Illustrati dai Comuni di Bodio, Giornico e Personico gli argomenti dell’opposizione inviata a Berna, assieme a una quindicina di altre posizioni contrarie
La legge è uguale per tutti ma non per le Ffs? È un po’ l’impressione che emerge dalla conferenza stampa indetta dai Comuni di Bodio, Giornico e Personico per illustrare le ragioni della loro opposizione inviata il 20 agosto all’Ufficio federale dei trasporti per contestare il primo passo delle Ffs verso la pianificazione del comparto di Castione scelto per potervi insediare le nuove Officine. Secondo il sindaco di Personico Emilio Cristina, quello di Bodio Stefano Imelli e il vicesindaco di Giornico Renato Scheurer, le Ffs hanno analizzato troppo superficialmente la proposta «servita sul piatto d’argento» di insediare lo stabilimento nella zona dell’ex Monteforno, già pianificata e utilizzabile da subito essendo i proprietari dei terreni disponibili a entrare in trattative per la vendita.
Nella classifica stilata dai tecnici delle Ffs – valutando i siti di Giornico-Bodio, Castione e Lodrino – secondo i Comuni della Bassa Leventina non è stato dato il giusto peso ai pregi della loro proposta, che è invece stata al contrario troppo penalizzata per la lontananza dall’agglomerato bellinzonese. Una quindicina di chilometri di distanza che, è stato ribadito in conferenza stampa, non rappresentano un problema insormontabile. Al contrario, pochi punti sono stati assegnati per la situazione pianificatoria pronta all’uso, per di più collegata con binari ferroviari, poco lontano dall’imbocco della galleria dei base del San Gottardo, con svincolo autostradale e altre aziende attive nel settore dei trasporti a pochi metri.
Ai vincoli pianificatori che legano invece il sedime agricolo di Castione non sarebbe stato dato altrettanto peso. «Quando invece per la vendita e il riutilizzo dell’Infocentro di Pollegio, il Cantone ha giustificato l’interruzione delle trattative con AlpTransit e Confederazione proprio per il timore di dover intraprendere un lungo iter pianificatorio». L’impressione degli oppositori è che le Ffs abbiano scelto Castione ben prima di condurre le verifiche e senza aver coinvolto Cantone, Città di Bellinzona e Comuni, evitando così di prendere seriamente in considerazione una zona periferica che grazie alle Officine contribuirebbe al rilancio delle Tre Valli. L’opposizione è stata peraltro sottoscritta anche dai Comuni di Valle di Blenio e Leventina.
Come da noi anticipato sull’edizione del 23 agosto, quella dei Comuni della Bassa Leventina è solo una di una serie di opposizioni (da nostre informazioni sarebbero almeno una quindicina) inviate a Berna nell’ambito della consultazione sulla creazione di una zona riservata di diritto ferroviario di circa 150mila metri quadrati, di cui circa 80mila composti da superfici per l’avvicendamento colturale (Sac). Una zona che stando al diritto federale dovrebbe essere compensata – ma le Ffs non hanno ancora reso nota alcuna proposta – con altrettanto terreno che il Comune di Biasca, autore anch’esso di un’opposizione, teme venga sottratto dalla propria zona industriale. Il sacrificio di prezioso terreno è anche l’argomentazione su cui si basano le osservazioni inoltrate dall’Unione contadini ticinesi (supportati dall’associazione mantello svizzera) e quella di Wwf, Pro Natura e Ficedula, che si sono appoggiate al presidente di Agrifutura Giovanni Berardi presente oggi a Bodio. Tra le motivazioni del Comune di Biasca vi è anche la rivendicazione del terminal Tilo. Il municipale di Biasca Omar Terraneo ha sottolineato che se le Officine venissero realizzate a Castione, è poco probabile che lo si sposti più a nord.
Tra gli oppositori nell’attuale fase anche alcune aziende e privati toccati dai possibili espropri. L’avvocato Franco Gianoni, rappresentante del gruppo Mancini & Marti assicura la volontà di effettuare ricorsi se l’iter dovesse proseguire. «Andremo fino al Tf», segnala alla ‘Regione’. Le prese di posizione inoltrate all’Uft verranno ora sottoposte alle Ffs per una replica, a cui gli oppositori potranno duplicare. Solo in caso di decisione affermativa di Berna, potrà iniziare l’iter vero e proprio di esproprio e di modifica del Piano regolatore, che in ogni caso si preannuncia lungo e tortuoso.