Riflessioni, incontri... ma il fronte progressista non riesce a invertire la rotta. Intanto si avvicinano le votazioni del 9 giugno, soprattutto sul fisco
Alla luce dell’esito del triplice appuntamento con le urne di questi ultimi dodici mesi, vien da domandarsi che cosa porteranno in dote al congresso dell’8 giugno del Partito socialista i due giovani ambiziosi presidenti che si candidano a un ulteriore mandato. Sul piano elettorale assai poco. Ha dichiarato Fabrizio Sirica, timoniere del Ps con Laura Riget, commentando a caldo i risultati per i Municipi: “Dove siamo andati da soli abbiamo confermato la tenuta”. Parole che difficilmente confortano la base, quando l’alleanza con i Verdi è stata il mantra del fronte progressista in vista dapprima delle Cantonali, poi delle Federali e infine delle Comunali. Il matrimonio tra socialisti ed ecologisti si è rivelato sostanzialmente un flop alla prova del voto. Tirate le somme, si è tradotto in una perdita di seggi. Lo attesta la magra performance anche per i legislativi locali.
E allora cosa hanno prodotto riflessioni e incontri preannunciati in casa Ps nelle riunioni di comitato seguite alle deludenti elezioni cantonali dell’aprile 2023? Dove sta andando quel progetto definito dal sognante Yannick Demaria “un gesto di speranza e resistenza di fronte al disorientamento e al disagio che nascono da questa società malata basata sui criteri di consumo”? Peccato che la gran parte dei componenti, singoli e famiglie, di questa società si veda eroso il potere d’acquisto, si indebiti, tema per il posto di lavoro. E abbia quindi bisogno di risposte concrete. Insomma, non ci sono solo emergenza climatica e diritti civili. Di fronte all’arretramento dell’area rossoverde, la copresidenza del Ps e i co-coordinatori dei Verdi avrebbero dovuto rivedere per tempo le proprie strategie per cercare di invertire la rotta. Invece... Occhio: il congresso socialista per la futura presidenza si avvicina, così come si avvicina una tornata di votazioni popolari molto importante per l’area rossoverde: in particolare quella sulla, da lei osteggiata, riforma fiscale.
Spira ben altro vento nelle vele della destra, dove Lega e Udc confermano sia il buon momento per l’area, sia il fatto che questo buon momento dipenda dall’apporto democentrista. Se la conferma di Michele Foletti a Lugano è una medaglia che i leghisti possono lecitamente attaccarsi al petto, guardando i Legislativi – la stessa Lugano e Mendrisio parlano chiaro – l’Udc di Piero Marchesi mostra che la sua crescita non si sta arrestando. Al netto dei sorrisi forzati e un po’ pinocchi di un Marco Chiesa che non si era candidato per fare il municipale, e invece erediterà l’ufficio sgomberatogli con prontezza da Tiziano Galeazzi.
Sempre nel centrodestra, i sorrisi del presidente del Plr Alessandro Speziali sono giustificati: i liberali radicali sono cresciuti nei Municipi – anche grazie a uno Speziali più presente a fianco delle sezioni e più profilato rispetto a certe timidezze passate –, senza vendere illusioni in un periodo storico in cui invero sarebbe la via più semplice, tra anti-politica imperante e primato assoluto, si diceva, dei diritti a scapito dei doveri. Non era facile, considerando la flessione vissuta a livello cantonale. Flessione cui era scampato il Centro di Fiorenzo Dadò, che mantiene il trend: la scelta di argomenti da battaglia pochi ma buoni – imposta di circolazione su tutti – ha pagato anche a livello locale.
Ma c’è un fatto che ha segnato in negativo queste Comunali. L’annullamento delle elezioni ad Arbedo-Castione per la manipolazione di una cinquantina di schede, con doverosa segnalazione alla Procura. Ancora una volta deve intervenire la magistratura. Segno di una certa politica allo sbando. Davvero preoccupante.