Dal primo gennaio l’ente autonomo sostituisce l’azienda cittadina. Nei prossimi 20 anni previsti investimenti per 90 milioni di franchi
Dal 1° gennaio l’Azienda acqua potabile della Città di Locarno lascia il posto a Lea (Locarnese ente acqua). Per capire per quali ragioni è stato creato e come funzionerà, abbiamo rivolto alcune domande al presidente del Consiglio direttivo, Nicola Pini.
Perché si è deciso di compiere questo passo? Il servizio resta pubblico?
Principalmente per meglio affrontare le sfide future e la crescente complessità del settore, dando al servizio più rapidità e flessibilità operativa e decisionale, una maggiore specializzazione e professionalizzazione, così come una conduzione maggiormente tecnica attraverso un Consiglio direttivo che, oltre a una rappresentanza politica di più Comuni, annovera degli specialisti. Il tutto mantenendo un forte controllo pubblico e democratico a livello strategico: seppur sgravato dalle questioni operative di valenza prettamente tecnica, il Municipio della Città supervisionerà conti e strategie, mentre il Consiglio comunale approverà i consuntivi e il credito di programmazione pluriennale degli investimenti, senza però più doversi chinare sul singolo progetto. Va precisato che quella dell’ente autonomo è una forma di organizzazione prevista dalla Legge organica comunale per aiutare i Comuni ad assolvere compiti specifici.
Quali sono gli obiettivi di Lea?
Garantire sicurezza e sostenibilità dell’approvvigionamento idrico. La scelta del termine “Locarnese” – e non “Locarno” – prima di “ente acqua” non è semantica, ma concettuale: vogliamo promuovere un discorso di messa in rete delle fonti e degli acquedotti e una gestione più regionale della risorsa acqua, in modo da rendere più performante e sicuro l’approvvigionamento nel comprensorio. D’altronde anche il Consiglio federale e l’autorità cantonale hanno sottolineato l’importanza di una gestione regionale degli acquedotti, e la Lea è a disposizione per favorirla e sostenerla. L’ambizione è infatti di diventare l’azienda acqua potabile di riferimento della regione; un’azienda che possa mettere a disposizione di altre realtà le proprie competenze, come peraltro già fatto in questi mesi. Ad esempio quando i Comuni di Lavertezzo e Cugnasco-Gerra – con i quali condividiamo le sorgenti della Valpesta – ci hanno chiesto di introdurre per i nostri abitanti del Piano delle limitazioni di uso perché loro erano costretti a farlo. Analizzando internamente la situazione con il nuovo tecnico in automazione, abbiamo ideato un sistema dinamico, potenzialmente implementabile in pochi mesi, che permette di meglio gestire la fonte, colmando le penurie con gli esuberi in un contesto intercomunale. Sistema che è attualmente in fase di test in attesa del collaudo.
Quanti sono gli abitanti serviti e in quali Comuni? Allargherete la vostra rete?
Attualmente la Lea servirà in regime di gestione totale – oltre alla Città e ai suoi quartieri – Losone e Muralto, per un totale di oltre 26mila abitanti. Fornirà inoltre acqua a Orselina, Comune con il quale si sta discutendo per una collaborazione ancora più stretta, analogamente ad Arcegno, frazione di Losone. Sono state intavolate pure delle discussioni con le Terre di Pedemonte, ma sarà musica del futuro.
Quali sono i progetti che realizzerete? Esiste una pianificazione degli investimenti per i prossimi anni e su cosa si basa?
Gli investimenti previsti nei prossimi 20 anni sono definiti dal Piano generale dell’acquedotto, un documento strategico recentemente approvato dal Consiglio comunale di Locarno: si parla di oltre 200 misure per una novantina di milioni. Tra queste segnalo in via prioritaria il rifacimento dei pozzi della Morettina, che servono gran parte della città, come anche la realizzazione di nuovi impianti in zona Comunella (Terre di Pedemonte) e Paradiso (in sostituzione dell’attuale serbatoio Carmelo). Considerata la portata del progetto, che prevede di ridisegnare l’assetto dell’intero acquedotto e la volontà di essere il più possibili sostenibili, si è pure pensato all’installazione di moduli fotovoltaici sugli impianti e all’introduzione di microcentrali di turbinaggio.
Nel comprensorio della Lea ci sono problemi d’approvvigionamento o potrebbero verificarsi in futuro?
Non solo abbiamo sempre garantito l’approvvigionamento idrico ma, dove ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo anche aiutato alcune realtà a noi vicine in situazioni di emergenza, come ad esempio Minusio. Credo che quanto successo negli ultimi anni abbia mostrato ancora una volta l’importanza di mettere in rete gli acquedotti dei vari comuni, in modo da fronteggiare al meglio, insieme, i periodi di siccità prolungata e le diverse sfide che interessano il settore. In questo senso il “Locarnese ente acqua”, seppur allo studio da diversi anni, si rileva essere di grande attualità. Non è peraltro un caso che molti investimenti futuri concernono proprio gli impianti di captazione e di stoccaggio, con una diversificazione delle fonti.
Ci si può attendere un aumento del prezzo dell’acqua del rubinetto?
A confronto con i principali agglomerati ticinesi, le nostre tariffe di consumo sono nettamente più basse, in media circa del 50 per cento. Nonostante siamo riusciti ad assorbire gli aumenti dei costi di elettricità, importanti in particolare per i pozzi della Morettina, visti la grande variabilità dei prezzi d’approvvigionamento e gli importanti investimenti previsti è difficile fare previsioni a lungo termine. Nel medio termine – grazie alla gestione più efficace – si mira però non solo a fornire una prestazione di maggiore qualità all’utenza, ma anche a garantire la neutralità finanziaria dell’esercizio, mantenendo le tariffe attuali, uguali per tutto il comprensorio. La volontà politica è quella di offrire questo bene di prima necessità ai prezzi più contenuti possibili, senza rinunciare alla sicurezza d’approvvigionamento, favorendo il consumo responsabile non attraverso il costo ma attraverso la sensibilizzazione. In questo senso abbiamo inaugurato una preziosa collaborazione con le scuole, che contiamo di sviluppare sempre più. Nel breve, una possibile variazione al rialzo potrebbe se del caso avvenire in occasione del cambio del modello tariffale imposto dal Cantone, ma è ancora presto per dirlo, e se ne dovrà discutere nel legislativo comunale, a cui competono le modifiche al regolamento e dei piani tariffali.
In caso di deficit gestionale del vostro ente, chi verrà chiamato alla cassa, gli utenti?
Gli utenti, esattamente come per tutte le aziende dell’acqua potabile, sia enti autonomi che facenti parte dell’amministrazione comunale, devono garantire l’autofinanziamento. Ma come detto, non ne sarei preoccupato, a meno di imposizioni dall’alto: gli ultimi esercizi contabili hanno sempre chiuso in positivo, e il capitale proprio elevato permette di far fronte ai necessari investimenti con una certa tranquillità.