Reparto fermo per 5 mesi all’ospedale di Bellinzona: i pazienti fino a ottobre si recano a Lugano. Ma dopo il sistema sarà ancora più performante
Dal mese di giugno il servizio di radioterapia dell’Ospedale San Giovanni, dove vengono effettuati i trattamenti ai pazienti oncologici, è chiuso per lavori che dureranno fino ad ottobre. Lo conferma da noi contattato il responsabile del Servizio di comunicazione dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) Mariano Masserini, sottolineando che i lavori riguardano l’acceleratore lineare, un’apparecchiatura che necessita di essere sostituita in media ogni dieci anni. Masserini aggiunge che in occasione di tale sostituzione, l’Eoc ha deciso di realizzare anche altri lavori di riattamento e adeguamento dei locali per le future eventuali necessità di questo settore.
Sull’arco di questi mesi in cui il reparto è inaccessibile per le cure, tutti i pazienti del Sopraceneri stanno dunque proseguendo il loro trattamento recandosi all’ospedale Italiano di Lugano. Oltre a una clinica privata sul Ceresio, sono infatti solo il San Giovanni e l’Italiano gli ospedali dell’Eoc che dispongono di un reparto di radioterapia.
Difficile quantificare il totale dei pazienti coinvolti dal momentaneo spostamento, poiché la durata delle cure può variare di molto da un singolo caso all’altro (si va da un’unica seduta a un trattamento quotidiano per più mesi), ma in media si tratta di circa una trentina di pazienti del Sopraceneri che ogni giorno si devono recare all’ospedale Italiano per le cure. Da parte loro, spiega alla ‘Regione’ il primario di radioterapia di Iosi ed Eoc, dottoressa Antonella Richetti, nei confronti dell’ospedale non sono giunte lamentele per il momentaneo cambiamento ma solo riconoscimenti positivi.
Il sacrificio di percorrere qualche chilometro in più, aggiunge il primario, sarà comunque compensato dalla presenza, una volta concluso il cantiere, di un macchinario ancora più performante di quello, peraltro già di ultima generazione, finora presente. «Il cambiamento delle apparecchiature si tradurrà in un miglioramento delle cure grazie a macchine sempre più performanti – spiega Antonella Richetti –. Si potranno effettuare trattamenti ancora più precisi, individualizzati, con un miglior comfort per i pazienti che possono prevedere meno sedute e più brevi».
A causa dei lavori, il reparto dell’ospedale luganese ha raddoppiato il numero di trattamenti, con circa 65-70 persone che si sottopongono alla radioterapia ogni giorno. Un cambiamento che procede senza intoppi. Come spiega il primario, è stata effettuata una dovuta programmazione con il raddoppio dei turni da parte degli operatori e il trasferimento a Lugano di pazienti che necessitano terapie in corso di degenza. Il servizio ai pazienti, assicura la dottoressa Richetti, risulta dunque invariato. Per chi non è ricoverato, l’unico aspetto negativo è il viaggio più lungo per recarsi in ospedale.
Oltre alle difficoltà rappresentate dalla malattia in sé, per un paziente oncologico la notizia di doversi spostare quotidianamente da casa per la cura può essere un ulteriore elemento di sconforto. Da una parte perché il paziente potrebbe dover dipendere da qualcuno non avendo la patente oppure non sentendosi nelle condizioni di guidare. Inoltre potrebbe trattarsi di un viaggio impegnativo soprattutto per chi proviene dall’Alto Ticino o dalle valli del Locarnese. Esistono dei servizi appositi di trasporto da parte di Croce Rossa e di altre associazioni, ci viene spiegato, il cui costo viene generalmente coperto dalle casse malati.