I contrari alla ricucitura di Roveredo accusano i promotori del progetto di disinformazione. E l'ex sindaco Giovanni Gobbi si vuole ricandidare.
Una decina di giorni dopo l’incontro con i media organizzato dal gruppo Roveredo Viva, gli oppositori al progetto hanno esposto le proprie ragioni in occasione di una controconferenza stampa convocata ieri nell’ex sala comunale In Riva. Obiettivo: precisare alcune informazioni che secondo il movimento Un cher per Rorè – che lo scorso settembre ha consegnato 507 firme in cancelleria per chiedere al Municipio di valutare valide alternative – non sono state esposte correttamente da sindaco, progettista e società immobiliare.
Tre in particolare i punti contestati, elencati in un opuscolo informativo che verrà recapitato prossimamente a tutti i fuochi di Roveredo. A questo farà seguito un volantino in prossimità del referendum che dovrebbe tenersi in settembre: già annunciata infatti la raccolta firme (circa 200 quelle necessarie) per chiamare alle urne i cittadini sulla decisione del legislativo attesa a giugno sulla vendita dei terreni alla società immobiliare. «Non siamo contrari ad alcuni dettagli del progetto scelto, bensì al concetto. E contestiamo in primis la svendita del terreno che secondo i nostri calcoli passerebbe nelle mani di Alfred Müller a 154 franchi al mq», ha sottolineato Anna Cattaneo Corbella.
Da una parte il gruppo apartitico sottolinea che non esiste alcun obbligo di edificazione sul terreno di 10mila m2 dov’è avvenuto lo smantellamento dell’A13. Il Memorandum d’intesa firmato nel 2012 da Comune, Uffici cantonali e federali – sostengono – indica una linea da seguire piuttosto che un vero e proprio vincolo. «Può essere rinegoziato», ha fatto notare Gionata Pieracci, rilevando che nel documento l’unico punto fermo riguarda la “costruzione di un autosilo sotterranea a uso misto pubblico-privato da realizzare sotto le nuove aree edificabili del centro”. I contrari sottolineano che non ci sono riferimenti a palazzi che è obbligatorio costruire (il vincitore del concorso di progettazione ne prevede una decina).
In secondo luogo viene contestata l’argomentazione del gruppo Roveredo Viva che fa leva sulla necessità di un nuovo centro del paese per risanare la ferita causata dal tracciato dell’autostrada. «Rorè ha da secoli il suo centro storico. Ora abbiamo l’opportunità di arricchire quello che c’è già, creando per esempio un nuovo spazio d’incontro e delle strutture utili alla comunità», ha aggiunto Pieracci. Infine Un cher per Rorè contesta le dichiarazioni del sindaco sul fatto che cambiando idea adesso si rovinerebbero 20 anni di lavoro pianificatorio. «L’idea di ricorrere a un investitore privato risale a soli 3 anni fa», ricordano.
Pur non facendo parte del movimento Un cher per Rorè, anche l’ex sindaco Giovanni Gobbi era presente alla conferenza stampa di ieri per esprimere la propria contrarietà nei confronti del progetto scelto nel 2016 da una giuria di cui lui stesso faceva parte. Ammettendo di aver cambiato idea a partite dallo scorso anno – «analizzando i documenti mi sono accorto che abbiamo fatto un sacco di errori» – Gobbi ritiene che non sia troppo tardi per valutare una soluzione alternativa. La sua proposta è quella di rivedere la pianificazione per prevedere, invece di un terreno edificabile, una zona per edifici pubblici, sfruttando per la realizzazione di palazzine altri 15mila m2 a disposizione del Comune.
«È colpa mia se il paese è spaccato in due; ora il mio intento è di rientrare in Municipio (in occasione delle elezioni comunali di novembre, ndr.) per fare forte opposizione», ha dichiarato. Nemmeno nel caso in cui il referendum venisse bocciato garantisce una tregua, anzi. «Se il referendum passasse mi aspetto dimissioni di massa nel Municipio e Consiglio comunale. In caso contrario mi batterò in tutte le fasi dell’iter edilizio per evitare la concretizzazione del progetto», ha aggiunto.