Mps e Ps interrogano il governo sull’arrivo del colosso tedesco a Sant’Antonino. Timori per il rischio di abusi salariali, nonostante il Ccl logistica
Sorride il Comune di Sant’Antonino, che incasserà quanto meno le imposte alla fonte dei lavoratori frontalieri e forse altri introiti fiscali. E il Cantone? “Il Ticino figura, ancora una volta, la Cina della Svizzera promuovendo il dumping salariale”, scrive il Movimento per il socialismo (Mps) in un’interpellanza con la quale chiede quale sia la posizione governativa sull’arrivo a Sant’Antonino di Zalando, e meglio della società statunitense Gxo Logistics che per conto del colosso tedesco gestirà i resi, ossia i pacchi che i clienti rispediscono con la merce non più desiderata. Anche il Ps, tramite il capogruppo Ivo Durisch, muove critiche e chiede lumi. Duecento i nuovi impieghi previsti nel grande stabilimento logistico lasciato vuoto dalla Luxury Goods International (Lgi) emigrata in Italia.
“Quali sono stati gli interventi, se ve ne sono stati, dei servizi dell’amministrazione cantonale nel processo di insediamento della Gxo Logistics?”, domanda l'Mps. Stando a informazioni raccolte da ‘laRegione’ su questa domanda, emerge che il Dipartimento finanze ed economia ha appreso la novità lunedì quando è apparsa sui media e non è stato preventivamente coinvolto da nessuno. Da questo punto di vista non vi è peraltro un obbligo e le ditte sono libere di approcciare o meno le autorità cantonali. Più in generale, attacca l'Mps, “non ritiene il governo che l’attuale livello del salario minimo legale, in un contesto di esacerbata concorrenza come quella oggi vissuta sul mercato del lavoro, sia oggettivamente un fattore negativo di attrazione per aziende poco innovative, poco attrattive per chi deve vivere con il proprio salario sul nostro territorio?”.
C’è poi l’aspetto dei licenziamenti decisi nel Canton Soletta, dove Zalando – per la medesima gestione dei resi – ha rescisso il contratto che aveva con Ceva Logistics, colosso internazionale del settore con attività appunto anche in Svizzera, causando il licenziamento di 350 collaboratori, in gran parte donne; e meglio 212 dipendenti fisse e di 138 lavoratrici interinali. “Questa forte presenza di lavoratori precari non è certo sana dal punto di vista occupazionale», rileva Mps: “S’intende intervenire, e come, per evitare che crescano anche a Sant’Antonino queste enormi sacche di precarietà? Come intende procedere per evitare che si ripetano vicende come quelle della Kering”, il gruppo del lusso francese che attraverso Lgi gestiva il centro logistico di Sant’Antonino che appunto entro fine anno sarà occupato da Gxo. Lgi, ricordiamo, che a seguito di accertamenti fiscali italiani è stata costretta a trasferire gran parte dell’attività dal Ticino al Piemonte. Mentre dal canto suo Gxo è già indagata a Milano per il reato di frode fiscale nell'ambito dei cosiddetti “serbatoi di manodopera” attraverso i quali le imprese si garantiscono, secondo la Guardia di finanza che sta conducendo le verifiche penali, “tariffe altamente competitive sul mercato appaltando i lavoratori per i loro servizi a cooperative e altre società in modo irregolare”.
In tutto ciò l’Mps vede nero: “Contrariamente ai discorsi che si fanno nei simposi sulle meravigliose start-up, sulle aziende ‘innovatrici’ eccetera, la realtà è che in Ticino sono proprio le condizioni salariali legali – l’estremo basso livello del salario minimo – ad attirare sempre di più aziende di questo tipo. Altro che condizioni quadro favorevoli all’innovazione. La vicenda Kering, e più in generale la triste fine della fashion valley ticinese, non sembra aver insegnato nulla”. Da notare che il settore della logistica in Ticino oltre a dover garantire il salario minimo è regolato da un Contratto collettivo di lavoro che dovrebbe fare da argine (questo l'auspicio): lo hanno sottoscritto nel 2018 l'associazione che riunisce le aziende ticinesi imprese di spedizione e logistica (Atis), il sindacato Ocst e la Società impiegati di commercio. Da capire tuttavia se Gxo opererà sotto questo cappello o no. Per contro Ceva Logistics, nel Canton Soletta, si è distinta per una gestione molto problematica del personale: salari molto bassi, turni pressanti, proteste del personale, promesse di adeguamenti non mantenute.
“Ancora una volta – evidenzia dal canto suo il capogruppo socialista Ivo Durisch – il settore della moda in Ticino rischia di diventare simbolo di sfruttamento e frode nonostante i profitti miliardari che le aziende del ramo conseguono. Ancora una volta si rischia di avere paghe e condizioni di lavoro che poco hanno a che fare con la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori. Questa nuova situazione perpetua un modello poco virtuoso di attività industriale praticata da colossi internazionali”. Da qui altre domande. “Se i salari pagati da Ceva nel Canton Soletta erano di 3'495 franchi al mese per 42,5 ore settimanali, quali saranno gli stipendi in Ticino? Il CdS è al corrente delle indagini in corso in Italia a carico di Gxo Logistics? Intende prendere contatto con l’azienda per assicurarsi delle condizioni di lavoro e dei salari che verranno praticati? Come intende monitorare queste condizioni affinché siano rispettose delle leggi che tutelano i lavoratori? Quali garanzie ci sono che i nuovi posti di lavoro creati in Ticino non comportino lo stesso livello di precarietà e condizioni di lavoro difficili che hanno portato alle proteste nel Canton Soletta? La Commissione tripartita, che ha il compito di vigilare sulle condizioni di lavoro e sul rispetto della Legge sul salario minimo, sarà coinvolta per monitorare le pratiche lavorative di Gxo Logistics? Se sì, in che modo? Verrà richiesto a Gxo di fornire trasparenza sui contratti di lavoro e sulle condizioni salariali applicate a Sant'Antonino? In che modo il CdS garantisce che queste informazioni siano pubblicamente accessibili?’.