laR+ IL COMMENTO

Il rilancio di cui il Plr ha (davvero) bisogno

Usciti malconci dalle Cantonali e dalle Federali, e senza quasi toccar palla sul Preventivo ’24, i liberali radicali devono ritrovare la loro strada

In sintesi:
  • Troppo tempo passato a fare i pretoriani del Consiglio di Stato hanno portato a farsi stringere nella tenaglia da Centro e Lega
  • Alcuni all’interno chiedono più coraggio, ma bisogna intendersi su quale coraggio serva
  • Il liberalismo non è essere solo guardiani dei conti
Alessandro Speziali
(Ti-Press)
31 gennaio 2024
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Per uscire dall’impasse in cui è finito dopo elezioni non propriamente entusiasmanti e dopo che sul Preventivo 2024, di fatto, Centro e Lega non gli hanno fatto quasi vedere palla, il Plr ha un’unica strada: il rilancio, inteso sia come azione di partito, sia come approccio all’economia e alle finanze. Meno austerità e più, appunto, rilancio economico mettendo i soldi dove vanno messi per raddoppiare o triplicare ogni franco pubblico investito.

La riunione del comitato cantonale liberale radicale di domani non provocherà sconvolgimenti, e verosimilmente non verranno annunciate chissà quali rivoluzioni. Ma qualcosa, nel sottobosco del Plr, sta cominciando a muoversi dopo l’ultimo jolly dato al presidente Alessandro Speziali a fine novembre, con la scoppola della non elezione di Alex Farinelli al Consiglio degli Stati a fare ancora male. La prima prova non è stata un granché, se si considera la performance offerta dai liberali radicali nell’ambito della discussione su Preventivo 2024 e manovra di rientro: poco coraggio, molta passività e, non da ultimo, il finire in mezzo a una tenaglia che un diverso approccio negli ultimi anni avrebbe potuto evitare. Essere stati per troppo tempo autentici pretoriani del Consiglio di Stato e filogovernisti pancia a terra con indefessa passione per poi finire col farsi mettere nel sacco con il sostegno al ‘Decreto Morisoli’ – che ha contribuito a legare le mani al proprio consigliere di Stato, il direttore del Dfe Christian Vitta – ha portato il Plr a chiudersi e diventare vittima sacrificale di intese dal sapore elettorale, d’accordo. Ma che intanto si sono formate.

Occorre però intendersi su quale coraggio sia mancato al Partito liberale radicale. Alcuni deputati in Gran Consiglio avrebbero voluto una presenza più marcata sul rientro dal deficit, come anche sulla questione dei tagli ai sussidi di cassa malati che a detta loro sarebbe stato meglio non stralciare integralmente dalla manovra ma mantenere almeno in parte. Comprensibile, se si pensa – anche se non si sa quante persone siano – come anche chi ha redditi di tutto rispetto possa beneficiare dei sussidi. Ma le finanze sane e l’uscire da una spirale del debito, che non è un numero scritto a caso e costa svariati milioni di interessi ogni anno, non sono elementi da mettere in contrapposizione ai bisogni della popolazione che crescono sicuramente non per colpa di chi è meno abbiente.

Il magro risultato ottenuto dal Plr nella trattativa sul Preventivo 2024 dovrebbe spingere il partito di Speziali a capire che ruolo può giocare in una sfida di più ampia portata: immaginare un vero rilancio economico, attraverso una politica di investimenti che portino posti di lavoro e indotto. Qualche prima avvisaglia della volontà della presidenza di invertire la tendenza c’è. Coglierla e portarla avanti non è però compito del solo Speziali. Il presidente detta la linea in un partito, ma poi deve guardarsi indietro e trovare o la truppa compatta, o delle critiche mosse nelle sedi opportune per portare a un dibattito interno. Non alla sparata fine a sé stessa.

‘Libertà, coesione e progresso’ è da tempo il motto del Plr. Spesso, invece che guardare tanto in giro pretendendo di vestire giacche lise o di misura sbagliata, è meglio cercare ispirazione in casa propria. Derubricare il liberalismo all’essere guardiani dei conti, dimenticando la necessità che la società evolva insieme e che progredisca nell’interesse di tutti e non di pochi, sarebbe un grossolano errore.