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Finisce al Tram la pista ciclabile intercantonale di Castione

Non piace ad alcuni ricorrenti la decisione con cui il governo ha respinto le critiche e i suggerimenti affinché si scelga un tracciato fuori dall’abitato

A destra via Retica, a sinistra l’ex strada ferrata che il Cantone vuole trasformare in ciclopista fino alla stazione Tilo
(laRegione)
7 maggio 2024
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Può una ciclopista, pensata con obiettivi nobili per soddisfare le esigenze di mobilità dolce, scatenare una controversia giuridica incentrata sulla sicurezza decantata ma poco dimostrata? È quanto sta succedendo a Castione dove alcuni abitanti negli ultimi giorni hanno impugnato davanti al Tribunale amministrativo cantonale la decisione con cui il Consiglio di Stato ha respinto i venti ricorsi interposti l’anno scorso da privati, associazioni e ditte contro la conversione dell’ex ferrovia retica in pista ciclabile nel tratto di 900 metri che attraversa l’abitato, fra la stazione Tilo di Castione e l’incrocio con via San Bernardino. Si tratta del tratto finale della ciclopista intercantonale preposta a collegare Castione e la Bassa Mesolcina fino a Grono con una lingua d’asfalto larga tre metri. La parte grigionese è stata inaugurata domenica con una festa cui ha preso parte un migliaio di persone; il cantiere interessa ora il tratto ticinese di Lumino, dove non ci sono state contestazioni. Infatti da Grono a Lumino la ciclopista lambisce le zone abitate senza penetrarle, mentre a Castione la questione ha suscitato diverse reazioni negative.

I punti criticati

Il progetto stradale, gestito dal Cantone e inserito nel Programma di agglomerato del Bellinzonese, mira a un percorso lineare e continuo che serva in modo il più diretto possibile i centri abitati, facendo da asse ciclabile per il traffico quotidiano in direzione di Bellinzona. Proprio il fatto di volerlo separato dal traffico veicolare, dovrebbe migliorarne la sicurezza. Per contro a Castione sono in molti a non gradire che la pista penetri l’abitato e attraversi cinque strade, di cui tre molto o abbastanza trafficate, innescando una convivenza difficile con confinanti, comparto scolastico, accesso bus e pedoni a passeggio, specialmente considerando il crescente successo di bici e monopattini elettrici che sfrecciano a velocità superiori. Una corsia insomma che rischia di rivelarsi più pericolosa che benefica. Da qui i ricorsi al Tram.

Dal Dt tre versioni

Il progetto contestato è la terza versione elaborata dal Dt. Visti i ricorsi interposti a inizio 2022, il Dipartimento del territorio aveva infatti parzialmente rivalutato la prima versione cercando soluzioni più adatte ma mantenendo intatte le caratteristiche e le finalità di base. Nessuna chance quindi per coloro che auspicano tutt’oggi un percorso alternativo lungo il fiume Moesa, l’A13 e la parte bassa di Castione. Andando incontro ad alcune contestazioni, nell’autunno 2022 il Dt aveva pubblicato una seconda versione che prevede la demolizione della vecchia stazioncina vicino all’incrocio con via delle Scuole, nonché lo stralcio della strada di accesso a via Retica per i bus scolastici e relativa area di sosta; eliminati di conseguenza i bacini per lo smaltimento delle acque. La terza e ultima versione risale all’autunno 2023: accogliendo la richiesta di un opponente che lamentava la violazione della privacy, il Dt ha spostato di 28 metri verso Bellinzona la fermata del bus prevista sulla cantonale in via San Bernardino.

Alternative bocciate

A seguito di questi aggiornamenti, gran parte delle contestazioni sono state ritenute dal governo prive di oggetto. In altri casi il CdS ha stabilito che i ricorrenti pur abitando nelle vicinanze della ciclopista non siano direttamente toccati da essa; da qui l’irricevibilità per “carenza di legittimazione attiva”. Nei punti più sensibili, qualcuno ha proposto la realizzazione di un sottopasso o la sopraelevazione per evitare l’attraversamento di via San Bernardino. Che il Dt aveva già scartato in precedenza in seguito a un’analisi costi-benefici, ritenendo che la soluzione scelta, dotata di isola spartitraffico e barriere in un contesto di fermata bus con adiacente passaggio pedonale, “rispetti le norme tecniche relative alla sicurezza e garantisca la necessaria visibilità”.

‘Attenta ponderazione degli interessi’

Un altro ricorrente lamentava il fatto che il progetto stradale non considererebbe la situazione esistente di quartiere residenziale con limite 30, né il progetto di ampliamento scolastico bloccato da ricorsi al Tram; da qui la richiesta di un approccio complessivo mirato a valorizzare tutta la zona interessata. Tesi avversata in toto dal governo, convinto del contrario. Idem per quanto riguarda un asserito spreco eccessivo di spazio edificabile vicino alle scuole e una riduzione dell’area svago delle Elementari. Stessa sorte per chi riteneva, come detto, che meglio sarebbe inserire un tracciato simile non nell’abitato, ma lungo la sponda della Moesa, lungo l’A13 o sfruttando il percorso a suo tempo già previsto nell’ambito dello spostamento della ferrovia retica poi mai realizzato. Infatti il CdS sostiene che la soluzione scelta “oltre che conforme al diritto, è il risultato di un’attenta ponderazione degli interessi. Oltre a minimizzare l’interazione tra il progetto cantonale e la pianificazione locale, valorizza il vecchio tracciato ferroviario, comporta un minor costo di manutenzione e permette una migliore convivenza tra biciclette e pedoni”.

‘Quello pubblico è prevalente’

In linea generale, il governo afferma poi che il progetto “è sorretto da interesse pubblico prevalente su quello dei privati toccati”. Detto altrimenti, “non basta che esistano altre soluzioni legalmente conformi per opporsi; se così fosse, l’esecuzione di opere d’interesse pubblico risulterebbe impossibile nella maggior parte dei casi”. Rinviato infine al foro comunale l’auspicio di vedere trasformata la parte comunale di via Retica in zona pedonale alberata con punti di ritrovo e aree di svago e gioco. Parola al Tram.

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