Dopo anni di discussioni l’associazione Bodio Pulita intende fare causa alla Imerys, ditta responsabile della ricaduta di polveri nelle proprietà private del Comune
Non si placa a Bodio il malumore per le ricadute di polveri di grafite emesse nell’atmosfera come residui di lavorazione da parte della ditta Imerys. Un problema noto da cinquant’anni fra gli abitanti del comune della Bassa Leventina, confrontati quotidianamente con il deposito di tale materiale nelle loro proprietà circostanti lo stabilimento. Ora, dopo anni di lamentele, discussioni e lettere in cui la situazione è rimasta invariata, l’associazione Bodio Pulita – fondata nel 2013 proprio con l’obiettivo di porvi rimedio raccogliendo il disagio e la frustrazione degli abitanti – ha deciso di fare un passo concreto e adire le vie legali. «Siamo ormai convinti che si tratti dell’unica soluzione possibile per risolvere il problema – rileva Paolo Guzzi, uno tra gli esponenti più attivi di Bodio Pulita –. L’idea è di andare fino in fondo. Se necessario, fino al Tribunale federale (Tf)». Tuttavia, prima di avviare la causa, l’associazione si prefigge l’obiettivo di racimolare 100mila franchi necessari qualora la pendenza finisca di fronte al Tf. «Non partiremo finché non saremo in possesso di quella cifra, così da non lasciare le cose a metà».
A immagine della convinzione di voler fare causa alla multinazionale, Guzzi ci spiega che oggi l’associazione è già in possesso di circa metà quest’importo. A convincere Bodio Pulita a prepararsi per adire le vie legali vi è anche una sentenza emessa nel 1979 contro una fabbrica di alluminio di Martigny, costretta in seguito a risarcire i contadini proprietari delle piante da frutto sulle quali si depositavano le polveri della materia prima lavorata. «Ciò significa che, come mi hanno detto alcuni avvocati, avremo buone possibilità di vincere la causa: a quel punto noi non chiederemmo rimborsi, ma che la situazione nel comune di Bodio venga completamente risolta, e non solo migliorata», afferma Guzzi, il quale individua in investimenti onerosi da parte della Imerys l’unica soluzione per risolvere il problema della ricaduta di polveri. «Forse tra 100 anni ce la faremo – afferma ironico il membro dell’associazione –. Lottare contro una multinazionale non è mai facile. Pure loro vorranno andare fino in fondo, ma noi ce la metteremo tutta». A esasperare ancora di più Bodio Pulita è stato anche il licenziamento – comunicato dall’azienda a fine novembre – di 14 impiegati fra cui alcuni compaesani attivi nell’azienda da molto tempo.
Dal 2014 l’associazione si è battuta in prima linea, inoltrando miriadi di lettere a Comune, Cantone e Confederazione. «Ma è come se si passassero la palla a vicenda. In alcune risposte, il Consiglio di Stato ci diceva di capire il problema ma che in sostanza non poteva fare nulla, consigliandoci di portare avanti la questione privatamente. Bodio Pulita ha pure approfondito il discorso con i vertici della ditta, ma senza mai trovare un punto di incontro concreto. Anche perché l’azienda operante nello stabilimento di Bodio ha sempre rispettato i valori di emissione imposti dalla Confederazione (aspetto accertato a più riprese dall’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dipartimento del territorio). Imerys si era pure impegnata nell’adottare misure specifiche al fine di ridurre la ricaduta delle particelle fini. Ma secondo gli abitanti di Bodio non è bastato e il fenomeno della polvere nera continua a manifestarsi, in particolare nei periodi freddi e particolarmente secchi. «Sono costretto a pulire il balcone ogni giorno – afferma Guzzi –. È mortificante: è come vedersi buttare la spazzatura in giardino. Se una persona non abita a Bodio non può rendersi conto del problema – conclude Guzzi –. Tant’è che alcuni nuovi domiciliati hanno già deciso di scappare».