Faccia a faccia tra Daniele Caverzasio, municipale della Città, favorevole, e Pierluigi Pasi, Comitato referendario, contrario
La popolazione di Mendrisio torna alle urne. Ancora una volta i cittadini elettori del capoluogo sono chiamati a dire la loro. Dopo la piazza, dopo la trasformazione in Sa delle Aim, questa volta dovranno pronunciarsi su un progetto promosso dal Municipio, abbracciato dalla maggioranza del Consiglio comunale e che risponde alle attese di ragazze e ragazzi. Giovani che da anni aspirano ad avere uno spazio dove poter dare libero sfogo alla loro passione per skate, workout e parkour. Questi i contenuti dell’area di svago immaginata nel comparto dell’ex Macello, all’ingresso del Borgo. Nato per dare concretezza alle infrastrutture di servizio a vantaggio del vicino Centro di pronto intervento, nei 2,6 milioni investiti si è trovato agio per realizzare anche uno skate park. Un intervento troppo costoso, previsto nel luogo sbagliato e che non dà realmente ciò che gli adolescenti si attendono, contestano i contrari. Il dibattito aperto nell’aula consiliare ha avuto, infatti, una appendice fuori dal Palazzo civico. Costituito un Comitato che raccoglie nella politica cittadina esponenti Udc-Udf, Lista civica e Centro, si sono raccolte 1’749 firme, approdando al referendum di domenica.
È convinto che il progetto proposto resti il migliore possibile? Qualche ripensamento?
Caverzasio: Sono convinto che il progetto proposto, oltre a essere l’unico reale e non fumoso, resti il migliore possibile per rispondere a una concreta esigenza, oltre che riqualificare l’area ex Macello. Non ho alcun ripensamento. Questo passo rappresenta la fase conclusiva di due momenti ben precisi: rispondere con pragmatismo a una reale esigenza degli skater e consolidare il vuoto urbano definendolo anche con contenuti legati allo stabile di pronto intervento, chiudendo definitivamente il cantiere e creando un’area verde, uno spazio per i veicoli di emergenza e un’interessante zona di svago. Risponde in modo chiaro e pragmatico ai bisogni che si sono manifestati negli anni e migliorerà l’accessibilità, inclusi i trasporti pubblici. Inoltre, verrà rivista la fermata degli autobus, messi in sicurezza i passaggi pedonali e recuperato un sottopasso oggi dismesso. Questa proposta è molto apprezzata anche da coloro che l’hanno “creata” insieme alla città: i molti giovani che praticano skateboard e parkour e che a questo progetto hanno dedicato anima e cuore.
Soffermiamoci sulle critiche dei contrari, e partiamo dal costo: i referendisti parlano di “spreco di soldi pubblici” a fronte di uno skate park di dimensioni ridotte, 400 metri quadri. Cosa risponde?
Provo a ricordare qualche fatto. I costi complessivi per la riqualifica del comparto ammontano a 2’630’000 franchi. Dedotti i sussidi, l’investimento per lo skate park ammonta a poco più di 100’000 franchi e quindi a circa il 5% dell’investimento netto complessivo. Risulta quindi chiaro come l’investimento principale riguarda la riqualifica dell’area, la creazione di posteggi, di cui alcuni coperti per le attività di emergenza, la fermata bus e altri interventi, necessari in ogni caso. Il vero valore aggiunto è però qualcosa magari di intangibile, ed è il processo partecipativo che i giovani hanno potuto vivere, costruire progettando assieme lo spazio per la loro attività. Un processo che ha poi portato, oserei dire per la prima volta, ad averli in folto numero durante la seduta del Consiglio comunale, culminato con un loro caloroso applauso e con la convinzione di veder a breve quel loro sogno realizzato. Noi ci crediamo e loro pure, speriamo che anche la popolazione riesca a vedere in modo limpido il valore del percorso fatto insieme.
La scelta del luogo: per i referendisti l’ex Macello è quello sbagliato, troppo traffico (si parla di punte di 16’900 veicoli al giorno in transito) e troppi rumori. Cosa replica?
Il lato positivo di questo dibattito è che anche qualcuno, che fino a qualche tempo fa, difendeva la terza corsia autostradale o i grandi generatori di traffico, oggi si trovi a sollevare un problema di inquinamento dell’aria o spreco di territorio. Spero non si tratti di sensibilità a geometria variabile, ma che poi si dimostrino coerenti in futuro. Comprendo queste preoccupazioni, ma è importante notare che spostando il progetto altrove non cambierebbe significativamente la situazione dell’inquinamento dell’aria. Ad esempio, a Mendrisio abbiamo una piscina comunale confinante a una delle autostrade più trafficate della Svizzera. Nondimeno, il Centro sportivo Adorna è anch’esso situato fra l’A2 e una strada cantonale altamente trafficata e inquinata, come si nota dal serpentone di auto che si viene a creare ogni sera in direzione della dogana Brusata di Novazzano. Un altro esempio concreto è lo skate park di Lugano, che molti giustamente elogiano, situato a lato di via Trevano, asse stradale che conta un passaggio di automobili pari a 3 volte tanto quello di Mendrisio. Dovremmo invece concentrarci su come migliorare la mobilità e lavorare per una situazione migliore complessivamente.
Per i contrari i vari contenuti non sono conciliabili. Si poteva fare diversamente?
Capisco che tra i contrari ci siano opinioni diverse sui contenuti del progetto. Tuttavia, è importante considerare che questo progetto è stato sviluppato in modo partecipativo e che è difficile conciliare le diverse preferenze ed esigenze di tutti. Si è cercato di trovare un equilibrio che rispondesse alle esigenze delle persone che praticano skateboard, parkour e workout, tenendo conto delle risorse disponibili. Oltre a loro è bene ricordare gli interlocutori istituzionali coinvolti, che sono stati i rappresentanti della Polcomunale e del Centro di soccorso cantonale pompieri del Mendrisiotto, dell’Ufficio tecnico, dell’Ufficio sport e tempo libero, dell’Ufficio famiglie e giovani e del Servizio di prossimità. Questi servizi sono stati supportati nella fase di sviluppo e affinamento delle strutture, oltre che per una loro funzionale e corretta collocazione nel terreno, dallo Studio d’architettura Botta e soprattutto da Vertical Technink Ag quale specialista esecutivo e progettuale di infrastrutture relative a questa disciplina.
Il capogruppo del Centro, nonché membro del Comitato referendario, Gianluca Padlina, ha presentato una mozione che lancia l’idea di un freestyle-park, da collocare in un’area alternativa. Ipotizziamo passi il no, questa proposta ha davvero la facoltà di allontanare il timore di veder archiviare il progetto? Le alternative proposte (San Martino, comparto studi, Adorna) sono praticabili oggi?
Nel caso in cui il ‘no’ prevalesse il progetto si arenerebbe per diversi anni, perché una vera alternativa a oggi non esiste. Per chiarire, San Martino (area a ovest dell’A2): il comparto si situa ai margini di Mendrisio, in una zona periferica. In considerazione della distanza rispetto al centro l’ubicazione mal si presta all’inserimento di un’attività urbana come lo skate park. Sull’area è oltretutto presente un pozzo di captazione, che verrà mantenuto anche in futuro per scopi agricoli. San Martino (area a est dell’A2): per la zona compresa tra la chiesa di San Martino e i posteggi della piscina è prevista una riqualifica paesaggistica che prevede lo spostamento del fiume Morée. Lo stesso formerà un’ansa che andrà a occupare buona parte dell’attuale area di parcheggio. A sud della chiesa l’area è inserita in zona agricola e annualmente ospita la Fiera di San Martino. La collocazione dello skate park andrebbe consolidata con una variante di Piano regolatore che implicherebbe una riduzione dell’area agricola. Campagna Adorna: il comparto è preposto per le infrastrutture legate al calcio. Attualmente la disponibilità di spazio per un ampliamento di tali infrastrutture risulta estremamente scarso, anche a causa del gasdotto ad alta pressione presente che prevede delle distanze di sicurezza da rispettare. È pertanto auspicabile lasciare a questa attività il poco spazio ancora a disposizione. Una nuova attività andrebbe infatti in conflitto con quella principale già consolidata. Comparto scolastico: la proprietà è cantonale e non è governata dal Comune, l’inserimento dello skate park sarebbe stato possibile eventualmente solo a lungo termine; e la priorità regionale per quel comparto resta la piscina coperta. Si ricorda che lo sviluppo del comparto è coordinato dal masterplan cantonale che prevede interventi per i prossimi 30 anni. Vale inoltre la pena ricordare che la domanda di costruzione per la posa di alcuni ostacoli ‘mobili’ sul campetto accanto alla palestra delle Medie aveva suscitato importanti e vigorose opposizioni da parte dei vicini, cosa che invece non è avvenuta con la domanda di costruzione nell’area ex Macello. Insomma, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Ecco perché, di fronte al solo fumo senza arrosto, preferisco concentrarmi sulla concreta realizzazione di un progetto che risponda alle esigenze della nostra comunità. Lavoriamo insieme per trasformare le parole in azioni, perché solo così potremo vedere i veri risultati che migliorano la nostra città.
La popolazione deciderà su una infrastruttura che i giovani della Città attendono da tempo. Non rischiate di scontentare una parte della cittadinanza?
Pasi: Ne siamo consapevoli. Ma sono le regole della nostra democrazia, è nel nostro Dna. Siamo fortunati a conoscere l’istituto democratico del referendum popolare e coraggiosi nel rispettarne sempre il responso. Prevalessero i ‘no’ al progetto, come ci auguriamo, la maggior parte dei votanti ne sarà contenta. C’è un altro aspetto. Credo sia ormai piuttosto chiaro che una parte dei contribuenti vorrebbe soddisfare anche il bisogno di chi esercita lo skateboard e le acrobazie nei freestyle-park. Dunque, in tempi ragionevoli e costi proporzionalmente altrettanto ragionevoli, ne potrebbe uscire un’altra soluzione, con il necessario consenso popolare. Per chi invece è in cerca di solo svago, si potrà pensare a un altro luogo, altrettanto oggettivamente più adatto.
Il progetto comunale dà modo di rimettere ordine nell’area all’ingresso della Città: bocciarlo non rischia di compromettere un intervento necessario?
Che lo spiazzo sterrato dell’ex Macello non sia un bel biglietto da visita per Mendrisio per chi giunge da via Vignalunga o da via Zorzi è evidente. E che proprio via Zorzi sia risultata la strada più a rischio di incidenti della Città, del resto, lo si leggeva sulla stampa nell’agosto 2022 in un’intervista al capodicastero Sicurezza a commento dei dati del rapporto di attività della Polizia cittadina dell’anno prima. Ma il nostro Comitato si è espresso anche sugli aspetti pianificatori problematici: è comunque il luogo sbagliato per il genere d’intervento previsto.
Sappiamo che là dove un tempo c’era il mattatoio, oggi le possibilità edificatorie sono limitate. Lo si deve al travaso di indici deciso al momento della progettazione dell’immobile prospiciente, ora sede dei corpi di Polizia comunale e cantonale, dei Pompieri, di servizi comunali e di alcuni privati. Appunto è un limite. A questo punto, in alternativa anche solo un’area verde, alberata e decorosa, di poca spesa, potrebbe fare al caso e dare una risposta celere alla bruttura di quello spiazzo.
Uno degli argomenti contro è il luogo scelto. Un componente del Comitato in un suo contributo ha parlato di “zona sbagliata, puzzolente e inquinata”. In fondo nel comparto c’è chi vive e lavora. Non credete di aver esercitato una sorta di accanimento contro questo progetto?
Il luogo sbagliato è il nostro argomento principale, ma non è il solo. Riteniamo che a essere inadeguato sia anche il costo di questa cosiddetta ‘zona di svago’. Più di due milioni e mezzo sono tanti, troppi, un investimento sproporzionato. Sempre su questo tema, peraltro non è ancora secondo noi del tutto chiaro se un eventuale adattamento del sottopasso verso la stazione sarebbe a costo zero per la Città e del resto neppure se le Ffs abbiano già dato il loro assenso formale. Nessun accanimento, siamo insomma persuasi che si potrebbe fare di meglio, in un luogo adatto e con minori risorse dei contribuenti.
Un altro nodo è appunto l’investimento. Di fatto, però, la controproposta tradotta in mozione in questi giorni parte da quello stesso credito, da destinare in gran parte a un freestyle-park, rovesciando di fatto le proporzioni. Dove sta la differenza?
Appunto, la mozione non è del Comitato referendario, anche se il suo firmatario ne è membro. Io personalmente ne condivido largamente i contenuti. Credo che il collega avvocato Padlina sia convincente e che con la sua proposta, cifre e dati alla mano, dimostri come con le stesse risorse per i giovani si possa fare di più e altrove. Certo non è detto che tutti quei soldi occorra investirli proprio in quelle attività. Altre situazioni attendono investimenti adeguati. Porto l’esempio della piscina coperta di Canavée, perché il nuoto è una disciplina sportiva che altrettanto attrae e svaga anche i giovani.
Nella mozione si propongono delle alternative logistiche che, stando alle parole del capodicastero Paolo Danielli, non sembrano avere chance nella strategia politica cittadina, così come il freestyle-park nei piani dell’Ente regionale per lo sport. Una bocciatura non rischia di affossare definitivamente il dossier?
Ho già detto, secondo me non per principio. Ma ovviamente starebbe al Municipio prima e al Consiglio Comunale dopo rielaborare il progetto, immaginandolo diversamente ma facendo sue le indicazioni del popolo espressosi anche sulla base delle argomentazioni del Comitato referendario e di questi mesi di dibattito, in alcuni frangenti acceso e sopra le righe, purtroppo sui social media anche con villanie verbali di ogni genere all’indirizzo del Comitato e di chi lo compone. Le posizioni sono state in tutto e per tutto chiarite, tutti hanno avuto modo di esprimersi. Ora, a chi ancora non avesse votato non resta che compilare e recapitare la scheda. Contiamo su una larga partecipazione al referendum, è necessario che i cittadini contribuenti diano un’indicazione. Noi ovviamente chiediamo di votare ‘no’.