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‘Senza questi progetti più garanzie per il collegamento A2-A13’

Bruno Storni risponde a Simone Gianini e dà una visione opposta: ‘Bocciamo il credito così restano più soldi per gli altri progetti, come quello ticinese’

In sintesi:
  • A inizio gennaio sono state consegnate 100mila firme contro il credito da 5,3 miliardi
  • Per i referendisti si tratta di una spesa che sposta solo il problema del traffico altrove
La strada verso il voto si annuncia ricca di discussioni
(Ti-Press)
26 gennaio 2024
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«Macché mettere a rischio i progetti in Ticino. Il referendum contro il credito da 5,3 miliardi di franchi per sei progetti di ampliamento della rete autostradale, al contrario, faciliterebbe la realizzazione, in particolare per quanto riguarda il collegamento A2-A13, sul quale c’è una condivisione molto ampia sulla sua importanza». Il consigliere nazionale socialista Bruno Storni, vicepresidente nazionale dell’Associazione traffico e ambiente, non ci sta a quanto detto da Simone Gianini, deputato liberale radicale al Nazionale e presidente della sezione ticinese dell’Automobile club svizzero, dopo che a Berna sono state consegnate 100mila firme contro il credito. E fornisce la sua versione delle possibili conseguenze. Una versione diametralmente opposta a quella di Gianini. «È una frottola dire che i progetti ticinesi, direi il progetto A2-A13, vengano messi a rischio. Se i sei progetti previsti in Svizzera interna dovessero essere rimandati o annullati ci sarebbero molti più soldi in cassa per i lavori futuri, come il collegamento autostradale A2-A13».

‘Si sposta solo il problema’

Anche perché, aggiunge Storni che siede nella Commissione trasporti e telecomunicazioni del Nazionale, «il costo per realizzare il collegamento da Bellinzona a Locarno è importante, circa 2 miliardi di franchi, e una garanzia del finanziamento non c’è ancora, risparmiare qualche miliardo per inutili allargamenti oltre Gottardo faciliterebbe i progetti che non prevedono aumenti di capacità». Opposizione al credito, ci tiene a sottolineare il deputato socialista, «che non tocca minimamente gli investimenti per la manutenzione e la sicurezza. Su questo non ci devono essere dubbi. Siamo i primi a dire che bisogna investire per mantenere in buono stato la rete autostradale esistente, renderla sicura e meno invasiva riparando i danni territoriali e ambientali di molti tracciati fatti in passato. Come ad esempio fatto a Roveredo. Insinuare il contrario è una bugia tremenda». Un esempio: «A Bellinzona i ripari fonici sono solo un cerotto, sappiamo che bisognerebbe interrare l’autostrada chiudendo la cesura territoriale». A proposito dei sei interventi previsti Storni è categorico: «Si vuole risolvere gli ingorghi in zone critiche, ma il risultato è che il problema viene semplicemente spostato. Lo vediamo bene a Mendrisio: è arrivato il nuovo megasvincolo da 100 milioni a 4 corsie e le colonne si sono solo spostate di qualche chilometro verso nord. Vedremo che cosa succede a Bellinzona con il nuovo semisvincolo, già l’impatto visivo fa paura».

‘Questa è la solita vecchia visione’

Secondo Storni nel messaggio del Consiglio federale votato dalle Camere, che prevede appunto i sei progetti di ammodernamento, manca completamente una visione orientata al futuro. «La versione italiana del messaggio è lunga 124 pagine. Al suo interno troviamo solo una volta le parole ‘mobility pricing’ e ‘digitalizzazione’, mentre è completamente assente ‘homeworking’. Insomma, si occupa esclusivamente degli investimenti nel calcestruzzo e non considera affatto il potenziale dell’intelligenza digitale. A parte il limite di velocità dinamico in funzione del traffico per limitare l’effetto colonne a fisarmonica, le nostre autostrade non sono ancora entrate nell’era della digitalizzazione, che ha invece portato significativi guadagni di efficienza in tanti altri settori. E le prospettive non sembrano lasciare spazio a miglioramenti, visto che si vuole di nuovo aumentare le corsie». Per il deputato socialista bisognerebbe avere una visione, che “esca dalla corsia” e consideri anche lo stile di vita e le nuove modalità di lavoro delle persone. «Il telelavoro deve essere incentivato. Ogni lavoratore che resta a casa è un’auto in meno sulle strade, considerando che la media di viaggiatori per veicoli è tremendamente bassa dobbiamo promuovere attivamente il carpooling, poi non dimentichiamo che stiamo investendo nella rete ferroviaria e l’utenza aumenta anche in Ticino». Senza dimenticare il mobility pricing, con la Confederazione che sarà obbligata a considerare entro il 2030 il metodo di pagamento delle autostrade. “Sono tutti elementi importanti che aiuterebbero a dare una svolta. In maniera anche un po’ desolante ci si è però limitati al vecchio ragionamento del ‘c’è traffico, aumentiamo la capacità delle strade’”. Una strategia che Storni definisce categoricamente come sbagliata. «Ma non lo dico solo io. Ci sono diversi studi che lo affermano: più strade ci sono, più aumenta il traffico e si generano nuovi ingorghi. A metterlo nero su bianco è stata lo stesso Ustra a proposito del Polume, la terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio. Tanti motivi che ci hanno spinto a lanciare il referendum».

Interventi necessari o follia?

Il parlamento federale, lo ricordiamo, ha approvato in totale sei progetti, fra i quali l’allargamento a tre corsie per direzione dell’asse Le Vengeron (Ge) - Coppet (Vd) - Nyon (Vd), per una lunghezza di 19 km, e l’allargamento della tratta Wankdorf-Schönbühl (Be), che verrebbe portata a otto corsie totali. Per chi ha votato e proposto il credito si tratta di interventi puntuali e necessari per modernizzare una rete autostradale vetusta in punti particolarmente trafficati. A opporsi al credito, e quindi alla realizzazione dei lavori, è l’alleanza ‘Stop alla follia autostradale’ guidata dall’Associazione traffico e ambiente e da actif-trafiC. L’alleanza comprende 29 fra organizzazioni, associazioni e partiti, fra i quali i Verdi, il Ps e i Verdi liberali.