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Preture di protezione, servirebbero quindici unità in più

Prestatori di servizio, il rapporto. L’audizione in sottocommissione. ‘Potenziamento necessario per eseguire le misure di protezione’. Incognita costi

Tanta carne al fuoco. Quando entreranno in funzione le nuove Preture?
(Ti-Press)
12 novembre 2024
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Servirebbe una quindicina di unità in più, tra il settore curatele e tutele e il settore famiglie e minori. Un fabbisogno che emerge dal rapporto sui cosiddetti prestatori di servizio nell’ambito dei provvedimenti di protezione: parliamo in sostanza di coloro, come ad esempio i curatori, che sono chiamati ad applicare le misure a tutela degli interessi di adulti e minori vulnerabili decise oggi dalle Arp, le Autorità regionali di protezione, e in futuro (quando ancora non si sa) dalle Preture di protezione. Il documento, datato fine 2022, è stato illustrato ieri da due alti funzionari del Dipartimento sanità e socialità – il direttore della Divisione azione sociale e famiglie Gabriele Fattorini e la responsabile dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione (Uap) Sabina Beffa – nell’audizione davanti alla sottocommissione parlamentare della ‘Giustizia e diritti’, sotto la cui lente è la riforma proposta dal governo. La riforma delle autorità di protezione. Con il passaggio dal (vigente) modello amministrativo, incentrato sulle Arp, che per funzionamento e costi fanno capo ai Comuni, a quello giudiziario, con la creazione delle citate Preture e conseguente ‘cantonalizzazione’ del sistema tutele e curatele. Un passaggio suggellato, e ancorato alla Costituzione ticinese, dal voto popolare dell’ottobre di due anni fa. Dopo il verdetto delle urne, il dossier è rientrato a Palazzo delle Orsoline. Planando nuovamente sui tavoli della commissione granconsiliare ‘Giustizia e diritti’ e del governo per la definizione degli altri tasselli. Fra questi, le norme procedurali che mirano a disciplinare l’attività delle Preture di protezione.

‘È da oltre dieci anni che l’Ufficio dell’aiuto e della protezione non ottiene potenziamenti’

Tornando all’importante capitolo dei prestatori di servizio, il relativo rapporto, elaborato da un gruppo ad hoc, è frutto di un lavoro interdipartimentale (Istituzioni/Sanità e socialità) e interdisciplinare, con la partecipazione di più enti. Le quindici unità supplementari, spiega alla ‘Regione’ la deputata del Centro Sabrina Gendotti, alla testa della sottocomissione parlamentare ‘Protezione’, «sono un’aggiunta a ciò che saranno le Preture di protezione e non rientrano dunque nel calcolo del personale previsto. Bisognerà conoscerne il costo. È comunque dal 2013 – osserva Gendotti – che l’Uap non ottiene potenziamenti. Da oltre dieci anni». Non solo. «Nel frattempo la casistica è esplosa, in particolare nell’ambito delle misure in favore dei minorenni, la cui esecuzione è gestita quasi nella totalità da questo ufficio».

Della sottocommissione fa parte anche Daria Lepori. La granconsigliera socialista non ha dubbi: «Il potenziamento è necessario». Del resto «è perfettamente inutile avere delle autorità, adesso le Arp, un domani le Preture di protezione, che stabiliscono misure di protezione le quali non possono poi essere attuate perché i servizi d’appoggio, di supporto non dispongono di sufficiente personale». Risorse che non sono e non saranno a costo zero. «Chiediamoci allora – osserva Lepori – cosa abbiamo guadagnato, come Cantone, con gli sgravi fiscali di questi anni…». Al riguardo la collega di sottocommissione Roberta Soldati la pensa diversamente: «Cerchiamo anzitutto di superare il ‘dipartimentalismo’, attribuendo personale in esubero in certi settori dell’Amministrazione cantonale ad altri che sono in sofferenza. E risparmiamo su mandati per studi che finiscono e restano nei cassetti». Anche la parlamentare dell’Udc è d’accordo con il potenziamento. E avverte: «Considerati l’evoluzione della società e il crescente disagio giovanile, c’è il rischio che queste quindici unità in più non bastino nel momento in cui diventeranno operative le Preture di protezione…». L’impatto finanziario delle quindici unità supplementari, osserva a sua volta la liberare radicale Simona Genini, pure lei della sottocommissione ‘Protezione’, «ancora non lo conosciamo. Il Consiglio di Stato avrebbe dovuto calcolarlo entro il 31 dicembre 2023. Chiederemo quindi il dato al governo prima di esprimerci definitivamente. La riforma delle autorità di protezione sarebbe comunque monca, se non accordassimo le risorse indispensabili agli enti che dovrebbero dar seguito ai provvedimenti di protezione».

Il nodo del finanziamento

Quella di ieri, fa sapere Gendotti, era «l’ultima audizione in sottocommissione». Dopodiché bisognerà sciogliere un altro nodo, un grosso nodo: il finanziamento del modello giudiziario basato sulle Preture di protezione, che prenderanno il posto delle Arp. L’Associazione dei Comuni ticinesi ha ribadito di recente “la propria ferma opposizione all’addossamento puro e semplice di ulteriori oneri finanziari ai Comuni per la riorganizzazione in ottica cantonale delle autorità di protezione”. «È uno degli aspetti che come sottocommissione stiamo approfondendo, alla luce anche del futuro molto incerto del progetto ‘Ticino 2020’ sui flussi finanziari tra Cantone e Comuni – afferma Soldati –. Così come va approfondita la proposta governativa di ripresa, automatica, del personale nella nuova organizzazione oggi operativo nelle Arp. Ritengo, e non solo io, che questa ripresa automatica presenti delle criticità». Non è tutto. Preture di protezione e logistica: «Stando alle indicazioni della Divisione della giustizia (Dipartimento istituzioni, ndr), sembra – riprende Gendotti – che si sia ancora abbastanza in alto mare».

Si è inoltre in attesa di conoscere l’esito della consultazione avviata dal governo sul progetto di legge volta a regolamentare il funzionamento delle previste Preture di protezione. Un centinaio di articoli messi a punto dalla Divisione della giustizia in collaborazione con l’ex giudice d’Appello Franco Lardelli, già presidente in seno al Tribunale d’appello della Camera di protezione.

Insomma, tanta carne al fuoco. Resta una domanda: quando saranno operative le Preture di protezione?