Bellinzona: massiccia adesione alla petizione che chiede un deciso cambiamento di rotta dopo il passaggio di cassa
Nell’estate 2017 il Movimento per il socialismo aveva mostrato i denti evidenziando i punti deboli del previsto passaggio dei dipendenti della Città di Bellinzona, il 1° aprile 2018, dalla precedente Cassa pensione energia Cooperativa (in fase di smantellamento) alla Cpe Fondazione. Allora però gli affiliati non avevano prestato troppa attenzione alle critiche, avallando l’operazione con 542 ‘sì’ su 630 votanti (gli altri 220 aventi diritto non si erano espressi). Oggi l’Mps ciò che mostra sono le cifre indicanti un netto peggioramento su più livelli, specie nel periodo di prepensionamento venendo a mancare la rendita ponte fra i 62 e i 65 anni, tanto che a dipendenza dall’età e dal grado di occupazione il taglio va da un minimo del 6 a un massimo del 67%. Inoltre la Cpe Fondazione ha ridotto del 10,5% il tasso di conversione portandolo dal 5,65% al 5% nei prossimi cinque anni a partire dall’ottobre 2019; mentre a carico degli affiliati della Città si pone pure la necessità di portare il tasso di copertura dal 104 al 118% dimezzando gli interessi sugli averi di vecchiaia (18 milioni in dieci anni). L’anno scorso il Consiglio comunale ha stanziato 10,7 milioni necessari a compensare talune differenze e peggioramenti, soprattutto per gli ‘over 50’. Un cerottino secondo l’Mps, che con una mozione depositata a fine maggio in Cc e ora con una petizione che ha raccolto ben 440 adesioni su 850 dipendenti, chiede alla Città un impegno assai maggiore, affinché l’onere non ricada sul personale. Un esempio da seguire – spiegano Angelica Lepori Sergi e Matteo Pronzini – sono l’Azienda elettrica ticinese e i Comuni di Biasca e Ascona che hanno integralmente coperto il maggiore impegno senza scaricarlo sui lavoratori (o solo in minima parte). Con la mozione di maggio l’Mps chiede che la Città si assuma integralmente, e non solo parzialmente come a suo tempo deciso, l’onere generato dal passaggio di cassa pensione. Ora con la petizione, indirizzata al Consiglio comunale e la cui raccolta firme proseguirà durante l’estate, chiede che dal prossimo ottobre tutti gli averi di vecchiaia siano aumentati del 13%, che la differenza del tasso di copertura sia assunta dalla Città e che il Municipio faccia un esercizio di trasparenza totale consegnando a ogni dipendente la documentazione dettagliata delle prestazioni pensionistiche. «A seguito della nostra azione anche i sindacati Ocst e Vpod, riuniti con la Commissione del personale nel Fronte unico dei dipendenti, hanno dovuto finalmente ammettere che il Municipio nel 2017 ha raccontato frottole ai dipendenti», evidenziano Lepori Sergi e Pronzini. Fud che dal canto suo ha avviato degli approfondimenti segnalando nelle scorse settimane al Municipio preoccupazioni e una proposta, ossia che la Città metta ulteriori 13 milioni. La risposta è stata negativa nella misura in cui l’Esecutivo ha proposto 3 milioni. Cui il Fud ha replicato con 8. Le trattative sono ancora in corso.