Impugnata la domanda di costruzione presentata a posteriori dall’ente turistico per gli interventi sul sentiero Nisciora-Agario in Alto Malcantone
Se già lo scorso autunno i lavori sul sentiero stesso avevano fatto sollevare qualche sopracciglio, anche la domanda di costruzione, inoltrata a posteriori da Lugano Region, ha generato qualche perplessità. Al punto che la Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) e Pro Natura hanno deciso di presentare opposizione. Nell’istanza edilizia, inoltrata lo scorso luglio, si parla di una tratta di sentiero lungo il percorso in Alto Malcantone che da Mugena raggiunge l’Alpe Nisciora e poi l’Alpe Agario, lunga circa 420 metri, che sarebbe stata allargata fino a un metro “secondo esigenze di sicurezza e fruibilità”. Un intervento che per gli oppositori, oltre che non giustificato e secondo loro destinato a creare un percorso per mountain bike, non corrisponde a quanto scritto nel documento. Ad esempio in alcuni tratti il sentiero sarebbe stato allargato fino a quasi due metri.
Una casistica non del tutto nuova. «Abbiamo già avuto dei casi analoghi – dice Tiziano Fontana della Stan –, nei quali come committenti abbiamo le organizzazioni turistiche regionali che non rispettano in nessun modo le domande di costruzione o le procedure normali e vengono fatti lavori di questo genere». Ora la Stan e Pro Natura starebbero dunque cercando «di fare qualcosa in più per evitare di dover sempre ricorrere. I dati che vengono riportati nella domanda di costruzione non corrispondono a quanto realmente fatto, per cui noi vogliamo anche vedere come le autorità giudicano simili domande. Perché al di là del dell’abuso commesso, dovrebbero rispedire al mittente una relazione tecnica che riporta dei dati non corretti».
Per l’ente turistico del Luganese, si tratterebbe di un’esagerazione. «Stanno trasformando un fiammifero in un fuoco – ribatte Dante Morenzoni, rappresentante del Malcantone per Lugano Region –. Come succede tutti gli anni in tutto il Ticino, determinati sentieri subiscono una manutenzione, e noi, come abbiamo fatto anche altre volte, abbiamo sistemato questo sentiero. E quando si fa questo lavoro, lo si fa in modo da non dover tornare l’anno successivo. In questo caso un addetto è andato sul posto, ha tirato via i sassi a monte e li ha messi a valle come primo passaggio, e poi sarebbero stati ripristinati manualmente come si fa di solito. Sarebbe venuto un sentiero di massimo 80 centimetri. Quel sentiero lì in particolare doveva essere sistemato perché ci sono in giro le mucche che ci passano sopra, ed era pieno di buchi anche per via della pioggia».
«Una signora ha fatto però una segnalazione al Cantone – riprende –. Il Cantone non ha fatto altro che dire che il lavoro era fuori zona edificabile e dunque ci voleva la domanda di costruzione. Come Lugano Region allora abbiamo detto, che se noi siamo obbligati a fare domanda, allora dovrebbero farla anche tutti gli enti che sistemano i sentieri. In genere, anche se fuori zona, il Cantone non ti obbliga a fare domanda per una manutenzione ordinaria, perché altrimenti dovrebbero aprire un ufficio apposta per fare le domande di costruzione sui sentieri. È una questione di buon senso».
Anche le esigenze di sicurezza riportate nella domanda non troverebbero riscontro, e, nel testo dell’opposizione, si legge che “prima dell’intervento, il sentiero in questione non presentava punti difficili, non era pericoloso, né particolarmente stretto” e che rientrava nella definizione di sentiero escursionistico data dall’Ustra. Secondo gli oppositori, i lavori nasconderebbero in realtà un cambio di destinazione. “Di fatto – si legge nel documento – gli interventi effettuati hanno trasformato la tratta finora classificata come sentiero escursionistico di montagna in tutt’altro tipo di percorso. L’allargamento a un metro, che non si giustifica per motivi di transito pedestre, parrebbe favorire altri tipi di percorrenza, ad esempio con biciclette. Un eventuale cambiamento di utilizzo di questa portata richiederebbe, come noto, una modifica del piano regolatore comunale”.
«Abbiamo già visto casi di sentieri escursionistici trasformati in sentieri per biciclette, così come alcuni sentieri agricoli – afferma Fontana –. Se si vogliono trasformare tutti i sentieri in piste per mountain bike, e tutelare il turismo a due ruote come sembra che la politica in questi ultimi anni sia determinata a fare, che lo si dica chiaramente. Però che la si smetta di fare abusi di questo genere».
Ma Lugano Region nega con fermezza questa tesi. «È assolutamente escluso – dice Morenzoni –. Tra l’altro le mountain bike passano anche adesso in maniera magari anche abusiva. Però l’ente non ha assolutamente nessuna previsione di fare un sentiero per bici in quella zona lì. Ne abbiamo appena fatto uno che scende dal Monte Lema, è più che sufficiente». Come mai allora la larghezza del sentiero eccede di molto quella indicata nella domanda di costruzione? «Ci sono delle parti che sono due metri di larghezza – ammette Morenzoni –, ma chi è andato a vedere si sarà accorto che ci sono tutte le impronte delle mucche che fanno avanti e indietro. Quindi in determinate zone, dove passano sia mucche che pedoni, è necessario più spazio per evitare di ritrovarsi di nuovo ai piedi della scala tra un anno».