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Con don Leo ‘ci si è assunti un rischio enorme’

L'ex poliziotto Galusero: ‘Per mesi il religioso ha svolto attività ancora con dei ragazzi... ma prioritaria doveva essere la tutela di questi giovani’

Giorgio Galusero, già ufficiale della Polcantonale e già deputato al Gran Consiglio
(Ti-Press)
12 agosto 2024
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«Ci si è assunti un rischio enorme nel lasciare andare il religioso – sul quale erano già in corso degli accertamenti penali per presunti atti sessuali con fanciulli – con dei ragazzi all’estero, cioè con delle potenziali vittime. La trovo una cosa francamente incomprensibile, come minimo». Giorgio Galusero, quarantuno anni in Polizia cantonale, di cui è stato anche ufficiale, com’è nel suo stile non ci gira intorno. In qualità di investigatore si è occupato fra gli altri del ‘sadico di Romont’, autore di efferati delitti negli anni Ottanta, fra cui l’assassinio di un giovane in Ticino. Galusero si chiede «per quale ragione, sempre che vi sia uno o più motivi plausibili, nei cinque mesi dall’inoltro della denuncia alla Procura all’arresto del prete, Curia e Ministero pubblico abbiano di fatto permesso che il religioso svolgesse, nell’ambito della propria funzione, attività anche con ragazzi». E la domanda, in relazione al caso di don Rolando Leo, che «mi pongo se la stanno ponendo molte persone», puntualizza l’ex deputato al Gran Consiglio e presidente, in veste di parlamentare, anche della commissione carceri. «Insomma, secondo me la priorità doveva essere la tutela delle giovani potenziali vittime. Per cui la Curia, informando ovviamente la Procura o d’intesa con quest’ultima, avrebbe dovuto attribuire, in attesa degli sviluppi dell’indagine, un’altra mansione al religioso, impedendogli comunque di lavorare a contatto con bambini e adolescenti».

‘Il comunicato di sabato della Curia è tutt’altro che chiaro’

Nella nota diffusa sabato, la Curia vescovile ha spiegato che non è stato adottato alcun tipo di misura nei riguardi di don Leo “per non interferire nell’accertamento della verità e rischiare l’inquinamento delle prove”... «Quel comunicato – riprende Galusero – è tutt’altro che chiaro. Non si capisce – e questo è un punto che prima o poi andrà acclarato verso l’opinione pubblica – chi ha deciso che non dovessero essere prese delle misure a titolo precauzionale a carico del prete. Gli inquirenti? La Curia? Ripeto: la tutela di giovani quali potenziali vittime doveva venire prima di ogni altra considerazione o di eventuali strategie investigative, strategie che nella fattispecie ignoro. Però, quali ulteriori prove bisognava raccogliere, permettendogli di partecipare a colonie e viaggi all’estero con dei ragazzi?! Da quello che ho letto, i fatti addebitati al religioso sarebbero peraltro accaduti alcuni anni fa».

‘Sì alla segnalazione immediata’

Ma c’è un altro tema sul quale l’ex commissario della Cantonale pone l’accento, ed è quello dei tempi legati alla segnalazione di un possibile reato ai competenti organi giudiziari dello Stato. «Ritengo che la denuncia andasse e vada fatta immediatamente alle autorità di perseguimento penale – dice perentorio Galusero –. Nella Chiesa cattolica ticinese invece c’è prima questo filtro della Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale. È come se la Direzione di una scuola o di un banca, venuta a conoscenza di illeciti, o di indizi di reato, commessi da un docente o da un dipendente, facesse delle indagini preliminari prima di fare la segnalazione a magistratura e polizia. Suvvia. Lo dico in base alla mia esperienza come investigatore di polizia: quando si tentenna nel denunciare, per l’inchiesta, e il suo esito, non è un bene – sottolinea –. E allora sono d’accordo con la proposta dei deputati dell’Mps di modificare la Legge cantonale sulla Chiesa cattolica per introdurre l’obbligo di segnalazione immediata all’autorità giudiziaria da parte di quella religiosa quando viene a conoscenza di comportamenti non conformi alla legge da parte di un membro del clero».

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