Nel weekend scatta la stagione di CdM: la squadra rossocrociata spera di confermarsi puntando su due alfieri d’eccezione, secondo Luca De Marchi
L’attesa è ormai finita: fra poche ore scatterà da Sölden la nuova stagione di Coppa del mondo. Un banchetto stellato, il cui piatto forte sarà la rassegna iridata di Saalbach, che solo l’ultima settimana di marzo concederà bitter e bollicine. Le domande senza risposta sono parecchie. Chi saprà confermarsi, chi steccherà? Dal cannibale Marcel Hirscher alla rinata Lindsey Vonn, fino alla Nazionale rossocrociata. I riflettori sono puntati su Marco Odermatt e Lara Gut-Behrami. Due alfieri d’eccezione. «I risultati ottenuti l’anno scorso dimostrano che siamo la squadra di punta, ma c’è stato qualche cambiamento», spiega Luca De Marchi, delegato Fis. Il natio di Buochs ha infatti ‘rubato’ il preparatore fisico alla 33enne. Una scelta corroborante, che ha permesso a Marco di «affinare ulteriormente la sua tecnica. L’intento è di riuscire a essere maggiormente pulito in entrata curva in modo da perdere meno velocità possibile in chiusura. Focalizzerà l’attenzione sul trittico delle grandi classiche, soprattutto quella libera di Kitzbühel finora mai completamente domata, puntando comunque di nuovo sul cristallo più luccicante». La concorrenza però non dorme. A iniziare da Loïc Meillard, piazzatosi alle spalle del connazionale nella generale. Il neocastellano è stato adombrato dai successi di Odermatt sino alla fine della passata stagione, in cui la catena di comando si è leggermente capovolta. «È un calibro pesante! Ha migliorato la sua tenuta mentale, eppure in passato ha faticato a ingranare subito marcia in autunno». Preciso, e centrale. Il 27enne può essere considerato il prototipo di sciatore ideale. Un esempio da seguire. «Talvolta è tuttavia fin troppo meccanico nei movimenti e si lascia influenzare dalla mancanza di pulizia. Marco è invece più istintivo e riesce a correggere ogni errore grazie a questa sua indole, perciò rimane il favorito».
Una sciata piuttosto simile a quella di Lucas Pinheiro Braathen. Dalle lacrime amare in tuta norvegese alla samba (in stile Ronaldinho) brasiliana. Il paese natale della madre, da cui ha ereditato il suo nuovo cognome. Annunciato il ritiro a soli 23 anni, appena conquistata la coppetta in slalom, il richiamo delle linee blu è stato poderoso. Così poderoso da tornare già dodici mesi più tardi, in occasione del season opening di Sölden. «Nelle discipline tecniche rimane da podio, mentre in ottica classifica finale riuscirà veramente a impensierire Odermatt fra qualche stagione», continua De Marchi. Il timing e la condizione non sono ancora impeccabili. «È normale: bisogna ricreare volume, macinare paletti e assimilare l’evoluzione del materiale… Uno sperpero d’energia». Il contrario del pensionato Marcel Hirscher, capace di monopolizzare dieci anni del Circo Bianco. Quali sono le sue intenzioni? «Ha l’esperienza e il palmarès necessari a trasformare questo punto interrogativo in esclamativo, rappresentando un’altra squadra. I Paesi Bassi. Non sarà facile, considerate le difficoltà incontrate da Henrik Kristoffersen». Il 35enne si è dunque recato a Coronet Peak così da testare il materiale da lui sviluppato, Van Deer, e trovare il settaggio adatto. «Non ha nessuna fretta di ricominciare, ma intende mostrare ancora il suo valore». La possibilità di chiedere una wild card, concessa soddisfatti determinati requisiti e sinonimo di numero di pettorale a ridosso dei trenta, ha tuttavia innescato un polverone. «È positivo in ottica futura, bisogna solo essere trasparenti e garantire la parità di trattamento».
Non è comunque l’unica preoccupazione. Sì, perché il suo ritorno alle competizioni potrebbe oscurare la nazionale delle Aquile. «Può anche ricoprire il ruolo di chioccia e levare pressione. D’altronde i media austriaci sono assillanti, complice la penuria di risultati». Chi può beneficiare di questa ombra è Marco Schwarz, quest’estate fermato pure da un’ernia. «La sua preparazione atletica è in ritardo: inizialmente punterà sulle discipline tecniche, e non sulla polivalenza, così da ben comportarsi a Saalbach». Altre due operazioni alla spalla hanno invece complicato il pieno recupero di Aleksander Aamodt Kilde, caduto malamente sul Lauberhorn e costretto a saltare l’intera stagione. «È ancora lontano dal riuscire a muoversi liberamente nella quotidianità, bisogna tornare in salute prima di competere appieno nel Circo Bianco». Niente buone nuove anche in casa rossocrociata. L’annuncio di Niels Hintermann (che focalizzerà tutte le sue forze a combattere una sfida ben più importante) ha spiazzato la squadra, mentre Justin Murisier ha rimediato una botta in allenamento. Il 32enne rimane più «minaccioso in discesa e superG piuttosto che in gigante, in cui bisogna valutare la progressione di Thomas Tumler e Gino Caviezel. Dal canto suo Marc Rochat intende salire finalmente sul podio fra i paletti stretti» e rilanciare le quotazioni di Ramon Zenhäusern e Daniel Yule.
In campo femminile la freccia più acuminata rimane Lara Gut-Behrami: ricaricate le batterie chiusa una stagione piena di successi (due coppette di specialità e le mani di nuovo su quel globo di cristallo già conquistato nel 2016), la sciatrice di Comano è parzialmente in forma. «Era indecisa se continuare la sua carriera, ma ha ritrovato il piacere di allenarsi grazie a Flavio Di Giorgio – il nuovo preparatore – mettendo nel mirino i Giochi di Milano-Cortina». Il velo d’insicurezza emerso nell’estate cilena sembra tuttavia essersi dissipato, tant’è che De Marchi è sicuro che la ticinese possa rimpinguare il suo lauto bottino e raggiungere magari le 55 vittorie di Vreni Schneider. «È una trascinatrice! La squadra ha bisogno di lei così da far crescere le giovani. Nelle discipline tecniche fatichiamo di più rispetto alla velocità, dove il materiale non manca». Il rischio è infatti di perdere terreno dall’Austria, complice soprattutto la serie d’infortuni. Corinne Suter, Jasmine Flury e Joana Hählen di rientro, mentre Priska Ming-Nufer è in difficoltà. La 33enne dovrà inoltre respingere l’attacco di Mikaela Shiffrin, che intende puntare alla centesima in carriera senza disputare le discese. «Conosciamo le sue capacità. Sarà una cliente scomoda. Non bisogna però dimenticare Federica Brignone, l’anno scorso seconda, e Sofia Goggia». L’azzurra è reduce da numerose pause forzate, ma si dice assetata di prendersi una rivincita sul destino. «È capace di annichilire la concorrenza sia in discesa che in superG, dimostrando margini di miglioramento in gigante, dunque può essere insidiosa. Da valutare rimane invece la condizione di Petra Vlhova», appena tornata in pista.
Come la nostra Wendy Holdener, infortunatasi a Pozza di Fassa e colpita dalla scomparsa del fratello e manager. «Una fase complicata della vita, soprattutto fuori dall’attività sportiva. È un fardello grande, bisogna concederle il tempo e l’opportunità di sciare liberamente. Non dev’essere criticata: sono delle situazioni che ognuno affronta in modo differente, ma tornerà di nuovo a incantarci». Dal canto suo Michelle Gisin ha finalmente assimilato il cambio di materiale. «Già l’anno scorso è stata capace di trovare il set up ideale, secondo me chiuderà la carriera focalizzandosi maggiormente sulla velocità». Nelle discipline tecniche sono allora di buone speranze i risultati ottenuti da Camille Rast. La 25enne ha l’esperienza e «la maturità necessari a issarsi sul podio. È più altalenante Mélanie Meillard, munita di un piede fatato, ma spesso non riesce a reggere determinati carichi fisici nel corso della stagione». La neocastellana dovrà riacquisire fiducia e spensieratezza. Già, perché le prossime due annate saranno il classico spartiacque delle loro carriere. A quasi 600 giorni dalla rottura del crociato, il quarto (e sesto infortunio totale), Aline Danioth si è invece piazzata terza nello slalom di Cerro Castor nell’ambito della Coppa del Sud America. «Ha sofferto parecchio, perciò spero riesca finalmente a spezzare questa maledizione». L’urana è seguita da Chiara Medolago, fisioterapista e allenatrice di casa nostra. «Aline ha sicuramente il potenziale di capitalizzare tutto questo lavoro, ma, ripeto, ora deve rimanere in salute».
È infine sulla bocca di addetti e non il possibile ritorno di un’altra ex campionessa, Lindsey Vonn, capace (finora) in carriera di conquistare 82 vittorie nonché quattro generali e sedici coppette di specialità. Il ‘palmarès’ clinico è tuttavia simile: «Forse si tratta di una trovata pubblicitaria, ma l’innesto di una placca in titanio pare aver lenito quei suoi fastidiosi dolori alle ginocchia. Nel corso delle ultime stagioni ha comunque logorato parecchio il suo corpo». L’americana è stata probabilmente stuzzicata dalla reintroduzione di Beaver Creek. «Ha più volte cercato di misurarsi con la controparte maschile, senza mai riuscire a esaudire il suo desiderio. Queste dichiarazioni animano tutto il Circo Bianco, oscurando altre problematiche più scomode da commentare». Fra repentini cambiamenti atmosferici e continui battibecchi, bisogna distogliere l’attenzione. «La Fis ha migliorato la sicurezza imponendo l’utilizzo dell’airbag, ma il calendario è da ripensare sfruttando tutti e cinque i continenti». Questa è musica del futuro, ora è tempo di godersi l’antipasto di Sölden.