laR+ IL COMMENTO

I Verdi e la complicata ricerca di un nuovo inizio

Le dimissioni annunciate dal presidente Balthasar Glättli aprono una delicata fase di transizione per un partito frastornato dopo la batosta elettorale

In sintesi:
  • ‘Sono il volto di questa sconfitta’, dice il consigliere nazionale zurighese
  • Glättli non si esprime sul futuro corso del partito, ma di recente ha evocato la necessità di ‘una mobilitazione permanente’
Balthasar Glättli guida i Verdi dal giugno del 2020
(Keystone)
15 novembre 2023
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Rien ne va plus in casa dei Verdi. Non che le dimissioni del presidente Balthasar Glättli siano un fulmine a ciel sereno. O che aggiungano qualcosa di fondamentale alla sostanza delle cose (la batosta elettorale, il disorientamento che ne deriva), oramai sotto gli occhi di tutti. Tutt’altro. Eppure, l’annuncio fatto ieri la dice lunga su un partito che – non senza qualche buona ragione, peraltro – pretende di entrare nella stanza dei bottoni.

Glättli avrebbe voluto comunicare la sua decisione dopo le elezioni del Consiglio federale del 13 dicembre, per non disturbare l’attacco (parolone…) sferrato a un seggio del Plr. Qualcuno però ha parlato. E così la notizia è trapelata. Come si potesse pensare che sarebbe rimasta segreta per più d’un mese (la direzione era stata informata già il 23 ottobre, il giorno dopo le elezioni federali, il comitato e il gruppo parlamentare a inizio novembre), è un bel mistero. Sta di fatto che la tempistica (obbligata) dell’annuncio – arrivato due giorni dopo la non rielezione della ‘senatrice’ ginevrina Lisa Mazzone, a ballottaggi per il Consiglio degli Stati non ancora conclusi (con Greta Gysin in corsa in Ticino, tra l’altro) e con Gerhard Andrey candidato al Consiglio federale – corrobora l’immagine di un partito forse meno ingenuo che in passato (ne scrivevamo due settimane fa), ma al momento alquanto fragile e frastornato.

Il 22 ottobre i Verdi hanno sì realizzato il secondo miglior risultato di sempre. Ma persino le aspettative riviste al ribasso sono state deluse. Non hanno raggiunto la soglia del 10%, indicata dallo stesso Glättli come condizione minima per far scattare una candidatura al Consiglio federale (anche se poi hanno deciso di provarci comunque, malgrado si siano fermati al 9,8%). Inoltre: cinque seggi in meno al Nazionale; quasi sicuramente da cinque a tre seggi agli Stati (ciò che impedirà loro di formare un gruppo: il che significa essere fuori dall’ufficio della Camera e dalle commissioni, dove si decidono in larga misura i giochi parlamentari); infine, la perdita (definita “terribile” dal politologo Pascal Sciarini nell’intervista che abbiamo pubblicato ieri) di una figura di riferimento come Lisa Mazzone, che forse come nessun altro incarnava quella sintesi di idealismo e pragmatismo alla quale deve per forza anelare un partito dall’anima movimentista che aspira a entrare in Consiglio federale.

Glättli non si nasconde dietro un dito: “Sono il volto della campagna elettorale, in cui abbiamo chiaramente fallito nel realizzare le nostre grandi ambizioni”, ha dichiarato alla Srf. Ciò che è andato storto sarà oggetto di “un’analisi dettagliata”, promette il partito. Per il resto, lo zurighese passa la palla a chi prenderà il suo posto: “È la chance e il miracolo di un nuovo inizio, che non si sappia ancora a cosa questo potrebbe sembrare”, afferma “il filosofo del declino verde” (così l’ha chiamato la ‘Nzz am Sonntag’).

In realtà Glättli una mezza idea ce l’ha, di cosa dovranno sembrare i Verdi un domani. Di recente ha evocato in più di un’occasione la necessità per i suoi di impegnarsi in “una mobilitazione permanente”, di tornare a raccogliere firme per iniziative e referendum. In altre parole: di fare il partito d’opposizione. In passato Ps e Udc (o la Lega in Ticino) lo hanno dimostrato: alle più alte sfere istituzionali si accede (e si rimane) soprattutto giocando su questo registro, ‘destabilizzando’ il sistema dall’esterno, non tanto per mera progressione elettorale. I Verdi sin qui non hanno dato prova di possederla, questa forza d’urto. Saranno i volti nuovi che li guideranno a dare l’impulso?