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Come Davide contro Golia, Lumino sfida il Cantone

Malgrado il ‘no’ del Dipartimento del territorio il Municipio avvia una Zona di pianificazione che, se accolta, blocca la centrale a legna di Teris

In sintesi:
  • Il sindaco Monticelli: ‘Crediamo di avere il diritto di farlo’
  • Per l'azienda sarebbe la soluzione migliore
10 dicembre 2024
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Muro contro muro fra Municipio di Lumino e Dipartimento del territorio. Tema di contesa la centrale a legna voluta da Teris Sa – società controllata dal Cantone – per estendere a nord di Bellinzona la rete di teleriscaldamento alimentata dal termovalorizzatore dei rifiuti di Giubiasco. Luogo prescelto un terreno presente nella zona artigianale che si estende nella parte sud di Lumino: ipotesi di lavoro che la scorsa primavera ha reso incandescente il clima post-elettorale. Da una parte soprattutto il Centro che insieme ai gruppi Rossoverde e Udc si è messo di traverso sensibilizzando la popolazione (raccolte quasi 1’600 firme) e depositando una mozione in Consiglio comunale che chiede di vietare impianti analoghi in quel luogo e in generale sul territorio di Lumino temendo conseguenze per la salute degli abitanti; dall’altra Teris che nel pieno rispetto delle norme ambientali e della strategia energetica federale e cantonale intende realizzare la centrale per valorizzare ulteriormente una fonte rinnovabile presente in grandi quantità.

Il ‘niet’ del Dt

Dopo aver negato, poco prima delle elezioni di aprile, la licenza edilizia a Teris per una formalità mancando una crocetta sulla richiesta di deroga di una distanza, ora un po’ a sorpresa ecco una nuova puntata. Ossia la decisione municipale (senza attendere la decisione del Cc sulla mozione) d’istituire nel comparto artigianale (tecnicamente detto Zona per la produzione di beni Ar) una Zona di pianificazione (Zp) che sospenderebbe per cinque anni, se confermata, ogni edificazione e progetto fintanto che non sarà elaborata e messa in vigore una variante di Piano regolatore (Pr) che escluda la possibilità d’insediare lì attività moleste. La decisione municipale sulla Zp è in pubblicazione fino al 13 dicembre ed è impugnabile con ricorso al Tribunale amministrativo cantonale senza effetto sospensivo. Tutto questo mentre il Dipartimento del territorio (Divisione sviluppo territoriale e mobilità) in un rapporto datato 21 ottobre stronca la documentazione comunale, sottopostagli a fine luglio, e intima al Municipio di non istituire la Zp. Ordine disatteso.

No ad attività notturne e moleste

Muro contro muro dunque? Nella scheda descrittiva data 29 luglio il Municipio sottolinea l’obiettivo di voler “permettere l’insediamento di attività lavorative legate alla realtà economica locale e regionale esenti da qualsiasi ripercussione negativa o molesta per la popolazione residente”. Una prima riflessione riguarda il vecchio Pr in vigore prima del 2022, quando il comparto produttivo “era assegnato alla Zona artigianale Ar destinata alle costruzioni artigianali poco moleste” e “le attività ammesse potevano svolgersi unicamente di giorno”. Ora, a due anni dall’entrata in vigore, l’esecutivo ritiene che il nuovo Pr del 2022 adattato alla Legge cantonale sullo sviluppo territoriale “potrebbe prestarsi a un’interpretazione sulle attività ammesse nella zona Ar che si discostano dagli intendimenti originali del Municipio, nella misura in cui manca il riferimento specifico alle attività artigianali, non vengono escluse le attività notturne e il riferimento alla ‘produzione di beni’ potrebbe risultare troppo generico”. Perciò “viene istituita la Zp” con l’obiettivo di “meglio definire i contenuti ammessi per la produzione di beni artigianali evitando l’insediamento di attività moleste, non compatibili con la vocazione residenziale del Comune e non conformi agli obiettivi originali della pianificazione”. La Zp “è vincolante per ognuno e al suo interno nulla può essere intrapreso che possa rendere più ardua la pianificazione in corso. Eventuali domande di costruzione in contrasto con la Zp saranno decise negativamente”.

‘Ma se rispettano i limiti...’

Dal canto suo il Dt nel suo rapporto di cinque pagine datato 21 ottobre ritiene “ambigui” gli effetti della Zp “e ciò in ragione del concetto stesso di molestia”. Infatti “se si considerano gli aspetti di protezione dell’ambiente ai sensi della relativa legge federale e ordinanze di applicazione, non sono molesti gli impianti o attività che rispettano i limiti fissati”, in quanto “lo scopo della legge è proprio quello di proteggere dagli effetti dannosi e molesti”. Emblematico dunque il caso Teris, il cui impianto è stato sviluppato per operare entro i limiti. D’altronde, precisa il Dt, “il rispetto della normativa ambientale viene sempre controllato nell’ambito delle procedure edilizie, escludendo la realizzazione di impianti molesti ai sensi della Legge sulla protezione dell’ambiente”. Questo anche per quanto riguarda l’impatto fonico. “Non è quindi facendo capo alla legislazione ambientale che il Municipio potrà negare licenze edilizie sulla base di questo principio”, sentenzia il Dt. Il quale, anche sulla scorta della giurisprudenza relativa al concetto di molestia, giunge alla conclusione che “la progettata centrale termica non può essere considerata un’attività molesta. Pertanto né la futura modifica di Pr né la Zp potrebbero ostare all’autorizzazione della medesima. Una disposizione ancora più incisiva, atta a escludere anche le attività poco moleste, sarebbe invece incompatibile con la zona in questione”. Parole che in definitiva sembrano blindare la centrale di Teris dal profilo pianificatorio.

‘Politica dei rifiuti coerente’

C’è poi il capitolo della strategia energetica, anche in questo caso a favore del progetto Teris. “Gli avvenimenti degli anni recenti hanno spinto Confederazione e Cantoni ad adottare una politica ancora più determinata nel promuovere l’utilizzo di tutte le fonti energetiche rinnovabili e una maggiore efficienza energetica”, premette il Dt avvicinandosi al Ticino dove vi sono già decine di centrali come quella prevista a Lumino. Infatti “la riduzione delle emissioni di CO2 attraverso interventi di efficienza energetica e la promozione di fonti rinnovabili è un punto centrale dell’attuale politica energetica e climatica federale, la quale dev’essere in grado d’integrare e coordinare gli obiettivi di sviluppo economico e sociale con gli obiettivi di politica ambientale, a tutti i livelli istituzionali, dalla Confederazione ai Cantoni fino ai Comuni”. Dal canto suo il Cantone “sostiene la realizzazione di relativi impianti, in particolare se collegati a una rete di teleriscaldamento. Tra questi rientrano per esempio pure quelli alimentati a legna naturale con la possibilità di utilizzo anche di legno usato”, che è il caso di Teris. Impianti che “permettono di gestire al meglio la risorsa bosco, limitata, e di applicare una politica dei rifiuti coerente. Questo genere di impianti, che sono in grado di fornire energia pressoché al 100% rinnovabile, sono necessari per il raggiungimento degli obiettivi climatici e sono coerenti con gli intenti del Piano energetico e climatico cantonale”.

‘I Pr non ostacolino la strategia’

E qui il Dt arriva al dunque. La Sezione dello sviluppo territoriale non lascia spazio a fraintendimenti scrivendo che “in questo contesto i Pr non devono ostacolare o complicare la strategia energetica cantonale e federale, segnatamente vanno evitate misure che limitano la concretizzazione di interventi che vanno nella direzione dell’efficienza energetica e della promozione dell’uso di energie rinnovabili”. In particolare, ed è il caso di Lumino, “non è condiviso un divieto generalizzato che precluda la possibilità di realizzare impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili”. Meglio semmai “valutare la conformità alle normative ambientali e a tutte le altre basi legali applicabili di ogni singolo progetto nell’ambito della procedura edilizia”.

‘Valorizzare lo scarto oltre Giubiasco’

Uno dei punti più temuti dalla popolazione, come emerso nell’affollata serata pubblica di metà giugno, è però l’utilizzo di legname usato. Una tabella allegata alla domanda di costruzione dettagliava infatti che verrebbe usato anche “legno di scarto incollato, dipinto, rivestito, laccato o altrimenti trattato senza composti organici alogeni nel rivestimento e senza conservanti, Pvc e metalli pesanti”. In pratica “palette, casse di trasporto, cassette per la frutta e la verdura e legno per casseforme utilizzate in edilizia”. Durante la serata pubblica Teris ha poi puntualizzato che la componente di scarto sarebbe variabile, privilegiando la legna naturale proveniente direttamente dai boschi. Centrali di questo tipo, annota ora il Dt, “sono valutate positivamente perché consentono di sopperire alle limitate possibilità di valorizzare il prodotto di scarto. Attualmente il 50% del legno usato ticinese viene esportato in Italia per il riciclaggio in impianti di produzione di pannelli truciolari, il 10% viene conferito in impianti di combustione in Svizzera interna e il 40% al termovalorizzazione di Giubiasco”. Qui il conferimento “dev’essere costantemente monitorato e contingentato a causa dell’elevato potere calorifico del legno. In tal senso, la possibilità di convogliare il legno usato in altre centrali termiche ne permetterebbe una gestione più razionale”.

‘Contraria all’interesse pubblico’

La conclusione cui giunge il Dt non lascia spazio a interpretazioni: “Visto quanto precede, nel caso in esame non sussiste un interesse pubblico né alla modifica del Piano regolatore né all’impiego transitorio della Zp. La misura in oggetto è anzi contraria all’interesse pubblico di ordine superiore”. Perciò il Municipio “è tenuto a non istituire la Zp e di conseguenza non sono date le condizioni per proseguire la procedura di adozione tramite la sua pubblicazione”.

IL SINDACO

‘Crediamo di avere il diritto di farlo’

Disobbedienza municipale?, chiediamo al sindaco: «Da una parte è vero che la centrale voluta da Teris è il tema scatenante – risponde Enea Monticelli – ma le finalità della Zp vanno oltre al progetto temuto da una buona fetta della popolazione. Sebbene il nostro agire anticipi la decisione del Consiglio comunale sulla mozione, che dovrebbe arrivare prossimamente, e nonostante il Dt sostenga che la Zp sia contraria all’interesse pubblico d’ordine superiore, noi riteniamo di avere formalmente il diritto di avviare e far avanzare una procedura che tocca da vicino l’interesse pubblico locale. Una verifica doverosa per evitare in futuro l’insediamento di attività moleste nella zona artigianale definita ‘a bassa intensità’ e non distante da aree sensibili».

LA SOCIETÀ

‘Migliore della somma dei piccoli impianti’

Dal canto suo Teris ci spiega che il progetto non è abbandonato e indica che sta valutando se ricorrere al Tram contro la Zp. «L’utilizzo di legname usato – dettagliano i vertici della società – rimarrebbe parte integrante del progetto potendo in tal modo favorire l’utilizzo di legna naturale mantenendo una gestione razionale e flessibile della centrale. Centrale che sarà in ogni caso più performante di una tradizionale, visti i trattamenti e i controlli supplementari adottati. Rammentiamo infine che una singola centrale di grandi dimensioni è, dal punto di vista ambientale, migliore rispetto alla somma di tanti piccoli impianti».

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