’ordine di abbattimento deciso dai governi di Ticino, Grigioni e San Gallo e condiviso da Berna: si trattava di M75, reo di scorribande in Leventina e Mesolcina nel gennaio-febbraio 2017, poi Bregaglia, Turgovia e Zurigo; fino all’ultima predazione accertata risalente al 12 marzo 2017 ad Arosa. Poi, ma non ci sono conferme, sembrerebbe essere risalito verso nord espatriando in Germania.