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‘Dati dei frontalieri solo con l'accesso al mercato finanziario’

Tassa sulla salute, mozione a Berna del consigliere nazionale Udc Marchesi: ‘In assenza di tale accordo si rigetti la richiesta italiana’

Si aspettano risposte
(Ti-Press)
20 dicembre 2024
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‘Do ut des’. Né più, né meno. Il governo italiano vuole davvero dalla Svizzera i dati dei lavoratori frontalieri per attuare la tassa sulla salute? “Il Consiglio federale è incaricato di subordinare qualsiasi decisione alla conclusione di un accordo che garantisca agli istituti finanziari svizzeri un accesso equo e pieno al mercato finanziario italiano come previsto dalla road map firmata il 23 febbraio 2015”. Di conseguenza, “in assenza di tale accordo, si invita a rigettare la richiesta del governo italiano”.

A sostenerlo, con una mozione, è il consigliere nazionale dell’Udc Piero Marchesi. Che parte da un assunto: “La decisione del governo italiano di introdurre una tassa sanitaria per i frontalieri sembra essere una misura fiscale unilaterale che potrebbe violare lo spirito di cooperazione bilaterale sancito dall’Accordo sui frontalieri”. Per Marchesi, “tale decisione, se non correttamente bilanciata, rischia di compromettere i rapporti tra i due Paesi, che con la sottoscrizione dell’accordo si sono impegnati a non attuare misure unilaterali”.

E siamo al punto. Perché, continua il deputato al Nazionale democentrista nel testo della mozione inoltrata al Consiglio federale, “la recente richiesta di accesso ai dati sui frontalieri, formulata dal governo italiano all’Amministrazione federale, rappresenta un’opportunità per la Svizzera di negoziare condizioni più favorevoli nei rapporti bilaterali, in particolare per quanto riguarda l’accesso al mercato finanziario italiano da parte degli istituti bancari svizzeri, una questione aperta e mai risolta”.

Quindi, sostiene Marchesi, “per tutelare gli interessi della Confederazione e garantire una reciprocità nelle relazioni bilaterali, il Consiglio federale deve adottare un approccio fermo e strategico, evitando concessioni unilaterali e chiedendo il rispetto degli impegni bilaterali da parte italiana”. Infine, “coinvolgere i Cantoni interessati è fondamentale per assicurare che ogni decisione rispecchi le necessità delle regioni direttamente coinvolte”.

In Italia si fa spazio una novità

La questione tassa della salute continua a farsi largo anche dall’altro lato della frontiera. La commissione ‘Bilancio’ della Camera dei deputati italiana, infatti, mercoledì ha approvato l’emendamento del governo sulla tassa sulla salute che, prevista già dalla Legge di bilancio del 2024, continua a non essere applicata in quanto Ticino, Grigioni e Vallese non ne vogliono sapere di fornire l’elenco dei frontalieri e i loro redditi netti mancando, si diceva, una base legale perché ciò possa avvenire. Con la Legge di bilancio 2025 è previsto che “in luogo dell’importo massimo (previsto al 6%, ndr) viene introdotto un diverso criterio in base al quale il contributo richiesto dalla Regione può essere raddoppiato (400 euro e anche più al mese, ndr) in caso di omesso pagamento od omessa comunicazione”. Cosa significa? Che Regione Lombardia è sempre più intenzionata a chiedere l’autocertificazione ai frontalieri. Insomma, stando così le cose dovrebbero comunicare il loro reddito netto. Ma i dubbi non sono pochi, a partire dal capire chi verifica che venga detta la verità.

Una possibile novità, quella che emergerebbe da Regione Lombardia e dall’Italia, che Marchesi da noi interpellato commenta così: «Sarebbe auspicabile che il nostro Paese, almeno questa volta, sfruttasse la richiesta del governo italiano come un’opportunità per ottenere qualcosa in cambio, rispondendo finalmente alle esigenze del settore bancario ticinese. Da anni, infatti, le nostre banche attendono di poter operare sul mercato italiano, come previsto nella celebre Road map. È risaputo – afferma ancora Marchesi a ‘laRegione’ – che, nei rapporti con l’Italia, un pizzico di astuzia è indispensabile per raggiungere risultati, e questa rappresenta un’occasione unica da cogliere. Quanto alla tassa sanitaria imposta ai frontalieri, pur se ritengo non sia del tutto legittima, potrebbe fungere da “tassa anti dumping per i ticinesi”. Infatti, se i frontalieri saranno obbligati a pagare fino a 400 euro al mese per questo tributo, saranno incentivati a non accettare stipendi troppo bassi». In sintesi: «Se il governo italiano necessita dei dati in possesso dei Cantoni per procedere, è giusto che si guadagni questi dati con qualche concessione al nostro paese».