Il Gran Consiglio ha approvato a larga maggioranza il credito netto di 51,2 milioni. Non ci sarà referendum obbligatorio. Apertura attesa nel 2028
La nuova sede del Centro professionale tecnico del settore tessile (e autorimessa con Park & Rail con 150 stalli, di cui 75 di proprietà del Cantone) sarà a Chiasso. Dal Gran Consiglio è infatti arrivato il via libera – con 62 voti favorevoli, 7 contrari e 8 astensioni – al credito netto di 51’251'000 franchi e autorizzazione alla spesa di 59'842'000 franchi. Credito che non ha raggiunto i criteri per essere sottoposto alla referendabilità obbligatoria (votata con 12 favorevoli, 57 contrari e 3 astensioni). Se l'iter proseguirà senza intoppi, la scuola che accoglierà sotto lo stesso tetto le attuali Scuola d'arti e mestieri della sartoria (oggi a Biasca) e la Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda (Viganello) aprirà i battenti nel 2028. «Sono raggiante – è il commento del sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, raggiunto per un commento –. È un obiettivo legislativo raggiunto e devo ringraziare il relatore del rapporto Matteo Quadranti e tutti i deputatati intervenuti a sostegno. L'arrivo di questa scuola è qualcosa di molto importante per tutta la regione». Quello che nascerà, ha spiegato Christian Vitta, presidente del governo e direttore del Dfe, sarà «un vero e proprio polo di riferimento dove i giovani potranno formarsi in un modo completo in una regione con diverse aziende attive nel settore».
La discussione è iniziata con una mozione d'ordine, respinta a larga maggioranza, di Giuseppe Sergi (Mps-Indipendenti) che ha chiesto il rinvio del messaggio in commissione. «Non siamo contrari a che si investa nella formazione professionale, ma bisogna farlo nei settori che hanno un futuro». Sergi ha evidenziato che nel rapporto al messaggio sul credito di progettazione, approvato nel 2018, veniva indicato che Chiasso e il Mendrisiotto erano «la fashion valley del Ticino. Una definizione che oggi fa un po’ ridere. Nel rapporto alla richiesta di credito viene indicato che l'evoluzione del mercato del tessile è cambiata negli anni, ma la presenza nel Mendrisiotto è sempre forte. Le ditte che si occupano di queste professioni non sono più di duemila. Di fatto questo settore non esiste e non ditemi che ci apprestiamo a votare 60 milioni per dare una sede a profili professionali che hanno qualche futuro in questo cantone». Il settore tessile nel Mendrisiotto «è una presenza storica – ha risposto Matteo Quadranti, relatore del rapporto della Commissione della gestione e finanze –. Si tratta di un progetto di cui si parla dal 2018 e che non è improvvisato». Andrea Rigamonti (Plr) ha definito il voto come «il simbolico ultimo atto di un percorso virtuoso» che arriva nell'anno del 150esimo della stazione internazionale di Chiasso, «un comparto dinamico, operoso, intraprendente e che ha saputo intercettare l'evoluzione economica, permettendo l'insediamento di aziende ancora oggi fiore all'occhiello, scambi commerciali e la creazione di posti di lavoro». Maurizio Agustoni (Centro) ha voluto proporre «spunti di riflessione che possono valere anche per futuri investimenti». Il primo è stato quello «finanziario, visto che i costi sono passati dai 35 milioni stimati ai quasi 60», ha poi elencato la «necessità che la scuola interagisca con gli attori economici attivi nel Mendrisiotto e nel Canton Ticino» e infine la «solidarietà e l'equilibrio della presenza dello Stato nel nostro cantone». Il cantiere che si svilupperà nel comparto ferroviario di Chiasso andrà a «riqualificare un settore oggi non ottimale e che acquisirà del valore aggiunto, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e che creerà linfa vitale – ha aggiunto Daniele Caverzasio (Lega) –. Quando si investe in strutture per la formazione si investe per un Ticino che vogliamo sempre pronto al passo con i tempi, nella comunità e possibilità per nostri ragazzi di formarsi anche nel nostro territorio». Anche Roberto Ostinelli (HelvEthica Ticino) ha parlato di «grande opportunità per la regione». Maura Mossi Nembrini (Più Donne) ha invece evidenziato che si tratta di «professioni conosciutissime e valorizzate in altre parti della Svizzera. La moda come la intendiamo noi presso i giovani sta guadagnando anche in ambito di sostenibilità ambientale».
Pur dichiarandosi favorevole all'investimento perché «non possiamo basare la formazione strategica solo sulle necessità e le prospettive del mondo del lavoro», Fabrizio Sirica (Ps-Giso-Fa) ha evidenziato «gli aspetti estremamente critici legati al mondo del lavoro e al settore economico in particolare. «Criticità non appuntabili ai Dipartimenti responsabili del messaggio, ma che fanno riflettere sulla necessità di un dialogo più coinvolgente con il settore economico». Il deputato ha spiegato che «sapere che nel settore tessile solo il 15% degli apprendisti prosegue nella professione è un elemento che accende un campanello d'allarme. La risposta in questi dati la trovo nelle condizioni di lavoro e nei salari minimi». Evidenziando come il Ticino non sia «Lugano o Bellinzona centrico», Tiziano Galeazzi (Udc) si è chiesto se «una struttura di questo genere vale la pena. Sicuramente la varrà: siamo davanti a uno spostamento da Lugano, ma siamo vicino all'Italia, Paese della moda mondiale... L'auspicio è che almeno i docenti siano ticinesi». Samantha Bourgoin (Verdi del Ticino) non ha firmato il rapporto. «Quando la Logistica ci ha presentato questa scuola in stazione mi sono chiesta cosa volere di più. Ma sono nate subito delle domande sul come immaginarsi uno stabile in calcestruzzo non riciclato accanto a molti binari accanto a un'isola di calore certa e con pochi spazi verdi. La Logistica ci ha spiegato che il progetto è vecchio. Serve una riflessione: come facciamo a partorire figli vecchi?». Per Sara Beretta Piccoli (Verdi Liberali) «non si mette in dubbio la bontà del progetto, ma ci sono molte criticità» anche perché «ci sono già centri di competenza sparsi sul territorio che andrebbero persi».
Marina Carobbio Guscetti, direttrice del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport, ha risposto agli interventi sottolineando che «vari allievi e allieve continuano gli studi presso scuole specializzate superiori anche fuori dal Ticino». Riferendosi all'istituto di Biasca «c’è anche chi ha parlato di scuola sociale. Può darsi che qualcuno sia incerto sul futuro, ma vi assicuro che sono in molti ad avere le idee in chiaro. Vorrei che non si parlasse più di scuole di serie B e che non se ne svilisca il valore». Quelli insegnati sono «mestieri che, facendo capo a mezzi e tecniche moderne, permettono di sperimentare, essere visionari e all'avanguardia. La nuova sede del Centro professionale tecnico del settore tessile vuole rafforzare il percorso di questi giovani che potranno continuare con gli studi in questi settori». Lo spostamento a Chiasso «fa parte di un processo di riorganizzazione dei centri professionali per creare sinergie con il territorio e le sue aziende, migliorando le sinergie dei settori formativi – ha concluso Carobbio Guscetti –. Il Consiglio di Stato è convinto della necessità di investire in percorsi formativi di qualità. La precarietà lavorativa ancora presente nel settore è spesso ancora basata sul frontalierato, ma non deve fermare il rafforzamento professionale in questo settore. Sono altre le misure che vanno studiate per avere posti di lavoro dignitosi e adeguati».
L'emendamento presentato da Claudio Isabella (Centro) che chiedeva la garanzia di avere una nuova scuola professionale a Biasca ha incontrato il favore della maggioranza del Gran Consiglio (61 favorevoli, 4 contrari e 12 astenuti). Nel suo intervento, Marina Carobbio Guscetti ha spiegato che l'intenzione del Consiglio di Stato è quella di sviluppare a Biasca un centro di competenza nel settore automobili e trasporti. Lo scorso 21 maggio il Decs si è già incontrato con le autorità di Biasca e l'Ente regionale per lo sviluppo del Bellinzonese e Valli. È quindi stato creato un gruppo di lavoro per analizzare le esigenze e sviluppare i contenuti. La consigliera ha anche aggiunto che gli studenti che inizieranno la loro formazione alla Scuola d'arti e mestieri della sartoria nell'anno scolastico 2027-28 la termineranno a Biasca e che «verrà riservata particolare attenzione a chi da anni vive nelle Tre Valli».