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Il Centro del tessile di Chiasso al suo ‘ultimo miglio’

La Gestione del Gran Consiglio ha firmato il rapporto: sul tavolo oltre 51 milioni di franchi. Il Centro di competenza? ‘Un'opportunità da cogliere’

Luogo di studio e creatività
(Rendering Cpt Chiasso - ‘Ceniera’)
14 maggio 2024
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A Chiasso e nel Basso Mendrisiotto ci hanno creduto fin dal primo momento. Già nel 2010, infatti, le istituzioni locali avevano dichiarato di slancio la loro disponibilità a fare spazio al futuro Centro professionale tecnico del settore tessile. Certo la strada si è rivelata ben presto essere in salita, ma la tenacia alla fine è stata premiata. Con il buon esito delle trattative – non semplici – intavolate con le Ffs; con l’impegno (anche finanziario) del Cantone a dare forma a un nuovo polo formativo (il secondo dopo Mezzana nel Distretto); con il progetto scelto che, nelle intenzioni, mette in luce le potenzialità del comparto ferroviario a due passi dal centro cittadino. Come dire che non solo si accoglieranno sotto un solo tetto due istituti professionali – oggi a Lugano-Viganello –, ma lo si farà a due passi dalla stazione nel segno di una mobilità più sostenibile. Adesso non rimane che percorrere l’ultimo miglio per stringere tra le mani l’obiettivo: incassare il voto favorevole del parlamento cantonale. E a spianare la strada ci ha pensato la Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio, che a larghissima maggioranza oggi, martedì, ha firmato il rapporto, di cui sarà relatore Matteo Quadranti (Plr). Sui banchi ci sono oltre 51 milioni di franchi destinati a dare forma alla scuola e a un ‘park&rail’ da 240 posti auto. E per i commissari si tratta di “un’opportunità da cogliere” oltre che “fortemente voluta dal Distretto”. La stessa associazione Ticinomoda definisce la nuova sede “indubbiamente auspicabile”.

Chiudere la ‘Cerniera’, aprire il cantiere

Ormai manca poco per chiudere... la ‘Cerniera’ – dal nome del progetto vincitore – e aprire il cantiere che, nei piani, consegnerà il Centro ultimato nel dicembre del 2027. Ciò che permetterà di accogliere i primi studenti nell’anno scolastico 2028-2029. L’istituto, in totale, diventerà la ‘casa’ di circa 260 allievi, per oltre la metà provenienti dalla Scuola specializzata superiore (Sss) di abbigliamento e design della moda (circa 50 allievi) e dalla Scuola arti e mestieri (Sam) della sartoria di Viganello (110 allievi), e per il rimanente (un centinaio di alunni) dalla Scuola di sartoria di Biasca, che il Consiglio di Stato ha pensato di trasferire a Chiasso. La nuova realtà, si fa presente nello stesso rapporto, è stata “concepita per accogliere il ciclo formativo Sss oggi a Viganello e tutte le persone in formazione delle due sedi”, dando vita a un Centro di competenza nel settore della sartoria e della moda e facendo incontrare ragazze e ragazzi e aziende.

D’altra parte, si rimarca nel rapporto, “l’evoluzione del mercato del tessile è cambiata negli anni, ma la sua presenza nel Mendrisiotto è sempre forte”. Tant’è che “è previsto di investire nella scuola del tessile perché l’interesse e la richiesta sono presenti. L’apprendistato di base è oggi considerato quale primo passo di un’altra formazione”. Anche a Chiasso infatti, si fa sapere, si prevede di dare modo alle persone in formazione di seguire un percorso di maturità integrata, come accade oggi “per circa una quarantina di allievi di Biasca e Viganello che seguono tale percorso presso il Csia”.

Una alternativa per Biasca

Certo, si annota, il Cantone “si dichiara cosciente che un investimento di tal portata implica un cambiamento strutturale per alcune scuole: per questo motivo, valutati pregi e difetti della centralizzazione delle scuole di sartoria a Chiasso, il governo opta per questa opzione e sta valutando, in vista dei prossimi investimenti a Biasca, dove gli stabili che ospitano la Spai e la Sam dovranno essere completamente risanati, quali settori trasferire in quel comparto in modo da compensare la partenza della scuola di sartoria”. In effetti, un’idea c’è già e potrebbe rispondere alle apprensioni della Riviera. In occasione dell’audizione del febbraio scorso, il CdS ha infatti indicato alla Gestione che “è previsto prossimamente un incontro con i sindaci della regione per discutere dell’idea di trasferire a Biasca le professioni legate al settore della carrozzeria (attualmente a Bellinzona), e il centro di Carrosserie Suisse Ticino, la cui sede attuale è in affitto”. L’ipotesi, insomma, è di dare spazio “alle professioni innovative correlate all’automobile e ai trasporti”.

Il nodo della stazione

L’arrivo della scuola apre nuove prospettive, però, anche per il comprensorio di Chiasso. E il focus è proprio sul comparto della stazione, come altri, si osserva nel rapporto, “vere piattaforme per la mobilità, tanto in Ticino quanto in Svizzera”. Luoghi che rappresentano “una delle odierne sfide urbanistiche della pianificazione (concentrazione anziché dispersione di insediamenti) e della mobilità sostenibile oltre che delle importanti opportunità di sviluppo economico e territoriale”. E il progetto chiassese, con lo scalo ferroviario e il terminale dei bus a portata di mano, è di fatto “un progetto molto interessante in termini di sostenibilità”. Del resto, si rimarca, “la strategia di valorizzazione dei trasporti pubblici e del traffico lento apre nuove prospettive di sviluppo per il centro di Chiasso”.

D’altro canto, con il Municipio di Chiasso si sfonda una porta aperta se, come fanno i commissari, si parla di “recupero di aree dismesse e/o di riordino dell’assetto urbanistico”. Basta pensare al progetto ‘Gleis 4’ che vale un nuovo quartiere per la cittadina; e il Centro del tessile ne è una parte integrante a fronte di un’area di circa 35mila metri quadrati. Ebbene, si ricorda, il Cantone “intende partecipare alla riqualificazione dell’area del comparto ‘Stazione Ffs’ di Chiasso, valorizzando allo stesso tempo il patrimonio storico”.

Edifici da tutelare

La stazione viaggiatori, datata 1932, in effetti, si iscrive come una “un’interessante testimonianza di archeologia industriale”, che si collocata tra il XIX e il XX secolo. Inoltre, “l’Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere (Isos) ha identificato nel borgo e nel comparto della stazione, buone qualità spaziali ‘all’interno delle infrastrutture ferroviarie, nei lunghi e ampi percorsi tra depositi e magazzini e nella variegata presenza di numerosi manufatti di grande interesse storico in simbiosi con i binari’”. Non a caso alcuni edifici sono stati riconosciuti come “meritevoli di tutela e di conservazione”: accanto alla stazione, gli uffici e il magazzino delle merci ‘grande velocità’.

Ecco che il nuovo complesso, distribuito su sette livelli (tre piani saranno sotterranei), si porrà “in continuità con gli edifici della stazione, diventando parte di un sistema di strutture pubbliche che si configurano come una cortina urbana tra il grande spazio vuoto dei binari e la città densamente edificata”.

Occhio all’ambiente

All’interno della Gestione si è voluto mettere l’accento pure sugli aspetti ambientali. Soffermandosi sul problema delle isole di calore – che il Cantone rimanda alla pianificazione comunale – e sulla presenza di spazi pubblici e alberature, peraltro previsti dal progetto. La Commissione ritene, comunque, che “questi aspetti debbano essere migliorati ancora nel corso della realizzazione, non escludendo laddove possibile il verde verticale e una maggior piantumazione in generale”.

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