Circa 150 persone hanno partecipato alla commemorazione organizzata dalla 'Voce di Blenio' a 50 anni dalla chiusura della fabbrica
"Il lavoro era duro, ma c'era un ambiente allegro e si facevano spesso degli scherzi ai colleghi". Il dolore per la chiusura della fabbrica di cioccolato Cima Norma di Dangio nel 1968, lasciando senza lavoro circa 300 persone per la maggior parte bleniesi, è ancora vivo nella memoria di chi vi ha lavorato, ma ieri è stato lenito dalla convivialità di un raduno commemorativo organizzato dalla Fondazione Voce di Blenio. Circa 150 le persone che vi hanno partecipato, tra cui molti ex dipendenti con i loro accompagnatori, ma anche affezionati alla fabbrica e rappresentanti politici.
Un pomeriggio disseminato di ricordi – grazie alle immagini d'archivio del 'Quotidiano', ai racconti e alle testimonianze dirette dei protagonisti – ma anche di musica con l'esecuzione di un'inedita 'Ballata della Cima Norma' creata da Antonio Cima e di uno spuntino con prodotti locali. Nella sala del 'pliage' sono andate in onda le dichiarazioni dell'allora direttore della fabbrica Francesco Antognini che annunciava la chiusura della produzione entro il 31 luglio del 1968 a seguito delle difficoltà economiche sopraggiunte con la perdita di un importante cliente due anni prima, che acquistava il 65% del cioccolato prodotto dalla Cima Norma, fabbrica avviata nel 1903.
"Cinquant'anni sono tanti se pensiamo agli impressionanti cambiamenti che ci sono stati dal 1968 a oggi, ma non sono niente se pensiamo ai sentimenti", ha dichiarato ieri il presidente della Fondazione Voce di Blenio Tarcisio Cima. La ferita ancora aperta della chiusura ha però come detto fatto spazio ai ricordi piacevoli. Cima ha per esempio raccontato di quando si recava con i suoi fratelli a portare la colazione al padre – "Caffelatte e pane con burro e marmellata" – che lavorava alla fabbrica di cioccolato. Un prodotto goloso, quest'ultimo, che attirava lui e altri bambini speranzosi di ricevere qualche rimasuglio della produzione.
Assieme agli ex dipendenti era presente Carlo Antognini, figlio dell'allora direttore della fabbrica. Per gli ultimi 3 anni di attività della Cima Norma è stato il responsabile delle vendite e ci spiega che la decisione di chiudere è stato un brutto colpo anche per la famiglia. "In quegli anni la politica si era totalmente disinteressata e si trattava di un mercato difficile perché ormai saturo", ci spiega.
Tra le voci ufficiali, anche quelle della sindaca di Blenio Claudia Boschetti Straub e del sindaco di Acquarossa cresciuto proprio a Dangio Odis B. De Leoni. Entrambi hanno dei ricordi legati alla fabbrica, come praticamente tutti i bleniesi visto che moltissimi hanno avuto un parente che vi lavorava. "Non solo è stata la fabbrica più grande mai esistita in Valle di Blenio, ma ha anche rappresentato la prima opportunità di lavorare per molte donne", ha sottolineato Claudia Boschetti Straub. Una possibilità notevole considerando che il suffragio universale è stato introdotto in Svizzera solo nel 1971: proprio nel 1968 il primo Comune a sud delle Alpi ad introdurre il diritto di voto per le donne fu quello calanchino di Landarenca.