I Comuni del Basso Mendrisiotto, contrari all’attribuzione di un altro centinaio di richiedenti asilo, scrivono al governo. E richiamano gli impegni presi
I patti erano chiari: il Basso Mendrisiotto avrebbe accolto 350 richiedenti l’asilo, non uno di più. Ancor prima di posare la prima pietra di quello che oggi è il nuovo Centro federale d’asilo a Pasture, del resto, i Municipi dei comuni del comprensorio avevano posto le loro condizioni, davanti alla Confederazione e al Cantone. E da lì non si sono mai mossi, pur dovendo fronteggiare più emergenze migratorie in questi anni. Ha quindi colto tutti di sorpresa sapere che il Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) sta valutando la possibilità di alloggiare a Chiasso oltre un centinaio di migranti. Una prospettiva che nella regione proprio non va giù. Per ribadire la propria “ferma contrarietà” a questa soluzione, gli Esecutivi di Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore, Novazzano e Vacallo nei giorni scorsi hanno scritto, ancora una volta, al Consiglio di Stato (CdS). Una missiva che, di fatto, richiama il governo al rispetto degli impegni presi.
A chi chiede asilo come a chi è già stato ammesso sul territorio e viene assegnato a un Cantone va dato un tetto sopra la testa: il principio è dato. A essere contestata da parte dei cinque Comuni è infatti l’ubicazione scelta, che non esce dal perimetro della zona di confine. Nei piani del Dss vi è, infatti, l’intenzione di far capo a 50 appartamenti inseriti in un complesso residenziale di proprietà di un privato in via Soldini. Abitazioni vicine, peraltro, al Centro di socializzazione Calicantus aperto dal Comune di Chiasso quale punto di riferimento per la popolazione migrante. Una prossimità che potrebbe rivelarsi controproducente agli occhi delle autorità locali, come ci fa capire il sindaco della cittadina, Bruno Arrigoni. Come dire che il rischio ‘ghetto’ è dietro l’angolo.
D’altra parte il Basso Mendrisiotto – in particolare Chiasso, Balerna e Novazzano – ha dimostrato la propria disponibilità facendo posto al Centro di Pasture, che può ospitare appunto 350 persone. In effetti, è “convinzione unanime” che questa terra “stia già facendo la propria parte”, si sottolinea nello scritto. Di conseguenza, fanno capire i cinque Municipi per voce dei rispettivi sindaci – con Arrigoni, Luca Pagani di Balerna, Claudia Canova di Morbio Inferiore, Sergio Bernasconi di Novazzano e Marco Rizza di Vacallo –, sarebbe auspicabile che l’autorità cantonale riconoscesse la situazione e mantenesse i patti. Cosa ci aspetta? Che questo centinaio di richiedenti asilo venga attribuito ad altri Comuni del cantone, anziché andare ad aumentare le assegnazioni a questa parte del Distretto, “come incomprensibilmente prospettato ancora nel Basso Mendrisiotto”. Quanto basta per sollecitare al governo una presa di posizione e l’attestazione che i numeri previsti non crescano ulteriormente.
I Municipi locali fanno, infatti, memoria al CdS che “vige un gentlemen’s agreement” tra il Basso Mendrisiotto e il Cantone, in base al quale, si annota nella lettera, alla regione non vanno attribuite persone che hanno ottenuto l’ammissione. E questo, si ribadisce, “già solo per un sentimento di equità nei confronti degli altri Comuni”. Non a caso la soluzione prospettata ha fatto sussultare la politica e alimentato atti parlamentari. Da subito, poi, l’Esecutivo di Chiasso ha reagito, dichiarandosi “nettamente contrario” a quei 50 appartamenti in più: la cittadina sul suo territorio ha ancora lo stabile di via Motta, ovvero l’ex Centro di registrazione trasformato in struttura d’emergenza fino a quando non sarà concordata una soluzione alternativa con il Canton Ticino, come confermato il giugno scorso dal Dipartimento federale di giustizia e polizia in risposta a un quesito del consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio.
Ora con questo aggravio, si rimarca nello scritto indirizzato al governo, “l’equilibrio sussistente fra residenti e richiedenti potrebbe subire dei contraccolpi imprevedibili e di difficile gestione, oltre che vanificare tutti gli sforzi messi in atto nelle attività d integrazione”, che hanno sortito i loro risultati. A rincuorare le autorità locali a suo tempo, durante le trattative in vista dell’insediamento del Centro federale d’asilo, era stata, d’altro canto, la garanzia che il Cantone avrebbe avuto una maggiore attenzione per questa regione.
L’orientamento cantonale ha spiazzato, del resto, anche l’Associazione Mendrisiotto Regione Aperta, che a inizio agosto ha firmato una lettera aperta recapitata al Consiglio di Stato e ai Municipi di Balerna, Chiasso e Novazzano. “Del rocambolesco progetto di collocamento di 150 migranti nel quartiere di via Soldini – si legge nel documento del co-coordinatore Willy Lubrini – stupisce la mancanza di dialogo, trasparenza e collaborazione tra CdS e Comuni di Chiasso, Balerna e Novazzano, tanto più in un settore delicato come quello della politica migratoria”. D’altra parte, si rilancia, aperto Pasture e chiuso il Paf (il Punto di affluenza per rifugiati), il Cantone “non ha ancora trovato un’alternativa logistica. Una grave inadempienza che lascia nel disagio e nell’incertezza le autorità comunali del Basso Mendrisiotto”.
Sono in molti, a questo punto, ad attendersi delle risposte dal governo.