Partecipazione finanziaria dei Comuni della cintura urbana ai grandi progetti: Lugano si attiva per arrivare a sottoporre una proposta concreta al Cantone
Realizzare di più e meglio. Questo l’obiettivo dei contributi di centralità, ossia le partecipazioni finanziarie dei Comuni della cintura urbana ai progetti e ai servizi delle Città polo. Se suonano come qualcosa di esotico è normale: in Ticino non esistono. Ma è rimasto uno dei pochi cantoni a non avere una legislazione in materia e uno dei pochissimi – l’unico di fatto, con Grigioni e Vallese – se si considerano quelli con realtà urbane di un certo rilievo. Eppure l’esigenza si fa sentire sempre più anche a sud delle Alpi. Il tema è tornato alla ribalta recentemente con il Polo sportivo e degli eventi (Pse): un progetto che porterà beneficio ben oltre i confini cittadini ma che ricade interamente sulle spalle dei contribuenti luganesi, per la sua componente pubblica. Come cambiare le cose e allinearsi al resto della Svizzera? A Palazzo civico se ne parla da oltre un anno ed entro fine 2024 il Municipio vuole arrivare a proporre una bozza al Consiglio di Stato. Abbiamo incontrato il neocapodicastero Finanze Marco Chiesa e il neodirettore dell’omonima Divisione Giacomo Orlandi – subentrato il 1° giugno ad Athos Foletti – per parlarne.
Perché sono così importanti questi contributi per Lugano?
Chiesa: Perché permetterebbero a Lugano di mantenere un’offerta interessante e attrattiva. Ma non solo della città, bensì per tutta una regione. Lugano crea, organizza e finanzia iniziative culturali, sportive, ricreative, che vanno decisamente oltre il perimetro comunale, contribuendo al benessere e all’immagine di tutto l’agglomerato. E questo vale per ogni polo urbano.
Una constatazione che appare scontata. Ma è dimostrabile?
Chiesa: Sì. Uno dei parametri che più spesso vengono utilizzati per evidenziare quest’interconnessione sono gli utenti di una struttura. Ad esempio se pensiamo al Lac, nel 2023 solo il 12% dei visitatori del centro culturale sono stati cittadini di Lugano. La maggior parte del pubblico proviene dal resto del distretto (circa il 40%, ndr) e dalle altre parti del cantone (quasi il 30%, ndr).
E il Lac quindi è un esempio calzante di cosa potrebbe rientrare sotto i contributi di centralità. Cos’altro?
Orlandi: Il potenziale ventaglio è ampio e spazia fra opere, infrastrutture, ma anche servizi. Dal Lac al Masi, dal Palazzo dei congressi al Centro esposizioni e ai parchi. E poi eventi, quelli più grandi come Blues to Bop, Estival Jazz, Pasqua in città, LongLake, Festa d’Autunno, Natale in Piazza, per citare quelli organizzati dalla Città. Ma ci sono anche manifestazioni gestite da privati, come ad esempio la StraLugano o Lugano Walking, che attirano molte persone da fuori città e che hanno dei costi. Pensiamo solo all’organizzazione della sicurezza: è straordinaria e non è a beneficio solo dei luganesi.
Quali Comuni dovrebbero partecipare a questi contributi, a vostro giudizio?
Chiesa: Nella nostra riflessione ci fermiamo ai Comuni dove c’è un’attrazione conclamata, ossia quella del nostro agglomerato. La domanda è tecnica ed è più che legittima. Da parte nostra, in questa fase, l’obiettivo principale è quello di cercare e creare un consenso. Ho letto le opinioni dei sindaci dei Comuni viciniori e le ritengo molto positive per intavolare delle discussioni. Capiscono che Lugano è una carta da giocare, un valore aggiunto anche per loro. Il messaggio da far passare è semplice: sediamoci a un tavolo, discutiamo senza preclusioni e con ragionevolezza di questo tema come pure delle sue ricadute in termini di vantaggi e svantaggi. Noi ci siamo: poi ciò che è certo è il fatto che se Lugano prende una decisione in piena autonomia, allora è disposta anche ad assumersi le proprie responsabilità finanziarie, come sempre.
Ecco, lei citava i Comuni vicini. Ad esempio, il sindaco di Comano propone l’estensione della Lugano Card, mentre quello di Canobbio un maggior coinvolgimento nei progetti. ‘Condizioni’ accettabili?
Chiesa: È legittimo, anzi direi giusto, avanzare delle richieste. Nel momento in cui dovessero effettivamente contribuire ai progetti, allora a mio modo di vedere dovranno godere degli stessi benefici dei cittadini di Lugano. Il discorso sulla Lugano Card è equo e in linea di massima più semplice. Riguardo al coinvolgimento, bisognerebbe trovare il giusto compromesso fra efficienza e partecipazione. E credo si possa fare. Sono convinto che nessuno voglia burocratizzare ulteriormente il processo decisionale, già complesso di suo. Si rischierebbe il cortocircuito democratico. Il livello di scambi preliminari e in corso d’opera, di informazioni in generale, anche di input da considerare, può senz’altro essere migliorato e concordato.
I sindaci interpellati sottolineano l’importanza di attenersi alla forza finanziaria e al numero di abitanti dei singoli Comuni. In quale misura i Comuni dovrebbero partecipare ai contributi?
Chiesa: Credo che in questa fase la strada maestra non sia quella di discutere sui metodi partecipativi, ma sul principio. Arriverà il momento di trovare un consenso sulle chiavi di riparto. Questa è una grossa novità per il nostro cantone. Non c’è niente di peggio di iniziare a discutere di dettagli, seppur importanti, prima di aver concordato la meta. Una volta creato il consenso, vi sono già diverse opzioni concrete, perché già realizzate altrove, da sottoporre ai Comuni partner.
Come mai, a suo giudizio, pur avendo una delle prime dieci città svizzere, il Ticino arriva solo adesso a pensare di dotarsi di un quadro normativo che permetta di regolare questi contributi?
Chiesa: Perché solo negli ultimi decenni, complici le aggregazioni, sono stati fatti degli investimenti, come il Lac o adesso il Pse, talmente importanti da porre una questione che necessariamente allarga la riflessione.
Già in passato però, pensiamo alla Resega, Comuni vicini come ad esempio Canobbio hanno contribuito all’investimento, seppur in piccola misura.
Chiesa: È vero. Ma qui si tratta di concepire un sistema ad ampio raggio, non stiamo parlando di situazioni puntuali. È l’evoluzione di queste prime forme di collaborazione che dovrebbero essere sviluppate, a seguito di una Lugano che si è espansa. La città è diventata, nel tempo, polo di una regione alla quale offre una serie di servizi e infrastrutture delle quali tutti beneficiano rappresentando nel contempo anche il motore di uno sviluppo comune.
La legge, qualora entrasse in vigore, sarebbe in ogni caso cantonale. In Ticino la maggior parte dei Comuni sono ancora medio-piccoli, non raramente periferici. Non si tratta quindi solo di far passare la bontà del messaggio ai Comuni della cintura, spesso ricchi come se non più della Città stessa, ma anche a quelli più lontani e sfavoriti e ai loro rappresentanti in Gran Consiglio.
Chiesa: I Comuni veramente periferici, lontani, non saranno coinvolti. Da parte del Municipio di Lugano, e da parte mia, non c’è nessuna volontà di prevaricare, di arrogarsi dei diritti. C’è unicamente la consapevolezza della realtà e la volontà di sedersi a un tavolo per capire come far sì che la Città possa essere utile anche in futuro a tutto il comprensorio. Per farlo, i contributi esterni sono importanti. Sono degli investimenti.
Orlandi: Inoltre, Lugano è confrontata con molta concorrenza: internazionale, intercantonale ma anche intercomunale, da un punto di vista della fiscalità. In passato, questa era molto meno agguerrita. Oggi, che sia dal Golfo persico, dalla Svizzera centrale o dalle colline del Luganese, la concorrenza è più marcata. Il settore privato non fa determinati investimenti che non si autofinanziano, ma che sono importanti per l’attrattiva e lo sviluppo di una regione, e allora li deve fare il pubblico. Quindi è inevitabile che una Città-polo sia confrontata con grandi progetti. Questo va riconosciuto e sostenuto.
Gli altri Cantoni come regolano questi contributi?
Orlandi: Le modalità sono differenti. Si tratta di meccanismi tutto sommato semplici: vengono identificati i poli – a Zurigo ad esempio sono considerati poli sia Zurigo sia Winterthur e verosimilmente anche in Ticino non verrebbe considerato polo solo Lugano – e le modalità di partecipazione ai costi, ossia se si tratta di costi fissi forfettari, tipicamente è una percentuale di moltiplicatore che viene destinata a questa funzione, oppure se si tratta di contributi relativi ai costi sostenuti. Quest’ultima è una modalità più analitica e più diffusa. Si può decidere poi se istituzionalizzare dei contributi diretti tra Comuni, come fanno spesso in Romandia, oppure regolarli tramite l’intermediarità del Cantone, come prassi soprattutto nella Svizzera tedesca.
Chiesa: L’aspetto positivo è proprio che abbiamo già diversi Cantoni dai quali prendere esempio, non bisogna inventare nulla. In generale, una delle strade più utilizzate è quella di inserire dei meccanismi che tengano considerazione dei contributi di prossimità nella Legge sulla perequazione intercomunale del Cantone. Per questo è importante la fase politica della creazione del consenso. Superata questa fase bisognerà scegliere la modalità più adeguata a noi, tramite un’analisi che metta in luce aspetti positivi e negativi.
A tal proposito, c’è un sistema in particolare che vi è piaciuto più di altri?
Orlandi: Allo stadio di studio, quello effettuato dalla Città di Losanna per il Canton Vaud nel quale, ad esempio, vengono identificate quali strutture culturali devono rientrare sotto questi contributi e quali no, essendo di respiro più locale. È uno studio molto analitico e tecnico. Vengono calcolati in maniera trasparente anche i benefici, il ritorno economico per il polo e per la cintura e per i settori economici, e sono degli aspetti molto importanti. Nel Canton Berna, per fare un altro esempio, hanno una percentuale fissa di contributi. È un sistema che ha il pregio della semplicità ma il difetto della poca flessibilità.
Chiesa: La sua risposta molto competente mi rassicura: vuol dire che siamo in buone mani (sorride, ndr). Io come municipale rispondo tuttavia in maniera più empirica. Per me sono fondamentali la semplicità e l’efficienza. Ma parlare del come è ancora precoce. Oggi è importante confrontarsi sul perché sono necessari questi contributi.
Parlare di contributi implica toccare il delicato discorso relativo al moltiplicatore d’imposta, che nella peggiore delle ipotesi è un tabù e nella migliore un terreno di scontro politico. Come affrontarlo?
Chiesa: Con franchezza. È una questione di lungimiranza, ma anche di maturità. Se un domani dovesse esserci un aggravio fiscale, verrebbe accettato dalla popolazione solo a patto che ci sia la consapevolezza che questi contributi sono effettivamente degli investimenti utili per il futuro di tutti. E questa, dobbiamo crearla noi assieme agli esecutivi vicini.
Rispondendo a un’interrogazione del Plr, a luglio avete detto che volete sottoporre una bozza di discussione al Consiglio di Stato già entro la fine dell’anno. La tabella di marcia è confermata?
Chiesa: In questo periodo la priorità principale della Città, dal punto di vista del mio dicastero, è il Piano finanziario per la legislatura 2024-28 (che verrà presentato giovedì assieme al Preventivo 2025, ndr). Ci sono poi altri temi, come il Pse e l’Aeroporto. Sul Piano della Stampa è in corso (dal marzo del 2023, ndr) il cantiere per la nuova sede della Divisione spazi urbani, molto importante anche a livello finanziario. Per non parlare del Maglio, che è costato decine di milioni di franchi. La Città sta dunque affrontando diverse sfide e sarà necessario riflettere sul moltiplicatore di medio termine, cosa che era già tema durante la campagna referendaria sul Pse. A breve arriveremo con una proposta in Consiglio comunale tenendo conto anche dell’introduzione del moltiplicatore differenziato. Parallelamente, nei prossimi mesi, i contributi di centralità saranno uno degli argomenti che porteremo avanti. L’intenzione è discuterne prima con i sindaci dei Comuni della cintura, questo sì, se possibile, già entro la fine dell’anno, e solo in seguito arrivare a una proposta da sottoporre al Cantone.